Toscana

«Scusa, cos’è la mafia?» Al centro estivo parrocchiale si imparano i valori della città

Anche la parrocchia di San Jacopino ha organizzato i centri estivi. «Con grande fatica, coinvolgendo tanti adulti, ma ci siamo riusciti. Tre settimane davvero impegnative» spiegano gli organizzatori. 70 ragazzi coinvolti, 30 educatori, 10 adulti addetti «alla sanificazione». «Abbiamo mantenuto le distanze, erogato litri di disinfettante, pulito spesso bagni e luoghi comuni, firmato liberatorie, misurato la febbre, coinvolto i genitori. Senza contare poi i giochi, i laboratori, i video, le preghiere. Insomma è stato un grande sforzo collettivo. Ma…. Ne è valsa la pena».Il tema portante è stato Fiorenza e la sua storia. I quartieri, i 4 colori del calcio storico con le loro basiliche. Le Arti maggiori e le Arti minori, le loro sedi, gli stemmi, i santi patroni. «Essendo vicino al centro – racconta Massimo Fratini, consigliere comunale di Firenze ma anche educatore in parrocchia – abbiamo visitato luoghi importanti: Orsammichele, la vera sede delle Arti, il museo di parte Guelfa – sede del calcio storico –  piazza della Signoria, il museo della Misericordia, Calimala e l’arte della Lana. Abbiamo visitato il museo di arte sacra delle Cascine, il laboratorio orafo di Paolo Penko e le arti “minori” ancora presenti a san Jacopino: il beccaio(macellaio), il vinaio, il fornaio, il chiavaiolo, il fabbro…. E infine Palazzo Medici Riccardi con Ricciardo Artusi». Tra tutte queste esperienze però, secondo Fratini, quella più significativa è stata la visita non programmata all’olivo della pace in via de’ Georgofili: «Passavamo da via Lambertesca e abbiamo cominciato a parlare dell’attentato. È uscito un commerciante che ci ha fatto vedere le foto del 27 maggio 1993. Ci ha portato la sua testimonianza. Siamo stati nel luogo della macchina piena di esplosivo, abbiamo toccato l’olivo, letto la poesia «il tramonto» di Nadia Nencioni, uccisa a 8 anni nell’attentato. Abbiamo visto i danni al museo degli Uffizi. Non ho mai visto i ragazzi così attenti e rispettosi. Sono rimasti davvero colpiti dal racconto».Un episodio che dimostra quanto sia importante portare i ragazzi nei luoghi della memoria per poter tramandare valori e insegnamenti che servono alla loro crescita e a quella degli educatori. «Una bambina mi ha chiesto: “scusa, Massimo, io non ho capito una cosa: ma cos’è la mafia?”. Vi confesso: mi sono commosso. Ho potuto spiegare in maniera semplice e lineare concetti come violenza, sopraffazione, amore, libertà, poesia, testimonianza. Nessuno era distratto. Anche questo ci è richiesto per fare educazione: tramandare la memoria dei valori importanti».