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Se Quaresima si scrive con tre «P»

di Silvano PiovanelliLo Spirito Santo, che sospinse Gesù nel deserto, dove rimase quaranta giorni, sospinge anche te ad entrare nel deserto della Quaresima. Camminando in questo deserto, che ti ricorda i quarant’anni del cammino degli Ebrei verso la terra promessa, tu arrivi alla Pasqua del Signore. È lì che bisogna arrivare: alla Pasqua, cioè al trionfo della grazia sul peccato, alla vittoria della vita sulla morte, al superamento dell’indifferenza e dell’egoismo con l’amore, alla sconfitta della guerra con la pace. La strada è il deserto della Quaresima. Tempo della grande convocazione di tutto il popolo di Dio, perché si lasci purificare e santificare dal suo Salvatore. È quello che Gesù stesso chiede quando, proprio in questa prima Domenica di Quaresima, dice: «Convertitevi e credete al Vangelo».La parola italiana «convertitevi», che in latino suona «paenitemini» (quasi sempre reso con «fate penitenza»), traduce il greco «metanoéite». La «metànoia», come scrive Paolo VI, è «l’intimo e totale cambiamento e rinnovamento di tutto l’uomo, di tutto il suo sentire, giudicare e disporre, che si attua alla luce della santità e della carità di Dio, che nel Figlio a noi si sono manifestate e si sono comunicate con pienezza». Entra anche tu nel deserto, cioè segui Cristo, non vivendo più per te stesso, ma per Lui che ti ha amato e ha dato se stesso per te. Così, il carattere della «penitenza cristiana» è preminentemente interiore e religioso, ma non esclude, né attenua la pratica esterna, anzi ne richiama la urgente necessità. E non deve essere soltanto individuale, ma anche comunitario. A parte il carattere sociale che segna profondamente la nostra vita umana, siamo un Popolo di salvati e per il Battesimo siamo costituiti in un solo Corpo. Il tuo impegno, la tua fedeltà sono un invito, uno stimolo, un sostegno anche per gli altri. Entra e cammina. Due passi ti porteranno avanti nella strada del Signore.Ispirandomi a un prete amico, dirò che per la tua Quaresima ci vogliono tre «P». Alla prima «P» che ti ricorda la penitenza, aggiungi altre due «P»: la preghiera e il prossimo. La prima «P», la preghiera. Una vera «metànoia» ti domanda che tu sappia fare spazio al Signore. Fallo in Quaresima per continuare a farlo per sempre nella tua vita. Fissa un tempo (almeno dieci minuti!), fissa il momento della giornata possibilmente sempre lo stesso, prepara il Vangelo o altro libro della Bibbia. Ascolta le Parole che leggi, come se fossero rivolte proprio a te, e se suscitano interrogativi, non tenerteli dentro, trova il tempo per parlarne con qualche prete o qualche amico competente.La seconda «P», il prossimo. Per presentarti questo impegno mi basta ascoltare con te le parole di Madre Teresa di Calcutta: «Quanto più il lavoro ripugna, tanto più grande dovrebbe essere la nostra fede e la nostra gioiosa dedizione. Provare disgusto è naturale ma superarlo vedendo Gesù nel malato, è un atto di amore eroico. La santità si raggiunge anche attraverso la vittoria eroica su certi tipi di ripugnanza. Fu il caso di San Francesco di Assisi, che incontrando un lebbroso con il volto sfigurato, si tirò indietro. Ma quando, superato se stesso, volle baciare quel volto completamente deturpato, fu ricolmo di una gioia indicibile… Se io fossi passata oltre quando sentii l’odore di quella donna mezza divorata dai topi, quando vidi il suo viso, le sue gambe, oggi non potrei essere una Missionaria della Carità. Ma io tornai indietro, la feci alzare e la portai all’ospedale locale. Se non l’avessi fatto la nostra Congregazione sarebbe morta».

Segna con queste due «P» ogni tuo giorno di Quaresima. La Domenica costituisca la tappa settimanale, in cui tu vivi più intensamente la preghiera partecipando all’Eucarestia e impreziosisci la giornata con qualche gesto preciso di carità. I cristiani che vivono autenticamente la loro Quaresima, sono luce del mondo. Anche di quel mondo, più vasto di quanto non appaia, il quale sente la nostalgia del trascendente e lo cerca, spesso con ansia, in mezzo agli uomini.