Lettere in redazione

Se la Chiesa non si lascia intimidire

Caro Direttore,sono rimasto personalmente sorpreso dalla dichiarazione «la Chiesa non si fa intimidire» espresse dal segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori, quasi a significare una sfida, in risposta alle contestazioni di alcuni studenti di Siena al cardinale Ruini e al dibattito politico in corso sul riconoscimento legale delle coppie di fatto.Resto perplesso dal linguaggio della Cei, a difesa della missione evangelica, che prende in prestito frasi del potere temporale, quando questo è sottoposto a provocazioni o minacce.

La storia della Chiesa è testimoniata dai martiri che seppero e sanno affrontare con coraggio ogni oltraggio, pagando con la vita la propria fede. Gesù di fronte al sinedrio e a Pilato si fece silenzioso, senza reagire alle accuse che lo condannarono alla morte e «alla morte di croce».

Il linguaggio della Chiesa e dei suoi ministri non può che rifarsi alle parole del Vangelo, anche quando interviene a difesa della vita, della dignità dell’uomo e della famiglia.A mio parere non è necessario l’affermazione «non si fa intimidire» dalle ignobili contestazioni quanto piuttosto far comprendere che la Chiesa non abbandona nessuno a se stesso. Prega, invece, è vicino e sostiene spiritualmente quanti possono trovarsi in difficoltà, aiutandoli a seguire forme di vita non in contrasto con le leggi naturali e l’ordinamento divino.Arrigo CanzaniSesto Fiorentino (Fi) Credo, caro Arrigo, che sia opportuno, al di là delle contestazioni e dei toni alti, andare al nocciolo della questione prescindendo anche dalle persone. Noi viviamo in una società frammentata, nella quale i valori diffusamente condivisi, che la rendono solida, vanno via via sgretolandosi. Soprattutto nel campo dell’etica domina il relativismo che si traduce per tanti in un «tutto è lecito». Questo è dovuto certamente al processo di secolarizzazione in atto in tutta Europa, che in Italia è portato avanti con convinzione da gruppi minoritari, ma molto forti.In questo panorama la Chiesa continua a proclamare e difendere alcuni valori portanti: la vita, la famiglia, ma anche la pace, l’accoglienza, che poi attengono tutti alla dignità dell’uomo. Non può né vuole imporli, ma li offre alla libertà dell’accoglienza o del rifiuto e continua a proporli nella convinzione che si radicano certo nel Vangelo, ma sono anche profondamente umani. La gente ha difficoltà ad accoglierli perché viverli costa, ma percepisce che sono veri, che sono validi e vi presta una rinnovata attenzione, che emerge anche in tanti uomini non credenti, sensibili però alla dimensione etica della vita.Nascono di qui le accuse alla Chiesa di interferenza, che spesso sono dettate da ostilità preconcetta, che si coglie in alcuni organi di stampa e determinati settori politici.Può la Chiesa diventare timida – «lasciarsi intimidire» – nel proclamare questi valori, nel timore delle conseguenze che già alcuni editorialisti prospettano? Penso proprio di no. Possiamo certo discutere sul come proclamarli e presentarli, come pure sull’opportunità che si abbiano maggiormente presenti alcune situazioni difficili e dolorose, che chiedono attenzione, ma niente sarebbe più negativo di una Chiesa che si adegua al politicamente corretto.

Fischi a Ruini, intolleranza che ci umilia