Opinioni & Commenti
Se il massone è in consiglio e non si dichiara
Due fatti, abbastanza clamorosi, hanno riportato di attualità un dibattito aperto da più di vent’anni: la necessità di dichiarare la propria appartenenza a qualsiasi associazione e quindi anche alle logge massoniche per politici, amministratori e funzionari pubblici. La premessa, a tutto questo, è che la Toscana, da sempre, è terra fertile per la massoneria. Dunque, dicevamo, due fatti.
Il primo è l’approvazione da parte del Consiglio comunale di Piombino città natale, tra l’altro, del vicepresidente della Camera, il diessino Fabio Mussi di un ordine del giorno che mira ad abolire dallo Statuto del Comune l’obbligo di dichiarare l’appartenenza ad «associazioni lecite di qualsiasi natura». L’iniziativa proposta dallo Sdi ha creato lo scompiglio tra gli alleati. Alla fine la maggioranza dei Ds ha votato a favore insieme ad An e Forza Italia e il provvedimento è passato.
Ora l’argomento è tornato di attualità in questa fase «costituente» per la Regione che sta vedendo la nascita del nuovo Statuto. E anche in Consiglio regionale c’è chi vorrebbe abrogare quella legge. Si tratta di Pieraldo Ciuchi, capogruppo dello Sdi, che ha già mosso i primi passi concreti per «restituire ai toscani il diritto di associarsi liberamente». La sua proposta è stata infatti discussa giovedì scorso dalla Commissione affari istituzionali della Regione.