Pisa

SE DIO CHIAMA, TI VUOLE BENE

La liturgia della IV domenica di Pasqua non lasciò dubbi a Paolo VI quando, ormai più di 45 anni fa, scelse proprio la figura del Buon Pastore per celebrare la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni; continua ad affascinarci anche oggi il mistero di quel Pastore che «conosce le sue pecore ed è riconosciuto da esse, che offre la vita per loro, che cammina innanzi a loro, come esse lo seguano e non vadano mai perdute» (cfr. Gv 10): un mistero che la comunità è invitata a vivere in maniera straordinaria domenica 3 maggio. Come riuscire a trasformare la nostra pastorale ordinaria in pastorale vocazionale? Non c’è da aggiungere niente a ciò che quotidianamente celebriamo, viviamo e annunciamo. Solo alcune proposte per l’anno.Consapevole di essere stato chi-amato! Non dare mai per scontata questa verità è rendere la nostra vita ogni giorno ancor più vocazionale: non è forse il percepire che l’esistenza di ognuno di noi non è pilotata dal caso o dal destino, ma che è sostenuta da un Dio che mi ama e per questo mi chiama, che fa quella stessa esistenza chi-amante?Dice Tonino Bello in una sua testimonianza: «Vocazione. È la parola che dovresti amare di più, perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio. È l’indice di gradimento presso di Lui, della tua fragile vita. Sì, perché se ti chiama vuol dire che ti ama. Gli stai a cuore, non c’è dubbio. In una turba sterminata di gente, risuona un nome: il tuo. Stupore generale!».Sì: stupirmi, meravigliarmi ogni giorno, di nuovo, della mia vocazione, perché, fra milioni di progetti possibili, il Signore mi ha chiamato a questa vita e in questa mi chiama a realizzarmi.Ogni vocazione nasce dalla in-vocazione (NVNE 27/a) È solo la preghiera che può attivare nel cuore di tanti giovani quel lento processo di consapevolezza di essere chiamati e perciò amati. È la prima e forse l’unica «strategia» vocazionale che ci riporta il Vangelo «pregate il Padrone perché mandi operai» (cfr. Mt 9,38) e che, non può essere facoltativa o accessoria. Una preghiera che chiede il dono di nuove vocazioni, ma che sostiene ognuna delle tante che fanno già «bella e unica» la nostra Chiesa pisana. Dalle ore di adorazione eucaristica di tante nostre parrocchie alle intenzioni durante la liturgia, dai rosari di tanti nostri anziani alla preghiera dei nostri gruppi giovanili, dal ricordo di tanti sì passati al grazie per i tanti sì di oggi: è il vero Monastero Invisibile, che non si vede, ma si avverte nelle relazioni e si sperimenta nel tempo, che come rete ci unisce in maniera indissolubile alla Chiesa e al Signore.Riscoprirci pro-vocanti! : certamente una vita che è contenta e realizzata è già una provocazione vocazionale, ma soprattutto a noi consacrati è richiesto oggi più che mai di essere anche pro-vocanti!Si racconta che un vescovo, per misurare il termometro pro-vocante nei propri preti, chiedesse loro semplicemente: «quanto tempo è che non proponete a un giovane una vita dedicata totalmente al Vangelo, con la domanda “ma tu ci hai mai pensato?”».Può essere una battuta, ma se pensiamo che probabilmente per molti di noi l’avventura è iniziata così, allora provocare le risposte è parte integrante della pastorale vocazionale.«So a chi ho dato la mia fiducia» (2 Tim 1,12) è lo slogan che il CNV ha scelto per il nostro cammino: fiducia che ognuno di noi, rispondendo al Signore, ha riposto in Lui, fiducia che Lui ha avuto per primo verso di noi. In questo fidarci reciproco continuiamo a lavorare e pregare perché «il Signore mandi operai».*parroco di Oratoio, direttore del Centro diocesano vocazioni Durante la veglia di preghiera in San Paolo a Ripa d’Arno di giovedì 7 maggio, Federico Franchi, Federico Mancusi, Lorenzo Bianchi e Carlo Figlié chiederanno all’arcivescovo di essere ammessi ufficialmente tra i candidati al presbiterato.Molte altre sono le iniziative pensate per maggio e giugno dal Centro diocesano Un mese per le vocazionidi Caterina GuidiIl più giovane è Federico Franchi, 23 anni, di Pontedera. È cresciuto nella parrocchia di San Giuseppe, nel gruppo dei ministranti; poi l’esperienza del servizio civile nella Caritas diocesana, infine la decisione di entrare in seminario. Anche Federico Mancusi, 36 anni, è di Pontedera. È stato animatore di gruppi giovanili e ministrante, e nella sua crescita di fede hanno inciso anche l’esperienza di terziario francescano e di ministro straordinario della comunione e l’imprinting ricevuto in famiglia; oggi è anche studente di architettura. Lorenzo Bianchi, 32 anni, viene invece da Fornaci di Barga, dove ha frequentato la parrocchia, l’oratorio e i gruppi giovanili; dice: «anche le esperienze diocesane – la Giornata mondiale della gioventù, le veglie o le festegiovani – hanno avuto un ruolo importante nella mia vocazione». Il lavoro e il volontariato nel gruppo «Per servire», con i portatori di handicap, sono stati invece la culla della chiamata di Carlo Figliè, 39 anni: «già verso i 20 anni sentivo che questo poteva essere il desiderio del Signore per la mia vita; però in quel momento dovevo aiutare la mia famiglia, così ho rimandato ogni scelta. Quando sono entrato in Seminario l’ho fatto con ancora maggiore consapevolezza». Storie ed esperienze diverse che hanno portato tutte alla decisione di servire Cristo e la Chiesa più da vicino.Federico Franchi, Federico Mancasi, Lorenzo Bianchi e Carlo Figliè giovedì 7 maggio chiederanno all’arcivescovo di essere ammessi ufficialmente tra i candidati al presbiterato.Oggi in seminario ci sono 14 giovani, alcuni all’inizio del cammino, altri già al quarto anno di studi. Tre di loro hanno partecipato negli anni ai weekend vocazionali «In cerca di Te». Ognuno porta il contributo della sua storia e della sua sensibilità: «ci sono alcuni che provengono dai movimenti ecclesiali, altri  dalle parrocchie – raccontano i candidati – Due, Matteo Orazini e Giovanni Cartoni, la scorsa estate si sono recati in missione, nello Yucatan, e, di recente, hanno partecipato a Roma al Convegno nazionale missionario seminaristi, a Roma: queste loro esperienze rappresentano una ricchezza per la nostra comunità». Maggio è il mese che la Chiesa dedica interamente alle vocazioni. Primo appuntamento, la Giornata mondiale del 3, domenica del buon pastore, ormai da 46 riservata alla preghiera perché il Signore mandi operai; quegli operai che – anche nella nostra diocesi – sono via via più anziani e sempre meno numerosi.  Il 7 maggio alle 21, nella chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno la diocesi pregherà assieme a monsignor Benotto, e si radunerà attorno ai quattro seminaristi candidati all’ammissione. Una novità di quest’anno è l’incontro fra i ministranti e l’arcivescovo, fissato per sabato 9 maggio: appuntamento in seminario alle ore 15 per conoscersi, pregare insieme e riflettere sul servizio all’altare come segno di carità verso la Chiesa; a seguire festa insieme fino al tardo pomeriggio… sulle orme di san Paolo, provando a reinterpretare attraverso il gioco la figura dell’Apostolo che fu uno dei primi a servire le comunità cristiane degli inizi. Mese delle vocazioni e mese mariano, a Maggio la Chiesa affida tutte le chiamate -quelle già comprese, quelle di chi si prepara a fare una scelta di vita e quelle di ancora non ha capito il disegno di Dio – a Maria, prima discepola di Gesù e prima ad averlo accolto con il suo sì. Perciò, da qualche anno il rosario dei giovani con l’arcivescovo – un’iniziativa promossa dal Servizio di pastorale giovanile – è dedicato alla preghiera particolare per le nuove vocazioni. La data che i giovani (e non solo loro) devono segnare in agenda è quella del 20 maggio, quando, alle ore 21, si ritroveranno al santuario della Madonna dell’Acqua in Cascina.  Ma le iniziative del Centro diocesano vocazioni e della pastorale giovanile non si esauriscono qui. Si prosegue oltre il mese di maggio, con il pellegrinaggio a piedi a Montenero, fissato per sabato 6 giugno; il titolo scelto per questo appuntamento – «Perché mandi operai» – invita ancora a pregare per le vocazioni, perché il Signore susciti nuovi sacerdoti e aiuti nel ministero chi ha già detto il suo «sì». Intenso il programma per la giornata: ritrovo in piazza Arcivescovado e partenza alle ore 7. La prima sosta sarà a San Piero a Grado, per recitare la preghiera delle Lodi. Il cammino proseguirà verso Stagno, dove i pellegrini si fermeranno per consumare un pranzo al sacco. Ultima tappa prima dell’arrivo a destinazione, la chiesa dell’Apparizione a Livorno, dove ci sarà l’incontro con l’arcivescovo. Qui, intorno alle ore 15.30, coloro che non avranno seguito il percorso intero potranno unirsi al pellegrinaggio. La conclusione della giornata sarà naturalmente al santuario, con la celebrazione della Messa presieduta da monsignor Benotto e prevista per le ore 17.