Lettere in redazione

Sempre di corsa tra parrocchia e famiglia

Caro Direttore,siamo ripieni di buona volontà: abbiamo il desiderio di fare la volontà di Dio. Preghiamo con un certo ardore e cerchiamo di frequentare la Chiesa, al suo servizio più che possiamo.

Nel frattempo dobbiamo svolgere il nostro lavoro, che quasi sempre non si concilia con gli orari delle cerimonie ecclesiastiche e dobbiamo pure provvedere agli obblighi della famiglia.

Intanto, una volta ci sono certi nostri amici che ci invitano a trascorrere con loro, prima un week-end, poi, in altra occasione, per una settimana a visitare i monumenti della Roma cristiana. Non possiamo dire di no; è una buona occasione d’insegnamento per i figli. Vogliamo perdere questa occasione? Seguiamo pure i nostri amici e dobbiamo ammettere che la gita è stata ben organizzata e che ne abbiamo tratto un piacere.

Arriva il periodo in cui dobbiamo far visita ai parenti che abitano a…; ci aspettano sempre per abbracciarci e ricordare i tempi passati. In quei giorni i nostri figli sono stati assistiti dalla nonna materna chiamata per l’occasione, e sono stati benissimo, avendo potuto assaggiare le sue famose torte con maggiore frequenza.

Tornati a casa abbiamo trovato un avviso di partecipazione ad una riunione del Consiglio pastorale parrocchiale che ci prenderà tutto il pomeriggio della giornata di ritorno dalla gita.

Cerchiamo di sistemare i ragazzi, mettiamo in ordine la casa e riusciamo a partecipare al Consiglio pastorale.

Il giorno successivo verrà ricordata, nella Messa presso la parrocchia, una cara nostra amica scomparsa da poco. Spostiamo un certo orario che ci impegnava e riusciamo a partecipare alla Messa per l’ora indicata.

Poi il parroco ci invita ad una riunione delle madri con i figli che frequentano il catechismo. Lascia pronta la cena e mia moglie accompagna due dei ragazzi alla riunione in parrocchia. L’altro figlio rimane con me in casa; è troppo piccolo e necessita di sorveglianza. La settimana prossima cominceranno i corsi di nuoto a cui dovranno partecipare tutti i ragazzi, ognuno per il proprio corso. Sono invitati per le quattro del pomeriggio: io prendo permesso dall’ufficio, anticipo l’uscita e accompagno i figli in piscina con grande loro felicità e con grande esercizio di pazienza da parte mia.

Domani avrà inizio la Novena nella Chiesa parrocchiale: partecipiamo entrambi e questa volta riusciamo a protrarvi anche l’ultimo nato: piange un po’…. il parroco sbuffa, poi, per fortuna, si addormenta. La sera siamo stanchi ma abbiamo fatto il nostro dovere di genitori cristiani.

Così, la vita nostra continua con dieci appuntamenti per casa e cinque per la Chiesa, ma non riusciamo a reggere quel ritmo: bisogna tagliare, ma cosa? La frequenza in Chiesa o diradare le nostre occupazioni in famiglia?

Un padre di Santa Fiora (Gr)

La sua lettera, caro amico di S. Fiora, descrive – direi con un po’ di umorismo, che non guasta mai – la condizione che è in fondo di tutti noi; impegni su impegni, che spesso è difficile conciliare: lavoro, famiglia, relazioni amicali e sociali, partecipazione alla vita parrocchiale.

E allora, viene da chiedersi: ma sono tutti necessari? Non sarebbe opportuno stabilire delle priorità e attenersi ad esse?

Io penso di sì. Non si tratta di ridurli drasticamente, ma di saper scegliere con discernimento. Il lavoro e la famiglia sono indubbiamente al primo posto, soprattutto è fondamentale trovare spazi per parlare con calma con il coniuge e i figli, soprattutto quando questi sono adolescenti e necessitano di guida e di consigli.

Anche la partecipazione alla vita della propria comunità parrocchiale, se si è credenti, è fondamentale, ma anche qui con le dovute scelte: non tutto si può fare né a tutto partecipare. A volte ci sembra di non esistere, se non siamo omnipresenti!

C’è poi la necessità di uno spazio tutto per noi per valutare, riflettere anche sulla nostra vita di fede, sul nostro rapporto con Dio, che, a volte, rischia di essere il grande dimenticato in questo nostro affannoso correre.

Realizzare tutto questo non è facile, ma è necessario per non diventare dei corridori che però dimenticano la meta. Anni fa ho letto un libro di orientamenti spirituali che, consigliava all’inizio di ogni anno, di fare un elenco di tutti i nostri impegni, ordinati secondo la loro importanza e… tagliarne il 50%. È un’esagerazione? Forse sì, ma un pensierino, secondo me, conviene farcelo.

Alberto Migone