Le sette chiese che appartenevano all’«Opera del Duomo e delle chiese monumentali di Arezzo» tornano alle comunità parrocchiali di appartenenza. Lo ha annunciato l’arcivescovo Riccardo Fontana lunedì 31 gennaio durante l’incontro con i giornalisti in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione. «Il ministro dell’Interno ha affermato l’arcivescovo ha disposto la soppressione dell’Opa, così come era stato richiesto della diocesi».Le chiese che saranno di nuovo di proprietà delle rispettive parrocchie sono la Cattedrale, la Pieve di Santa Maria, il Santuario di Santa Maria delle Grazie, la chiesa della Santissima Annunziata, la cappella del Giungheto a San Polo, la chiesa di San Fabiano e la chiesa di Santa Maria in Gradi. «Per lungo tempo ha spiegato Fontana i parroci hanno provveduto alla gestione dei luoghi di culto senza esserne proprietari e ben sapendo che spettava all’Opera assicurare il sostegno anche economico per l’amministrazione delle strutture». Adesso la svolta.La fine dell’Opa che nell’attuale configurazione era di matrice ottocentesca (anche se l’istituzione era nata oltre settecento anni fa) contribuirà anche al «rilancio della Cattedrale», ha sottolineato l’arcivescovo. Il presule ha fatto sapere che sarà costituita una nuova «Opera del Duomo» (relativa soltanto alla Cattedrale). «Come accade a Firenze, Siena o Pisa dove esiste un’Opera del Duomo ha chiarito anche noi avremo un ente analogo che sarà ecclesiastico ma avrà il riconoscimento giuridico. Così torneremo alle radici medievali di questa istituzione».Il provvedimento del ministero degli Interni apre le porte anche ad un’altra novità. «Si accelera il trasferimento nel Palazzo vescovile del Museo diocesano che apparteneva all’Opa ha detto l’arcivescovo . Per adesso, di fronte alla mancanza di risorse adeguate, porteremo le opere del Museo al civico 1 di piazza Duomo sotto forma di mostra in attesa che sia possibile dare vita al vero e proprio museo. E quattro opere del Vasari che il Museo possiede saranno esposte durante l’Anno vasariano che cade quest’anno». Il cambio di sede ha un intento preciso. «Due terzi dell’Episcopio ha spiegato Fontana passeranno ad ospitare il Museo diocesano e di fatto verranno restituiti alla città che potrà usufruirne». Fanno parte della collezione anche una significativa raccolta di 146 opere dei manieristi fiorentini del Seicento che «devono essere adeguatamente valorizzate», ha tenuto a precisare il presule. La «nuova» pinacoteca darà anche l’opportunità di creare posti di lavoro per i giovani, ha sottolineato più volte l’arcivescovo. «La nostra università sforna numerosi storici dell’arte che qui potranno trovare un impiego proprio nel loro settore di studi». C’è, poi, un’ulteriore scommessa lanciata da Fontana. «Vorrei che il futuro Museo diventi un luogo di crescita culturale e di sviluppo delle professionalità del territorio. In quest’ottica abbiamo pensato di realizzare due laboratori all’interno della struttura: uno sarà il laboratorio orafo di restauro che avrà come primo compito quello di recuperare gli arredi sacri della Cattedrale; l’altro sarà di restauro dei tessuti, collegato anche alla risistemazione dei paramenti liturgici».L’incontro con i giornalisti si è tenuto nella parrocchia di San Polo, concessa per l’iniziativa dal parroco don Natale Luciano Gabrielli. E la scelta non è stata casuale: infatti il 31 gennaio era la memoria liturgica di San Giovanni Bosco che proprio da San Polo è passato. L’incontro si è aperto con la Messa presieduta dall’arcivescovo e concelebrata da don Gabrielli. Nell’omelia Fontana ha ricordato che «i mezzi di comunicazione sono chiamati a rendere libero l’uomo» e a «difenderlo in tutte le situazioni». Poi ha messo in guardia dal rischio che «i media siano imprigionati dal potere» e che «addomestichino le menti». L’incontro si è concluso con il pranzo nella canonica parrocchiale.