Iniziazione cristiana, iniziare le giovani generazioni alla fede e alla vita di fede: questa la missione che la Chiesa porta avanti da secoli. Passare la fede ai figli è sempre stato, fin dall’Antica Alleanza, l’impegno da seguire.Si legge nel libro del Deuteronomio: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte» (Dt 6,4 e ss).Significativo anche il dialogo nel Vangelo di Luca fra Gesù e un dottore della legge. «Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”» (Lc 10,25 e ss).Amore a Dio e amore al prossimo: ecco il cuore della nostra fede di cristiani. Dunque l’iniziazione cristiana deve portare i bambini e i ragazzi ad entrare nella vita cristiana, che si basa su tre fondamenti: la Parola, la liturgia e la carità. Ogni catechista che conduce i ragazzi verso l’inizio della vita cristiana ha quindi un triplice compito.Il primo è quello di far conoscere e vivere la Parola di Dio. Si legge nel Vangelo di Matteo: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia» (Mt 7,24 e ss).Seconda missione è quella di aiutare a partecipare alle celebrazioni liturgiche in maniera sempre più consapevole, perché, come scrive Benedetto XVI nella Sacramentum caritatis, «la fede si esprime nel rito e il rito rafforza e fortifica la fede».Terzo impegno che ha il catechista è di mettere in pratica la carità, che come dice San Paolo nella prima lettera ai Corinzi: «Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova» (1 Cor 13,1 e ss).Nella recente assemblea diocesana sull’enciclica Caritas in veritate, uno degli aspetti fondamentali che è stato messo in evidenza nei lavori di gruppo, è proprio il vivere la carità, che è vivere la fede in Cristo Gesù. La carità è la virtù, potremmo dire, più importante e che racchiude in se il cuore della vita di fede. Scrive sempre San Paolo: «La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13,4-7). Quello che l’Apostolo delle genti ci dice fa allargare l’orizzonte spesso troppo limitato in cui racchiudiamo il significato della carità. Carità non è solo «aiutare chi ha bisogno» o «fare elemosina» o ancora «essere caritatevoli specialmente in certi momenti come la Quaresima». La carità è l’amore, l’amore gratuito verso tutti, anche verso i nostri nemici, è un modo di essere più che un qualcosa da fare.Per aiutare i catechisti a formare i ragazzi alla carità, l’Ufficio catechistico diocesano e la Caritas diocesana stanno studiando una proposta da presentare ai catechisti per il prossimo anno pastorale 2010-2011. L’esperienza che mette insieme diversi uffici diocesani per lavorare fianco a fianco a un progetto è molto interessante e sicuramente arricchente.L’obiettivo è quello di attuare un percorso formativo rivolto ai catechisti e ai ragazzi della diocesi. Il lavoro è ben lungi dall’essere concluso, ma il fitto calendario di incontri che il gruppo di studio si è dato fa ben sperare che la proposta sarà pronta per essere presentata prima dell’estate, per poi essere adottata dalle zone o vicariati o parrocchie che ne saranno interessati.Il progetto che consta di una parte formativa per i catechisti e gli adulti e una parte pratico-attuativa rivolta ai ragazzi tiene conto dei destinatari e delle diverse fasce di età. Il progetto vuole anche mettere in rilievo e dare visibilità alle tante realtà e iniziative che nella diocesi danno testimonianza di carità.Un antico proverbio dice che fa più rumore un albero che cade piuttosto che una foresta che cresce. Quante persone e associazioni nel nostro territorio mettono in pratica quotidianamente questo amore verso il prossimo nella gratuità e nel silenzio dell’umiltà. Queste realtà devono essere fatte conoscere soprattutto ai ragazzi per educarli alla gratuità e affinché abbiano esempi da imitare e delle esperienze edificanti da intraprendere, e possano così fare esperienza che l’amore cristiano risponde a quel desiderio di senso e di realizzazione personale che sentono dentro di loro.A questo fine l’Ufficio catechistico e la Caritas inviano a collaborare le parrocchie. La comunità che hanno delle esperienze interessanti nel campo caritativo sono pregate di contattare l’Ufficio catechistico o la Caritas per poter partecipare alla realizzazione del progetto.