Toscana
Se il sogno di un tetto diventa un miraggio
I numeri del problema fanno impressione: a Firenze ci sono attualmente 4700 nuclei familiari in graduatoria per l’assegnazione di una casa pubblica. Senza contare che il capoluogo toscano, con i suoi 7 mila sfratti in attesa di esecuzione, è la città d’Italia con il più alto rapporto tra sfratti e abitanti. Ma se fino ad oggi il problema riguardava le famiglie con basso reddito, oggi si aggiunge la situazione di una cosiddetta «fascia grigia», costituita da famiglie che non hanno i requisiti per accedere all’edilizia pubblica ma che, a causa dei prezzi sempre più alti del mercato immobiliare, non riescono più a risolvere da sole il problema abitativo. Intanto, Firenze perde migliaia di abitanti ogni anno: sono soprattutto i giovani che se ne vanno per cercare casa nei comuni vicini, dove costa meno.
Come far fronte a questa situazione? «Servono interventi per abbassare i prezzi del mercato immobiliare afferma Maddalena Puliti ad esempio, chi accetta di affittare a prezzi concordati dovrebbe avere dal Comune maggiori agevolazioni, rispetto a chi sceglie di affittare a canone libero». «Il Comune purtroppo non ha molti strumenti per calmierare il mercato» ribadisce l’assessore Albini: «anche l’azzeramento dell’Ici comporterebbe per il proprietario un risparmio di qualche centinaio di euro all’anno, pochi rispetto ai maggiori guadagni che un affitto libero può dare. Potrebbe fare di più lo Stato, defiscalizzando i proventi da affitti concordati o facendo pagare meno tasse a chi costruisce nuove case per affittarle a canone limitato.
A Firenze molti preferiscono affittare, con contratti settimanali o mensili, a studenti o a quelli che io chiamo gli extracomunitari di lusso, giapponesi e americani. Su questo il Comune non ha molti strumenti per intervenire». «Firenze ha una vocazione turistica e studentesca: questo ovviamente fa alzare i costi delle case» sottolinea Vincenzo Di Nardo. «In questo senso, una parte dei fiorentini vive di una rendita di posizione, che non produce ricchezza per la città».
Una risposta a questi problemi viene dai nuovi progetti per l’affitto concordato: un progetto nato da una legge statale del 2001, recepita nel 2003 dalla Regione Toscana, che consente agevolazioni per chi costruisce o recupera alloggi da destinare, almeno in parte, all’affitto concordato, con canoni che non potranno superare i 250-300 euro mensili. A Firenze saranno costruiti in questo modo 388 alloggi, 507 in tutta l’area fiorentina. «Si tratta spiega l’assessore di un accordo tra gli enti pubblici, che in questo modo mettono sul mercato case in affitto a costi ragionevoli, e le imprese private che hanno la possibilità di fare profitto sulle case che vendono. «Questo nuovo modo di lavorare, in collaborazione tra pubblico e privato aggiunge Di Nardo è molto interessante. Su questo si dovrebbe trovare l’impegno di tutte le istituzioni che hanno a cuore la città». Enti pubblici, istituzioni, fondazioni, imprese: ogni soggetto, propone l’assessore Albini, potrebbe mettere qualcosa del suo a disposizione della città, anche rinunciando a una parte di benefici che provengono dalla rendita. L’idea è quella di individuare percorsi per il recupero di spazi sottoutilizzati: agevolazioni e facilitazioni per realizzare, anche con l’uso di denaro pubblico, nuove case. A questo appello si unisce il sindacato inquilini: «Bisogna evitare afferma Maddalena Puliti che il mercato della casa diventi una fortuna per pochi, e un grande problema per molti».
I prezzi? Presto detti. Vanno dagli 8 milioni di vecchie lire (ovviamente in periferia) ai 14 al metro quadro (dentro la cinta muraria). Neanche a Parigi o Londra il mattone è arrivato a simili cifre. La musica ovviamente non cambia se affrontiamo la questione affitti: per un appartamento di 80 metri quadri nei pressi della città si possono pagare anche canoni che si aggirano sugli 800-900 euro mensili.
Eppure, nonostante questi prezzi esorbitanti il mercato sembra essere in movimento. Provare per credere! Basta telefonare a una qualsiasi agenzia immobiliare senese per constatare che gli appartamenti in centro non arrivano nemmeno ad essere inseriti nelle bacheche degli annunci, vengono venduti immediatamente. Si parla di miliardi di vecchie lire come se fossero noccioline.
Proprio qualche tempo fa, durante un convegno organizzato dall’Ufficio Diocesano delle Famiglie è intervenuto sul tema anche il sindaco di Siena Maurizio Cenni il quale ha ribadito che: «in una città dove il tasso di disoccupazione è attestato per fortuna solo sul 2,3 per cento e dove c’è un benessere apparentemente diffuso dobbiamo riflettere di più e mettere in atto una politica sociale sempre più adeguata». Dal 2001 ad oggi ha spiegato ancora il sindaco «abbiamo assegnato 160 appartamenti con edilizia pubblica a famiglie che hanno meno di 24 milioni di vecchie lire di reddito e abbiamo ancora 360 famiglie che chiedono ed hanno diritto ad un alloggio. Si tratta di un campanello d’allarme che deve essere percepito da tutta la città che per fortuna ha dalla propria parte una grande cultura del volontariato. Inoltre, in tal senso, stiamo lavorando a molti altri progetti tra i quali un condominio sociale e l’assegnazione di 32 appartamenti alla Coroncina utilizzando la legge regionale per le giovani coppie. Una cosa è comunque certa ha detto Cenni o si danno più certezze ai giovani o continueremo a fare sterili rivendicazioni. Dobbiamo incentivare di più la famiglia con un servizio pubblico sempre più sintonizzato sui valori».
Sulla politica del mattone, ne siamo certi, l’Amministrazione Comunale senese dovrà giocarsi il proprio futuro ma anche i cittadini senesi proprietari di immobili (talvolta anche di due o tre, sic!) sono chiamati a fare la propria parte, riscoprendo magari il valore dell’etica sociale. Come? Evitando ad esempio di sfruttare con prezzi astronomici gli studenti affittuari anche di monolocali e gli stessi loro concittadini ed iniziare a pensare qualche volta anche alle esigenze delle giovani famiglie. Utopia? Forse. Noi speriamo di no!
Ma a Pisa il mercato degli affitti non è dopato solo dalla presenza di tanti universitari fuori-sede. «Gli affitti sono alti denuncia Daniele Cosci, segretario del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl anche perché la legislazione permette contratti a canone libero».
Sì che, se il centro risulta inavvicinabile da una giovane coppia che intende trovar casa, anche nei quartieri periferici gli affitti sono carissimi: un monolocale di 35 metri quadri a Cisanello costa tra i 500 ed i 550 euro al mese, un alloggio di 80 metri quadri nella zona del Portone tra i 650 ed i 700 euro.
Risulta, allora, più conveniente ricorrere ad un mutuo per acquistare l’abitazione. Oggi circa il 75% dei cittadini pisani vive in alloggi di proprietà. «Sono gli stessi proprietari osserva ancora Cosci ad essere più interessati a vendere che ad affittare. Mi chiedo da tempo: perché a Pisa ogni anno vengono tenuti sfitti oltre duemila alloggi? Mi sono risposto: per creare tensione abitativa e favorire la compravendita».
D’altronde abitare in locazione un appartamento può incidere per il 35 o 40% sul reddito familiare. E se alla famiglia viene a mancare uno o più elementi o se uno dei componenti non ha più un lavoro full-time? «L’inquilino non è più in grado di sostenere le spese. E arriva, in diversi casi, lo sfratto per morosità».
La casistica proveniente dal Tribunale di Pisa parla chiaro: la maggior parte degli sfratti comminati negli ultimi anni sono stati motivati da morosità.
E all’ex inquilino inadempiente, alla giovane coppia con un solo stipendio o al marito e moglie che vivono solo grazie ad una pensione, non resta altro che sperare in un alloggio di edilizia popolare. Ce ne sono circa 3000 in città, diverse centinaia sono stati venduti a privati negli ultimi anni e per recuperare il gap si dovrà aspettare molto tempo.
Per troppi toscani la casa rimane un sogno