Lettere in redazione
Se un bambino in classe dice «Alleluja»
Ho letto sulle cronache di un quotidiano che pochi giorni fa, a Carrara, è avvenuto un fatto che ha dell’incredibile. Una maestra avrebbe richiamato il babbo di un bambino delle materne comunali perché in classe si era «permesso» di dire «Alleluja». «Dovreste insegnargli a dirlo solo in chiesa – avrebbe detto la maestra – perché qui potrebbe offendere i bambini musulmani che frequentano la scuola». Sarebbe come dire che se un bambino ebreo pronuncia la parola «shalom» offende i cristiani, oppure se un musulmano pronuncia l’espressione «inshallah» («se Allah vuole») offende cristiani, ebrei e magari anche non credenti…
Ho fatto qualche verifica su questo episodio che ha creato un certo clamore. Perché è facile montare casi e dare il via a profluvi di dichiarazioni, magari basati sul niente o su una «bufala». L’episodio c’è stato davvero e se ne è parlato anche in una seduta del Consiglio comunale di Carrara, con l’assessore alle politiche culturali, educative e scolastiche, Giovanna Bernardini, che ha cercato di chiarire la vicenda, ridimensionandone la portata. Stando all’assessore, il bambino sarebbe stato ripreso per una certa esuberanza linguistica, all’interno della quale si colloca anche l’osservazione sull’«Alleluja». Da notare che da parte della scuola comunale non ci sono state invece né precisazioni, né tantomeno le scuse a quel genitore. Sicuramente la frase usata dalla maestra è stata infelice e dovrebbe far riflettere le istituzioni scolastiche. Sul multiculturalismo si fanno da tempo tanti discorsi, ma il personale docente non sempre ha le idee chiare. Mi piace però sottolineare quanto hanno dichiarato pubblicamente Ivonne Tonarelli, della Fondazione Migrantes e Youssef Sbai, rappresentante dei musulmani di Massa Carrara e vice presidente nazionale dell’Ucoii, che da tempo portano avanti proprio in quel territorio percorsi di conoscenza reciproca e di dialogo tra cristiani e musulmani. «Intanto – hanno scritto in un comunicato – vogliamo esprimere la solidarietà alla famiglia e al bambino per la spiacevole situazione e rassicurare che quanto avvenuto, l’uso dell’Allelulia, non costituisce in nessun modo un offesa a nessuna religione e tanto meno a quella musulmana ma semmai il frutto di eccessivo zelo, superficialità e ignoranza da parte dell’insegnante».
«Situazioni di questo tipo – ha aggiunto Ivonne Tonarelli – sottolineano quanto sia importante sviluppare una adeguata formazione sui principi fondamentali dell’educazione interculturale e del dialogo interreligioso», un dialogo in cui sono impegnati da anni i due esponenti della religione cattolica e musulmana intervenuti sul caso. «Sinceramente non comprendo – ha precisato Youssef Sbai – perché si sia attribuito quanto avvenuto al rispetto dei musulmani e non si sia invece attribuito ad altre fedi, l’articolo infatti non parla di lamentele da parte di genitori musulmani e sinceramente la parola alleluia non offende i Musulmani». «Confidiamo, – hanno concluso – che venga fatta chiarezza in quanto alla fine queste notizie rischiamo di portare discredito a un percorso di dialogo e di confronto sereno su cui siamo quotidianamente impegnati».
Claudio Turrini