«Credo che la presenza delle scuole cattoliche a Prato si caratterizzi per alcune specificità che fanno bene alla comunità pratese. Da un lato l’accoglienza e l’attenzione alle situazioni di difficoltà, ai disabili, agli extracomunitari, dall’altro la possibilità che le nostre scuole offrono di avere servizi più prolungati e una flessibilità che può essere di aiuto alle famiglie». Parola di Leonardo Alessi, presidente regionale della Fism (Federazione italiana scuole materne), che gestisce la Fondazione Scuole Libere, l’ente che da un anno ha preso in gestione tre istituti paritari a Prato: la scuola Maria Immacolata di San Martino a Coiano, la scuola di Santa Caterina al Soccorso e la Charitas di Vaiano. Le prime due sono scuole dell’infanzia e paritarie: la Charitas invece è solo una scuola dell’infanzia.Perché avete deciso di subentrare anche a Prato?«La realtà di Prato dal punto di vista delle scuole cattoliche ha una sua storia e una sua solidità: anche il numero di scuole primarie – otto – presenti nel capoluogo è molto alto, e 20 scuole infanzia testimoniano che il mondo cattolico pratese si è sempre dedicato a operosità a questa realtà educativa. Il nostro intervento per subentrare nella gestione di alcuni di questi istituti va proprio nella direzione di mantenere la continuità del servizio educativo».Da quanto tempo siete qui?«Da un anno. La rete di cooperative nata dalla Fism regionale opera su tutto il territorio toscano, con interventi a Lucca, Livorno, Pistoia, Arezzo e Siena. A Prato siamo arrivati perché ci è stato chiesto un aiuto da parte della Diocesi che ha pensato a noi come soggetto che garantisse a queste scuole una corretta amministrazione e il mantenimento del loro indirizzo. Anche gli insegnanti sono rimasti quasi tutti gli stessi».Che cosa offrono alla città, nel complesso del servizio scolastico?«Rappresetano una percentuale importante: senza quella paritaria, la scuola pratese non potrebbe raggiungere la generalizzazione dell’offerta. Sono scuole aperte al territorio».Perché una famiglia dovrebbe scegliere di iscrivere il proprio figlio in una scuola cattolica?«In un contesto in cui c’è una relativizzazione di certi valori, la scuola cattolica rappresenta un porto sicuro in un contesto di dialogo e apertura su questioni oggi molto dibattute. Hanno un loro orientamento e una decisione chiara rispetto a quello che il mondo dice. Inoltre c’è un tema di attenzione educativa frutto della grande tradizione tramandata da preti e religiose che hanno fondato le nostre scuole con una loro specificità e attenzione alla persona. Credo inoltre che il tema della partecipazione delle famiglie alla vita delle scuole cattoliche pratesi sia un incentivo importante, che aiuta a trovare il senso della comunità scolastica».Spesso quando si parla delle scuole cattoliche, si pensa alla retta da pagare ogni mese.«La Regione Toscana ha emanato da oltre 10 mesi un provvedimento, al suo secondo bando, sul buono scuola per l’infanzia. Questo prevede una percentuale di abbattimento delle rette in relazione a chi abbia determinati requisiti in base all’Isee: è un segnale che certe barriere stano cadendo e che anche in un momento di crisi si superano certe ideologie. Senza contare che le scuole hanno attenzioni particolari per le difficoltà delle famiglie».Che futuro vede lei per questo servizio in generale?«Dal Presidente del Consiglio è stata lanciata un’iniziativa sulla scuola e sono rammaricato dal fatto che sia stata esclusa la scuola paritaria, che pure coinvolge 1 milione di famiglie, 100mila dipendenti. Ci adopereremo perché venga inserita in questo tentativo di riforma, perché la scuola paritaria e quella statale sono le due gambe del sistema nazionale di istruzione. C’è bisogno di un rapporto costruttivo per superare la barriera che è presente da più di 7 anni al finanziamento alla scuola paritaria, spunto per ripensare tutta la scuola. Se invece permarranno situazioni di autoconservazione, vedo per noi un futuro molto difficile: solo nell’ultimo anno in Toscana abbiamo chiuso 10 scuole».