Lettere in redazione

Se la festa di Halloween sbarca in parrocchia

Mentre la Curia Vescovile di Brescia ha condannato la festa di Halloween, il mio parroco ha affittato il salone ad alcuni genitori. Essi, sabato 30 novembre, hanno festeggiato l’evento insieme ai loro figli mascherati da strega, dopo aver addobbato i corridoi con palloncini raffiguranti un’orrida zucca con la scritta «W Halloween».Lettera firmataLivorno A costo di sorprenderla, trovo che il suo parroco non abbia sbagliato a permettere ad alcuni genitori di organizzare nei locali parrocchiali una serata di festa all’insegna di Halloween. A patto, ovviamente, che quei genitori siano degli adulti maturi e preparati, e non degli eterni adolescenti in balia delle mode.La festa di Halloween, nella sua forma originaria, non ha niente di disdicevole per la fede, perché è la rielaborazione cristiana di feste ancestrali celtiche (da cui il nome stesso che significa «la vigilia di Ognissanti»). È vero che, arrivata in America, attraverso i cattolicissimi immigrati irlandesi, deve poi la sua grande fortuna ad una «rilettura» neopagana e neogotica, alla quale non sarebbero estranei anche ambienti massonici. Ma spiegarne l’improvviso successo anche in Italia solo come un fenomeno consumistico o di colonizzazione culturale (e certamente è anche questo) è francamente riduttivo. Se tanta fortuna ha incontrato anche tra i nostri ragazzi, è anche perché fa leva su alcuni elementi – come l’irrazionale, il magico, il rapporto con i morti – che la nostra cultura razionalistica, o meglio scientista, vorrebbe eliminare del tutto, ma che invece sono parte essenziale dell’immaginario umano e specialmente di quello infantile e giovanile. Anziché lanciare inutili «crociate», mi sembra perciò più opportuno cercare di «purificare» questa festa, eliminandone gli aspetti più ambigui e consumistici e cogliendola anche come occasione per una riscoperta del culto cristiano dei morti. Del resto il cristianesimo ha sempre fatto così, «purificando» e «battezzando» feste e riti pagani, anziché cercare inutilmente di combatterli.Claudio Turrini