Toscana
Sesto Fiorentino, sinistra divisa tra il «sì» e il «no» all’inceneritore
La sinistra raggiunge a Sesto Fiorentino nel suo complesso il 79% dei suffragi ma dividendosi in due: il 32%, Pd, favorevole e il 47%, Sel e Rifondazione, contrario all’inceneritore. Alle precedenti elezioni amministrative del 2014, quando Sara Biagiotti fu eletta al primo turno col 56%, il problema era l’aeroporto. Curiosamente di inceneritore si parlava poco. Fatto ancora più difficile da comprendere è che il 47% contrario è in parte formato da coloro che la costruzione dell’inceneritore l’hanno approvata e sostenuta. E che ora sono contrari, come l’ex-sindaco di Sesto Gianni Gianassi. La storia dell’inceneritore di Case Passerini, dove è situata la vecchia discarica fiorentina, inizia alla fine degli anni ’90, dopo la chiusura dell’impianto di San Donnino.
Il Piano provinciale dei rifiuti ipotizza due localizzazioni: Case Passerini e Testi nel Chianti. I comuni di Campi e Sesto, favorevoli, propongono come alternativa la localizzazione all’estremo ovest dell’Osmannoro. Nel 2003 la Provincia di Firenze avvia la Vis, Valutazione di impatto sanitario, che ritorna all’ipotesi di Case Passerini giudicata migliore perché più lontana da insediamenti residenziali. La Vis, secondo quello che riporta Gianassi nella sua pagina Facebook, «dichiarava pochissimo influente l’apporto del Termovalorizzatore rispetto alla criticità derivante dall’inquinamento da traffico veicolare», dando indicazioni per le opere di mitigazione, in particolare il «bosco della Piana» di 20 ettari. Da qui l’accordo del 2005 tra la Provincia e i comuni dell’area fiorentina per la realizzazione dell’impianto a Case Passerini, e del Parco della Piana. Seguono anni di turbolente opposizioni specialmente nel comune di Campi che culminano col referendum del 2007 dove l’84% si dichiara contrario all’inceneritore, risultato non ritenuto valido da Provincia e Regione per la ridotta partecipazione.
Nel 2012 si giunge alla formazione della società Q.tHermo per la progettazione, realizzazione e gestione del termovalorizzatore, costo previsto 135 milioni. Una società a capitale misto pubblico-privato partecipata al 60% da Quadrifoglio, la società pubblica per i servizi ambientali dell’area fiorentina, e al 40% dal gruppo Hera di Bologna. Nel marzo 2013 Q.Thermo presenta la domanda di Via, Valutazione di impatto ambientale, poi ottenuta a luglio 2014. Il 6 agosto 2015 la Conferenza dei servizi esprime parere favorevole all’autorizzazione integrata ambientale. Il 23 novembre successivo la Città Metropolitana rilasciata l’autorizzazione integrata, atto finale del procedimento contro la quale il Comune di Campi presenta ricorso al Tar, con la motivazione che le opere di mitigazione ambientale contenute nell’accordo del 2005 non sono state realizzate.
L’opera potrebbe partire, il direttore di Quadrifoglio Livio Giannotti parla di inizio estate e di due anni per terminare i lavori. Il Comune di Sesto dovrebbe ricevere circa 850mila euro come oneri di urbanizzazione per la realizzazione dell’impianto. Le penali nel caso in cui l’opera non sia realizzata vanno da 20 a 3,5 milioni, secondo i comitati, comunque una cifra non irrisoria. Da parte dei comitati, in particolare «Mamme no inceneritore», si sostiene che il quadro è mutato, anche per il progetto della nuova pista dell’aeroporto, e che la raccolta differenziata potrebbe risolvere tutto. Dall’altra parte si sostiene che comunque una parte dei rifiuti non può essere riciclata e che quindi va ridotta in cenere. Il problema è quello del rispetto delle procedure istituzionali, delle quali purtroppo sembra che nessuno più si fidi. La salute è il bene più prezioso, specie quando riguarda le persone più indifese come i piccoli, ma in qualche modo occorre darsi una procedura condivisa anche se a maggioranza, altrimenti non si riuscirà a condurre una convivenza civile.
A questo punto la palla ritorna al Tar che dovrà decidere sul ricorso del comune di Campi, mentre a Case Passerini si stanno iniziando i saggi sul terreno.