Italia
Servizio civile, il vento sta cambiando
È una nuova stagione quella che si sta aprendo per il servizio civile nazionale, un vero e proprio cambio di passo. Con l’approvazione della Legge di stabilità, il governo ha mantenuto l’impegno di rilanciarlo, e attualmente le risorse a disposizione del relativo fondo ammontano a 115 milioni per ciascuno dei tre anni 2015-2016-2017. Dunque, dopo le ristrettezze degli anni scorsi e il conseguente crollo dei giovani avviati al servizio – 15mila nel 2014 e addirittura meno di mille nel 2013 – nel 2015 potrà partire un contingente di quasi 50mila volontari. L’obiettivo è arrivare a 100mila giovani nel 2017. A darne notizia è stato questa mattina a Roma, da Palazzo Chigi, Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle politiche sociali, nel corso di una conferenza stampa in cui si è parlato anche di Garanzia giovani, corpi civili di pace, servizio civile europeo.
Traguardo e segno di speranza. Un traguardo, spiega Bobba, raggiunto attraverso «tre componenti». Anzitutto «le risorse stanziate dalla Finanziaria per il fondo per il servizio civile nazionale che ci consentono di far partire 34mila giovani». Quindi una parte di quelle stanziate per il programma Garanzia giovani. Il relativo bando, prosegue il sottosegretario, «è già stato effettuato: entro marzo partiranno oltre 5.500 volontari, a settembre più di 2mila: in totale si tratta di 7.520 ragazzi». Dieci le regioni che hanno deciso di inserire nel proprio piano di attuazione di Garanzia giovani i progetti di servizio civile nazionale: Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria, per un totale di 1.072 progetti. A ciò si aggiungono i cinque protocolli d’intesa e gli accordi di programma stipulati con i ministeri di Beni culturali, Ambiente e Interno, con l’Autorità nazionale anticorruzione e con Expo2015, per un totale di altri 2.662 giovani. Dal sottosegretario Delrio, riferisce ancora Bobba, è venuta l’assicurazione che i risparmi sulle spese generali di funzionamento della Presidenza del Consiglio – 7/10 milioni – saranno allocati sul fondo per il Servizio civile nazionale. E poiché il servizio civile è anche uno strumento di apprendimento non formale, l’Isfol è stato incaricato di elaborare un sistema di validazione e certificazione delle competenze acquisite dai volontari, e di elaborare un piano che coinvolga regioni e università.
In Europa e nel mondo. Ma il servizio civile vuole ampliare i propri orizzonti. È infatti in corso alla Camera dei deputati l’esame degli emendamenti presentati in materia di riforma dello stesso servizio che prevedono l’introduzione del servizio civile universale. Intanto, sul piano europeo, Bobba richiama il progetto pilota «Ivo 4 all» finanziato dalla Commissione con tre milioni di euro, che partirà il prossimo 15 febbraio ed ha come partner Italia, Francia, Germania, Lituania, Lussemburgo e Regno unito. L’Italia guiderà la sperimentazione come Paese leader. Presentando la realtà dei corpi civili di pace, Bobba spiega che è vicina la firma del relativo decreto: «Il provvedimento è ormai quasi definitivo; si tratta dell”applicazione di un articolo della legge finanziaria del 2013 che prevede un finanziamento di 9 milioni per corpi civili di pace in zone di post conflitto o emergenze ambientali, 500 volontari in tre anni, in via sperimentale», ma per garantire condizioni di sicurezza ai volontari ed efficacia negli interventi sono essenziali il coinvolgimento del ministero degli Affari esteri e un programma di «formazione rafforzata» per i giovani.
Nuova direzione. Nonostante il servizio civile sia scuola di appartenenza e cittadinanza, lo ha svolto o lo sta svolgendo solo l’11,7% dei giovani italiani, ha rivelato la ricerca «Partecipazione sociale dei giovani e servizio civile universale», promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università cattolica di Milano. Per Alessandro Rosina, demografo e coordinatore dell’indagine, questi valori «risultano molto più bassi rispetto all’interesse dichiarato dai giovani». In Italia esisterebbe insomma un’ampia domanda giovanile di partecipazione sociale, che però non ha ancora trovato adeguati strumenti di valorizzazione, mentre la mancanza di attenzione pubblica e l’inefficienza del mercato del lavoro «rischiano di produrre frustrazione e demotivazione, e di impoverire competenze e capitale umano e sociale». Gli investimenti economici e simbolici appena messi in campo costituiscono tuttavia un segnale che, finalmente, il vento sta cambiando.