Pisa

SE LA CHIESA SI LANCIA NEL WEB

di Andrea Bernardini

Quasi 30mila siti, più di mezzo milione di pagine, circa duemila blog. L’ecclesialese , ovvero il gergo utilizzato nella Chiesa, è ormai comunemente entrato nel web. Lo testimonia una indagine condotta dai ricercatori dell’Istituto di informatica e telematica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Iit-Cnr) che hanno passato al setaccio i contenuti del web a targa italiana. Una indagine che ha preso in esame 120 parole chiave: da Gesù Cristo  alla Madonna, dal Vaticano ai nomi dei papi, dalla Cei (acronimo di Conferenza episcopale italiana) a vescovo, sacerdote, don, ai nomi di tutti gli ordini religiosi. E poi tutti i termini utilizzati per indicare i sacramenti ed abiti ed oggetti indossati o usati durante le liturgie, e molto altro ancora.Risultato: navigando in rete è possibile trovare 29.496 siti con suffisso .it che parlano di religione. La ricerca – spiega il collega Luca Trombella (Cnr) in un articolo pubblicato su «focus.it», rivista distribuita nei giorni scorsi a Roma in occasione del convegno della Cei «Testimoni digitali»- è stata realizzata su 1.600mila siti (e 32milioni di pagine web) attinti dal registro del Cnr e che contenevano il set minimo di informazioni necessarie ad elaborare la statistica.«Dal conteggio – spiega ora a Toscana Oggi Trombella- sono stati ovviamente esclusi i siti blasfemi (1.366) e numerosi altri che avevano poco a che fare con l’oggetto della ricerca. Mi spiego meglio: molti luoghi geografici, toponomastica, festività e ricorrenze, piatti e ricette gastronomiche, fanno spesso riferimento a personaggi e tradizioni religiose. Senza gli opportuni accorgimenti, questi falsi friends avrebbero inquinato la rilevazione».Vale la pena ricordarlo: i siti a suffisso .it sono solo una parte di tutti quelli che circolano in rete. Molti altri sono i suffissi: . com, . org, .net, tanto per fare alcuni esempi. «È pur vero che, almeno gli italiani, nella maggior parte dei casi cercano di registrare il “dominio” del loro sito presso il registro .it, e, solo se lo trovano già occupato (se cioè il nome con cui si vuol registrare il sito è già presente) … si rivolgono ad altri».Tutto questo per dire che l’indagine di cui vi stiamo parlando è seria, anche se non esaustiva della comunicazione religiosa che «gira» in rete.Un lavoro cui hanno prestato la collaborazione i tecnici di WeCa (www.weca.it), l’associazione dei webmaster (cioè di coloro che curano la gestione dei siti) cattolici italiani, il cui presidente, Giovanni Silvestri, tra l’altro, si è laureato a Pisa. I domini cattoliciLorenzo Luconi Trombacchi (dell’unità di sistemi e sviluppo del Registro.it) ha preso in esame i domini .it classificati come cattolici, individuandone la provincia e la regione di chi li ha registrati. Una rilevazione possibile solamente sui domini di secondo livello, ovvero quelli composti da un singolo nome più l’estensione .it. In una virtuale classifica dei domini cattolici, scopriamo che dei 14mila presi in esame, la regione che più ha fatto ricorso al web per parlar di Dio è stata la Lombardia (con il 17% del totale dei domini), seguito dal Lazio (13%). Quarta la Toscana, con il 7,22%. E, all’interno della nostra regione, sono i fiorentini cattolici ad «animare» più degli altri il web (con circa trecento siti a suffisso .it), seguiti dai pisani (110), e poi, a ruota, dai senesi, da aretini e lucchesi, da livornesi e pistoiesi, da grossetani, da carrarini. Maglia nera, invece, ai pratesi. Una classificazione per diocesi, purtroppo, non è stata fatta. E tutti sappiamo che nella nostra provincia «convivono» anche le diocesi di San Miniato e Volterra, mentre il territorio della nostra diocesi si estende anche ad alcuni comuni della Versilia storica e a Cecina e Collesalvetti. Il fenomeno del blogL ‘indagine – scrive Luca Trombella in «Focus.it» – ha rilevato la presenza di ben 1.918 siti internet cattolici ospitati dalle più popolari piattaforme blog a suffisso .it. Com’è noto tale servizio, offerto da società specializzate, consente a chiunque di poter aprire il proprio “diario elettronico”, spesso gratuitamente e senza bisogno di possedere particolari competenze tecniche. Ma c’è di più: a riprova dell’interesse diffuso per il cattolicesimo, è anche emerso come quasi un milione e 750 mila pagine del web italiano che parlano… d’altro, riportino link a siti di contenuto cattolico.