Toscana
Selezionare i rifiuti, ecco il segreto di Poggibonsi
«C’è un lavoro alle spalle, avviato qualche anno fa, premette subito Rugi tanto è vero che è il quarto anno consecutivo che raggiungiamo un buon risultato. È frutto di investimenti, dai cassonetti per la differenziata, ai mezzi di raccolta. All’inizio c’è stato il contributo della Regione Toscana su un progetto che avevamo fatto; poi abbiamo impegnato risorse aggiuntive. La cosa che mi dà più soddisfazione è la risposta positiva della cittadinanza. È un servizio che può aver successo solo con la loro collaborazione».
Organico, plastica, vetro, carta… Qual è il settore che sta andando meglio?
«Quello che ci ha fatto aumentare tanto è stata la raccolta porta a porta di carta e cartone, sia presso le grandi utenze che i semplici cittadini: una volta era tutto materiale che andava a finire nei cassonetti. E su questo abbiamo visto che il porta a porta è vincente rispetto alle campane, che per una realtà come Poggibonsi creano anche dei problemi di sporcizia».
Qual è l’ostacolo maggiore ad una cultura del riciclo e della selezione?
«Gli ostacoli maggiori sono più nella testa degli organizzatori. L’ho sperimentato anch’io conme cittadino: selezionare i rifiuti sembra una cosa complessa, ma poi è una bischerata. Quando siamo partiti con la raccolta differenziata in alcune aree venivano da noi tanti cittadini a chiederci perché non si faceva anche da loro. E poi forse occorre un’organizzazione più avanzata rispetto a quella attuale».
Sul fronte dello smaltimento come siete organizzati?
«Da un paio d’anni in tutta la Provincia la raccolta è affidata a Sienambiente, una società partecipata da tutti i Comuni (gestore unico per l’Ato Rifiuti n. 8; serve 300 mila abitanti in 41 comuni, ndr). Attualmente a Poggibonsi c’è un impianto di termodistruzione (Pian dei Foci) che serve i cinque comuni della Valdelsa senese (Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, San Gimignano, Casole d’Elsa e Radicondoli). In prospettiva in provincia di Siena gli impianti saranno due: uno di selezione, compostaggio e riciclaggio ad Asciano (Pian delle Cortine), mentre tutto il rimanente verrà termodistrutto con produzione di energia elettrica nell’impianto di Poggibonsi, che verrà ampliato».
In molti luoghi si fanno le barricate pur di non avere un inceneritore vicino a casa…
«L’impianto esiste dalla fine degli anni ’70, nel frattempo sono stati fatti interventi di bonifica e di risanamento e adesso abbiamo un impianto assolutamente a norma. All’Ufficio relazioni pubbliche abbiamo un visore rivolto verso la via maestra, la passeggiata di Poggibonsi, che in tempo reale mostra i valori di emissione di fumi dell’inceneritore. Questi impianti vanno considerati a tutti gli effetti come impianti industriali, per i quali vanno assunte misure adeguate di prevenzione e di sicurezza. Dopodiché alternative non ce ne sono se non di portare i nostri rifiuti a casa di altri..».
Essere un comune «virtuoso» ha portato benefici ai cittadini in termini di tasse più basse?
«No la Tarsu (tassa raccolta rifiuti solidi urbani) non è diminuita. Sono tre anni che cerchiamo però di mantenerla stabile. Tutto ciò che va nella direzione dell’incremento della sicurezza ambientale costa di più. Non esiste di risparmiare aumentando la sicurezza ambientale…».
Ma rispetto ai comuni vicini la Tarsu è maggiore o minore?
«La tariffa di smaltimento è la stessa per tutta la provincia, mentre quella di raccolta varia a seconda delle zone».
Ma non pensate di passare dalla Tarsu alla tariffa per i rifiuti, come previsto dal decreto Ronchi?
«Sono sempre più convinto di mantenere la Tarsu. Da un punto di vista ambientale la tariffa sarebbe più giusta, ma ha conseguenze sociali inique: si corre il rischio che una famiglia di quattro persone paghi di più di chi abita da solo in una grande appartamento, perché produce più rifiuti. La Tarsu invece riequilibra: le banche, ad esempio, pagano molto anche se di sporco ne producono poco…».
b>Per far diminuire i costi di smaltimento e raccolta cosa serve?
«Soprattutto lo sviluppo di un mercato delle materie riciclate e un miglioramento della loro qualità. Le faccio un esempio: la parte di compost che viene recuperata in discarica, con selezione successiva, è per forza di cose di scarsa qualità. Se riuscissimo ad arrivare in tutta la provincia al 50% di raccolta differenziata con la selezione a monte, cioè quella che fa il cittadino, anche la qualità del compost migliorerebbe e potrebbe avere un miglior mercato».
Quale obiettivo avete davanti?
«In provincia di Siena ci siamo posti come obiettivo il raggiungimento del 50% di raccolta differenziata (siamo al 35%). Penso che arrivare ai livelli nostri non sia poi così difficile. Certamente i miglioramenti successivi richiedono sforzi sempre maggiori».
Un incentivo potrebbe arrivare dalle penalizzazioni previste dal decreto Ronchi e annunciate dall’assessore regionale Tommaso Franci, verso quei comuni che non raggiungono l’obiettivo del 35% di differenziata.
«Sarebbe l’ora! Questo strumento va applicato rigorosamente. Non si può differire più. Altrimenti chi ha operato in una certa maniera, investendo in cassonetti e organizzazione di raccolta, invece, magari, che in marciapiedi, risulta penalizzato… Se l’obiettivo va raggiunto, lo si deve fare tutti».
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