È oramai un appuntamento atteso, quello estivo con i bambini Saharawi, ospitati a Sesto Fiorentino dall’Associazione di Solidarietà con il Popolo Saharawi Ban Slout Larbi. E anche quest’anno l’incontro organizzato dalla Caritas di Firenze con questo bel gruppetto, dai 5 ai 12-13 anni, a pranzo presso la casa d’accoglienza San Paolino, è stato un’occasione per approfondire il rapporto di collaborazione con l’Associazione, per conoscere le loro storie e offrire loro un momento di divertimento e di allegria. Uno degli aspetti più rattristanti del conflitto nel Sahara Occidentale è proprio la situazione dei bambini che crescono nei campi per i profughi, con poche speranze di un futuro dignitoso. Questo viaggio in Italia è per loro tra i pochi piccoli segni di speranza: hanno l’occasione di lasciare il deserto, di conoscere città, laghi, foreste ed altre realtà di cui avevano magari solo sentito parlare. Conoscono, inoltre, bambini della loro età di altri paesi, culture e tradizioni e il programma all’estero prevede anche un check up sanitario, poiché sono in tanti ad avere problemi di salute più o meno gravi. La situazione sanitaria di questi rifugiati è infatti precaria, a causa dell’ambiente inospitale (la temperatura può superare i 55 °C durante l’estate), della carenza di cibo e di acqua, della mancanza di servizi igienici. Il rifornimento degli alimenti di base, soprattutto farina di frumento, riso, lenticchie, latte in polvere e pesce in scatola, è assicurato quasi esclusivamente dagli aiuti umanitari europei. Presso il popolo Saharawi nelle tendopoli del deserto dell’Algeria vivono circa 260.000 persone si registra una percentuale di persone affette da celiachia (intolleranza permanente al glutine) fra le più elevate del mondo (circa 6%). Questo fatto viene spiegato da una predisposizione genetica, a sua volta legata al fatto che i Saharawi sono vissuti per millenni senza consumare frumento e altri cereali e, quindi, glutine. L’incontro e l’accoglienza della Caritas Diocesana di Firenze è senz’altro segno dell’attenzione verso le loro difficili condizioni di vita e della speranza che questi bambini, con la loro spontaneità, l’allegria e il desiderio di comunicare al di là della barriera linguistica, possano contribuire al sogno di pace che è nel cuore di ogni uomo.