Toscana

Se i cattolici si mettono in rete

DI PIERLUIGI MILESI*incaricato regionaledella Pastorale sociale della ToscanaPer cultura e tradizione la popolazione italiana non è indifferente alla questione del «dove» vivere: la vitalità (e, per certi aspetti, la debolezza) della condotta culturale ed operativa delle persone e delle comunità territoriali in Italia, è decisamente regionalistica, con non poche accentuazioni localistiche. La fioritura dell’arte e della letteratura, l’assetto del territorio, lo sviluppo artigianale prima e industriale, in seguito, ha mutuato i suoi ritmi da questa caratteristica. Tuttavia, senza sminuirne l’importanza, il convincimento culturale più forte, ispirato al vangelo e ad una tradizione plurisecolare di solidarietà, preme sulle coscienze perché si affronti, prioritariamente e con urgenza, la questione del «come» vivere. La qualità della vita, la tutela dei diritti e l’osservanza dei doveri; la coscienza che è l’uomo il soggetto ispiratore di progetti, vincola le Istituzioni alla ricerca del bene comune che, come si legge nell’enciclica Sollicitudo Rei socialis di Giovanni Paolo II: «è bene di tutti e di ciascuno».

Questo, in buona sostanza, lo spirito che animava un gruppo di cattolici toscani impegnati nella vita sociale e politica, riunitisi nei pressi di Firenze il 30 settembre 2001. Quel giorno è stato presentato ufficialmente un documento «Manifesto per un collegamento sociale cristiano». Il documento, che propone una piano finalizzato a risvegliare nei cristiani un rinnovato e coerente interesse alle vicende sociali e politiche, è il risultato di un cammino, animato e coordinato dal Vescovo Delegato della Pastorale sociale della regione Toscana mons. Gastone Simoni. Riuniti intorno al tavolo erano i Delegati diocesani di pastorale sociale, gli «Amici di Supplemento d’Anima» (un periodico che da anni è diffuso fra i cattolici politicamente e socialmente impegnati), operatori sindacali, politici: li univa il desiderio il cercare una via per ricucire una sorta di tacito, a volte acritico, «strappo» dalla politica e dalla vita sociale. Un modo di fare destinato a rendere sempre più debole, e insignificante, la presenza dei cristiani, quando non addirittura un loro oblio, nei luoghi di progettazione. Per andare oltre questo vicolo cieco, quanti aderiscono al Documento sottoscrivono un impegno a promuovere, un po’ ovunque: nelle Diocesi, nelle Zone pastorali, nei Movimenti di impegno sociale di ispirazione cristiana, ma anche fra le persone che non abbiano un impegni specifici, dei gruppi e «circoli» d’interessamento civile, sociale e politico.

Nel Manifesto si espongono alcune idee fondamentali, presenti nel Magistero sociale del Papa e dei Vescovi, avvalorate storicamente da una apprezzabile storia di impegno politico dei cattolici in Italia.

Si parte dalla convinzione che la «presenza dei cristiani nelle vicende sociali, civili e politiche, finalizzata alla ricerca del bene comune e universale» sia un dovere contenuto nella grande preghiera di Gesù «venga il tuo regno e sia fatta la tua volontà«: una prospettiva irrinunciabile della loro missione nel mondo. Paradossalmente -ma non troppo- proprio il primato della speranza ultraterrena ed eterna accende la speranza evangelica per un’umanità migliore e deve impegnare i cristiani ad un pieno coinvolgimento con le vicende umane. Il disinteresse per le questioni, immense, presenti sulla terra e sui più gravi problemi etico-sociali della società, significa venir meno alla missione dell’annuncio del vangelo ai «poveri» del mondo». In questo non c’è chi non vede l’urgenza di portare, nella politica e nel sociale valori, orizzonti e principi per superare forme di pragmatismo politico e relativismo etico nella gestione della «Res publica».

Il Documento si articola su cinque ambiti di riflessione tendenti a specificare e chiarire la posizione dei «gruppi di collegamento cristiano» in riferimento alla politica. Non vi sono rischi di collateralismo. Si tratta piuttosto di favorire una «nuova stagione di laicità cristiana sui versanti sociali, civili, politici». Si tratta di favorire – si legge nel manifesto – un «risveglio e la «messa in rete» (da qui il «collegamento») di circoli locali o gruppi di base, aiutati da un centro coordinatore tramite un’organizzazione capillare e «leggera» e, soprattutto, formati da persone che «ci stanno», che «ci stanno», nonostante le loro differenze, a tenersi e a restare uniti allo scopo di riflettere e formarsi agli impegni per il bene comune e prendere posizione sui fatti e problemi correnti». Come non cogliere, in questa proposta, un logico e concreto prolungamento di tante positive iniziative promosse dalla Chiesa Italiana, dalle Diocesi, dai tradizionali Movimenti di cattolici impegnati nel sociale, da Centri culturali, ecc. tendente a coinvolgere più persone, a partire dal basso, per cercare una riflessione e una mediazione, la più prossima possibile, ai problemi e alla gente.

Due gli impegni prioritari nelle intenzioni di quanti hanno promosso e sottoscritti, fino ad oggi, l’iniziativa: illustrare, quanto prima, alla stampa gli ambiti del Manifesto e i suoi obiettivi; impegnarsi per creare, dove è possibile, dei gruppi di Collegamento Sociale Cristiano. Un fatto, questo, già da tempo avviato perché in Toscana operano, già, dei gruppi di questo tipo.

E non solo in Toscana. Agli incontri promossi dal gruppo coordinatore erano presenti persone, provenienti dalle varie regioni del Paese; anzi, anche in alcune zone fuori della Toscana vanno costituendosi Gruppi di Collegamento, a testimonianza dell’interessamento a questi obiettivi. Fa ben sperare un condiviso senso d’attesa su questo problema. Ciò è manifesto in una serie di iniziative, simili alla nostra, avviate anche in altre Regioni. Sarà interessante seguire questo fermento: la messa in rete di più esperienze non può che favorire e qualificare la riflessione in atto.

Una sintesi del «Manifesto»

«La presenza dei cristiani nelle vicende sociali, civili e politiche, finalizzata alla ricerca del bene comune locale e universale, è un aspetto irrinunciabile della loro missione nel mondo». Inizia così il primo punto del «Manifesto per il collegamento sociale cristiano». «Il primato della speranza – continua – ultraterrena ed eterna non mortifica ma accende la speranza evangelica di un’umanità migliore, e l’impegno sociale e politico – fatto di preghiera, di cultura, di azione e di collaborazione – è un capitolo del “Vangelo della carità” e dunque è un impegno “sensato” e “obbligato”».

«Come uomini e donne coscienti e responsabili, come uomini e donne credenti, – si dice al secondo punto – non possiamo chiudere gli occhi sulle immani necessità della terra, sui più gravi problemi etico-sociali vicini e lontani, sulla sorte locale e globale dell’umanità. Non possiamo rassegnarci a lasciare la vita del mondo in mano a sistemi ideologici, economico sociali e politici ingiusti, oppressivi, largamente indifferenti alla solidarietà verso le moltitudini più povere e alla vera libertà di ogni essere umano. Non possiamo rassegnarci neppure a che la società sia guidata dal laicismo irreligioso o da un’idea della democrazia legata al relativismo morale e allergica al senso cristiano dell’uomo. E ci opponiamo ovviamente ai fondamentalismi più o meno estremi che strumentalizzano la religione, la nazione e i legittimi interessi dei popoli e delle culture».

«Questa passione per il bene comune – continua il terzo punto – è mossa e qualificata dall’ispirazione cristiana, la quale consiste nell’influsso effettivo dello spirito e del messaggio evangelico nelle concezioni e nelle scelte sociali e politiche di fondo, nelle idee e nei progetti che ne derivano, e al tempo stesso nella prassi concreta, nello stile morale del servizio e dell’azione. La laicità di questa azione – con tutte le sue risorse naturali, le sue competenze, le sue ricerche e le sue giuste dialettiche – non ne viene mortificata ma piuttosto animata, purificata, elevata».

«Ecco perché, nonostante i nostri limiti, – spiega il Manifesto al quarto punto – abbiamo preso l’iniziativa di invitare i fratelli e le sorelle di fede a unirsi con noi non già in un partito o in un’alleanza di partiti – il che ha la sua importanza, ma esula da questo appello – bensì ad unirsi, più numerosi possibile, in un grande rinnovato movimento, che metta radici e cresca, da ogni parte, nella base della società e della comunità credente. Riprendendo la migliore storia del cattolicesimo sociale e politico, si tratta di riportare i laici, cominciando dai giovani, a interessarsi costantemente del bene comune, si tratta di facilitare la loro formazione e preparazione culturale e spirituale in proposito, e di favorire il loro collegamento e, con esso, l’incisività della loro presenza». «Ciascuno ha fatto e potrà fare, più o meno convinto, le proprie scelte di partito o di voto: nessun dogma al riguardo, sebbene sia doveroso cercare di scegliere in maniera seria e coerente» ma «sarebbe inutile – inutile ad ogni livello: locale, nazionale e internazionale – far parte di larghi schieramenti o inventare formule politiche di successo ma perdere l’anima o “svalutare” le grandi ragioni dell’impegno».

«Da queste considerazioni – è scritto nel quinto punto del Manifesto – è nato il Collegamento sociale cristiano (CSC). È nato in Toscana, ma viene proposto – forse osando, forse sognando – ai cattolici di altre regioni. Esso intende servire una nuova stagione di laicità cristiana sui versanti sociali, civili e politici. Intende farlo attraverso la creazione, il risveglio e la “messa in rete” di circoli locali o gruppi di base, aiutati da un centro coordinatore tramite un’organizzazione capillare e “leggera” e soprattutto formati da persone che “ci stanno”, che “ci stanno”, nonostante le loro differenze, a mettersi e a restare insieme al duplice scopo di riflettere e formarsi agli impegni per il bene comune e di prendere posizione sui fatti e i problemi correnti».

L’adesione si fa compilando e inviando una scheda ai seguenti indirizzi: mons. Gastone Simoni , oppure: Ufficio diocesano per la pastorale sociale, piazza Lippi 21, 59100 Prato tel 0574 499739, fax 0574 499738, e mail: milesip@libero.it; «Amici di Supplemento d’anima», presso A.M. Cuccuini, Via di Novoli 73f, 50127 Firenze; Luigi Bottazzi, Via S.Rigo 85, 42050 Rivalta, Reggio Emilia.