Scuola e università
Scuola, in Toscana 2mila studenti cambiano istituto superiore entro primo anno
Il report di Acli Toscana sarà presentato durante la festa a Pisa in programma il 15 e il 16 settembre: oltre 6mila trasferimenti in un anno. Il presidente Giacomo Martelli: “Regione ha raddoppiato investimenti su orientamento, quella è la strada”
Ogni anno in Toscana circa 6mila studenti chiedono di cambiare scuola, trasferendosi ad un altro istituto secondario superiore: è una cifra di oltre 16 spostamenti per scuola l’anno che colloca la regione al terzo posto in Italia, dopo Liguria (17,4) ed Emilia Romagna (19,1), oltre la media del paese (13,8). Sono i dati che emergono dall’ultimo report realizzato dall’Iref (Istituto di ricerche educative e formative) per conto di Acli Toscana, sull’anno 2021/22.
Sempre in Toscana il 32,8% degli studenti che cambiano (circa 2mila su un totale di iscritti di 167mila) decide di farlo al primo anno, mentre la tendenza si diluisce avanzando: 28,0% al secondo anno, 21,6% al terzo. Dati che verranno presentati in occasione della festa Acli in programma per il 15 e 16 settembre al circolo Tellini di San Prospero.
“Le cause di questo fenomeno – commentano Giacomo Martelli ed Elena Pampana, rispettivamente presidente e vicepresidente Acli Toscana – possono avere origini differenti: dagli scarsi risultati conseguiti alle difficoltà nei rapporti personali con insegnanti e compagni, passando per la mancata corrispondenza con le aspettative iniziali”.
Il trend richiede attenzione perché, al netto del fatto che esista una componente fisiologica che porta al cambiamento di scuola, la fase di adattamento ad un contesto nuovo può rallentare la formazione degli studenti.
“Le contromisure – conclude la riflessione il presidente Martelli – passano come sempre dalla prevenzione. Nell’ultimo quinquennio la Regione Toscana ha stanziato una cifra dedicata all’orientamento che è raddoppiata rispetto agli anni precedenti. Lavorare in questa direzione, aiutando i giovani a conoscersi meglio e a fare scelte adeguate, è la strada che dobbiamo continuare a percorrere per gestire il fenomeno”.