Toscana

SCUOLA, LA REGIONE TOSCANA RICORRERA’ ALLA CORTE COSTITUZIONALE SUL DECRETO GELMINI; DIBATTITO IN CONSIGLIO REGIONALE

“La Giunta regionale ha espresso un giudizio negativo sull’insieme dei provvedimenti adottati dal Governo e intende assumere una forte iniziativa relativamente al dimensionamento scolastico con la predisposizione di un ricorso presso la Corte costituzionale ritenendo che la programmazione scolastica sia di esclusiva competenza regionale”. Così il vicepresidente dell’Esecutivo Federico Gelli ha risposto ad un’interrogazione presentata dai consiglieri del Pd Nicola Danti e Marco Remaschi nella quale si chiedeva, tra l’altro, se la Regione “intende assumere nei confronti del Governo concrete iniziative circa la previsione di riduzione e accorpamento degli istituti scolastici nei piccoli comuni; e se si siano previste azioni che mitighino i disagi per gli utenti colpiti dalla drastica riduzione dei servizi scolastici offerti, o addirittura privati della possibilità del godimento del diritto allo studio”. Gelli ha riferito che la Giunta “non è ancora a conoscenza dei reali intendimenti del Governo nazionale, ma si esprime negativamente a provvedimenti quali il taglio di 130mila posti previsti per la scuola a livello nazionale e il ritorno all’insegnante unico nella scuola primaria, che avrà come conseguenza un grande arretramento nella qualità dei processi educativi e ridurrà fortemente la possibilità del tempo pieno”.Per Gelli la predisposizione del ricorso annunciato è in linea con l’intendimento della Giunta a “proseguire nelle politiche per la salvaguardia dei servizi fino qui attuati nei territori montani”. “In particolare – ha evidenziato il vicepresidente – sul fronte dell’assicurazione del sostegno finanziario che privilegia i comuni in situazioni di disagio”. “La Giunta ribadisce quindi l’impegno a sostenere quei progetti innovativi in cui ciò che conta è lo studente e la sua crescita. La scuola – ha concluso Gelli – deve essere concepita come una vera e propria comunità di ricerca, dove l’apprendimento è basato sull’esperienza”.“Il ruolo e la funzione della scuola pubblica italiana sono a rischio”, ha detto la vicepresidente del gruppo Sd in Consiglio regionale Bruna Giovannini, prima firmataria di una mozione presentata insieme a consiglieri del Pd, Pdci, Prc, Verdi e Ps in cui si chiede alla Giunta di “manifestare la propria contrarietà al taglio di 7,8 miliardi di euro per i prossimi tre anni della spesa per l’istruzione deciso dal Governo e ai conseguenti provvedimenti del ministero della Pubblica Istruzione”. Secondo la vicepresidente, gli interventi già decisi dal Governo (taglio di circa 100.000 insegnanti e di oltre 40.000 non docenti, possibile riduzione del tempo pieno nelle elementari e di quello prolungato nelle medie, riduzione a 30 ore dell’orario settimanale negli istituti tecnici e professionali, riduzione di un anno del percorso di studi delle scuole secondarie di secondo grado, accorpamento delle classi di concorso, ulteriore taglio degli insegnanti di sostegno e accorpamento delle scuole con meno di 500 o 600 alunni), sono scelte che “comportano nei fatti l’abbandono del diritto universale all’istruzione pubblica garantito dalla Costituzione e la rinuncia a fare del sistema scolastico il perno dello sviluppo socio-economico del Paese e della crescita delle nuove generazioni”. “La scuola italiana necessita di serenità, attenzione, di un processo di profonda riforma e che non può diventare il luogo privilegiato dello scontro politico”. Così la consigliera azzurra Stefania Fuscagni ha illustrato la mozione sulle “prese di posizione assunte della Regione e dell’assessore all’Istruzione”. “In questi anni – ha evidenziato Fuscagni – la sinistra ha altamente ideologizzato ogni iniziativa che veniva presa in ambito scolastico anche là dove si trattava di mettere in atto, come nel caso della Legge 53, puri adeguamenti tali da rendere il sistema scolastico italiano competitivo rispetto agli altri sistemi europei”. Per la consigliera azzurra, le iniziative messe in campo dal Governo Berlusconi “hanno introdotto modifiche di assoluto buon senso e di cui si sentiva da anni la necessità. Penso alla reintroduzione del voto in condotta, il ripristino dello studio dell’educazione civica, il ritorno ad un giudizio sugli apprendimenti attraverso la valutazione numerica a sostituzione di giudizi nebulosi e spesso incomprensibili per gli studenti e le famiglie, la reintroduzione del maestro unico che risponde all’esigenza pedagogica di dare maggiore unitarietà educativa e formativa permettendo anche una migliore integrazione tra scuola e famiglia superando la dispersione di questi anni”. Per Fuscagni quindi, “la polemica sulla soppressione del tempo pieno è del tutto priva di fondamento dal momento che è dimostrato come l’introduzione del maestro unico potenzierà l’offerta formativa pomeridiana”. La battaglia inscenata sulla scuola in questi giorni è soprattutto ideologica. Questo il parere di Giuliana Baudone (An-Pdl), secondo la quale “la sinistra doveva cercare per forza qualcosa per cui scendere in piazza e ha scelto la scuola, ma per fortuna gli italiani non sono sciocchi”. Baudone ha osservato che dopo decenni in cui il paese ha vissuto sopra le proprie possibilità, adesso i tagli alle spese sono necessari. Ed è necessario effettuare tagli alla scuola italiana così come strutturata, che secondo l’Ocse è inefficiente oltre che troppo costosa. “Dobbiamo dunque cambiare e lasciar perdere le ideologie – ha concluso la consigliera -. La figura del maestro unico serve a crescere e deve essere poi affiancata da altre figure per l’insegnamento di materie come inglese, musica, educazione fisica”.“Una bruttissima pagina per la democrazia italiana, quella scritta con le iniziative del ministro Gelmini, tanto che la fascia nera al braccio dovremmo mettercela tutti”, è al contrario il giudizio di Eduardo Bruno (Comunisti italiani). “Si tagliano gli insegnanti quando invece essi andrebbero aumentati – ha detto il consigliere – e così si pensa di affrontare fenomeni come il bullismo. Evidentemente la destra ha bisogno di più ignoranti e così ha deciso di minare alla base la Costituzione italiana”. “Fare meno scuola – ha proseguito Bruno – significa introdurre un principio classista: chi ha soldi manderà i figli alle scuole private, chi non ne ha lascerà i figli in mezzo alla strada”. Per questo secondo Bruno la protesta di questi giorni non basta ed è necessaria una protesta forte, un’iniziativa aperta verso l’esterno.Per Alberto Magnolfi (Fi-Pdl) sono da condannare aspramente i tentativi di mistificazione della realtà di cui anche alcune istituzioni si fanno partecipi e la diffusione di messaggi sbagliati e devastanti. “I provvedimenti varati dal ministro Gelmini non intendono certo essere la soluzione di tutti i problemi della scuola – ha commentato il consigliere – però sono un segnale: il segnale che la scuola deve guardare soprattutto al compito di trasmettere valori, di formare i cittadini, di educarli alla responsabilità e anche di abituare i giovani alle difficoltà che nella vita sicuramente incontreranno”.L’assessore alla cultura Paolo Cocchi, in un intervento che lui stesso ha definito “ideologico”, ha affermato che la scuola è un’infrastruttura complessa, che ha numerosi obiettivi e che assomiglia un po’ a un servizio sanitario, che deve curare malattie lievi e gravi. “Il ’68 ha distrutto l’autoritarismo – ha proseguito Cocchi – ma anche l’autorità e l’autorevolezza; e non si può educare senza autorità e autorevolezza. Ma se oggi i ragazzi nelle scuole distruggono i bagni non è per colpa del ’68, che c’è stato quaranta anni fa, ma per colpa delle tensioni sociali attuali. I valori oggi li trasmette la televisione, ed è con le conseguenze disastrose di questo che stiamo cercando di lottare. La destra su questo ha un’egemonia culturale molto confusa, che va dal grembiulino al crocifisso fino alle lezioni in lingua lombarda. Sarebbe necessario che si chiarisse le idee, per dare un messaggio coerente agli italiani”. Passa con i voti dei gruppi di maggioranza e il voto contrario dell’opposizione la mozione “sulla riduzione della spesa per l’istruzione, il taglio degli insegnanti e l’accorpamento delle scuole”, sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza, prima firmataria Bruna Giovannini (Sd). Il dibattito sulla riforma della scuola si è concluso infatti con la messa in votazione di due mozioni. Respinta una mozione “in merito alle prese di posizione della Regione Toscana e dell’assessore all’istruzione” sulle iniziative del Governo in materia di istruzione, sottoscritta da Forza Italia-Pdl e Alleanza Nazionale-Pdl, prime firmatarie Stefania Fuscagni (Fi-Pdl) e Giuliana Baudone (An-Pdl).