Italia
Se guerra, pace e Regione dividono i cattolici
Ma la guerra può anche e solo dividere. E per assurdo sembra dividere soprattutto i cattolici, che al contrario dovrebbero trovarsi uniti sul valore della pace, senza «se» e senza «ma» e soprattutto senza destra e senza sinistra. Non è fuori luogo, infatti, pensare che anche la lettera aperta al presidente della Cet, l’arcivescovo di Pisa Alessandro Plotti, e agli altri vescovi della Toscana a firma degli 11 componenti i gruppi di Forza Italia e dell’Udc in Consiglio regionale, sia lo strascico di recenti polemiche che per certi versi hanno coinvolto anche il nostro e altri giornali sulle dichiarazioni di alcuni responsabili di associazioni cattoliche.
La lettera in questione, però, parte dal contestare le «due intese sui Beni culturali e sull’assistenza religiosa nelle realtà sanitarie, che la Conferenza episcopale toscana ha firmato con la Regione, e ancora come si legge nella missiva dei progetti di collaborazione fra Cet e Governo regionale su altri temi quali, tra gli altri, il welfare, la qualità e la quantità del lavoro».
Gli 11 firmatari contestano il «metodo» e l’«oggetto», fidandosi più dei resoconti di chi a quell’incontro non c’era rispetto a chi c’era.
Crediamo si possano anche contestare i vescovi se invitano a certe manifestazioni che non condividiamo, ma è davvero grave il solo dubitare che non siano attenti, come lascia intuire la lettera, alla «difesa della vita dal concepimento fino al suo termine naturale» o al «sostegno adeguato e non puramente verbale alle famiglie fondate sul matrimonio». Con in più la presunzione di ergersi quasi a paladini unici di questi valori. «Lei può stare certo, Eccellenza si legge nella lettera , che non sarà l’amarezza di tali constatazioni che ci fermerà nella difesa di questi valori». Sapendo poi che tra quelle 11 firme c’è anche chi quei valori non è che li condivide proprio del tutto (vedi ad esempio le recenti prese di posizione in Consiglio regionale sulla pillola abortiva).
Qualcuno a questo punto ci accuserà di meschineria, o quantomeno di scarso stile, perché attacchiamo i colleghi degli altri giornali e che così facendo scarichiamo sugli altri i problemi tutti interni al mondo cattolico e che magari i vescovi stessi non vogliono prendere di petto (vedi la recente polemica con «Il Giornale»). Ma è certo che l’operazione dell’«Unità» (che è sul fronte opposto al «Giornale») non è corretta soprattutto perché quella dichiarazione trasformata in «fondo» compare con un proprio titolo, tutto sommato positivo («Costruiamo una pace vera»), ma strumentalmente sotto a quello a tutta pagina di ben altro tenore e non corrispondente al vero: «La destra ringrazia le bombe e ignora gli aiuti».
Sarebbe allora opportuno anche per i vescovi usare più prudenza, tenendo conto che tante interviste, sia pure richieste con insistenza, possono nascondere un secondo scopo.
Infine, offriamo ai laici cattolici, più o meno impegnati in politica o nel sociale, una riflessione ad alta voce: non sarà che stiamo facendo il gioco di chi vuole che questa nostra presenza, già ampiamente minoritaria, sparisca del tutto?
Dice Plotti nel messaggio pasquale alla propria diocesi: «La pace non è di destra, né di sinistra e per noi cristiani è dono di Dio, che si realizza e si diffonde attraverso il Magistero della Chiesa, che sempre ha predicato la pace e la fraternità tra gli uomini».
Ha detto l’arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli, nella Messa per i politici: «È certo un grande progresso etico e civile il diffondersi generalizzato del desiderio di pace…. È di somma importanza che si diffonda la cultura dei diritti umani, universali, inviolabili e inalienabili: la Chiesa è in prima fila nella promozione di questi diritti inscindibilmente connessi con la dignità di ogni persona umana. È giusto che l’animo si infiammi per la libertà, la giustizia, la solidarietà, la pace».
Quello che dice il Papa, come si legge nell’editoriale di questo numero, è semplicemente «magistero»: non si tira da una parte e dall’altra. Noi cattolici invece stiamo qui a dire chi è di destra e chi è di sinistra. Forse sarà il caso di smetterla.
Intesa Cet-Martini: la lettera aperta dei consiglieri regionali di Fi e Udc