Vita Chiesa
Scuola, famiglia: se manca il coraggio di educare
di Jacopo Masini
L’educazione come emergenza cui rispondere prontamente, il ruolo degli educatori come figure di riferimento, la condivisione di un orizzonte ampio di valori in cui riconoscere non solo la medesima matrice culturale, ma anche la direzione verso cui tendere per una crescita effettiva e capace di dare senso a tutta la vita. Sono tematiche oggigiorno attuali nel contesto socio-culturale in cui giovani e adulti si trovano a vivere, nella comune percezione che qualcosa è cambiato, che è in atto una crisi dell’educazione e della comunicazione di idee e contenuti formativi.
È con estrema passione che Giuseppe Savagnone, docente di Storia e filosofia nei licei statali, editorialista di Avvenire e di Toscanaoggi e direttore del Centro per la Pastorale della cultura della Diocesi di Palermo, parla di queste tematiche nel suo intervento sull’«emergenza educativa» in occasione dell’apertura di una nuova libreria Elledici a Firenze, e a seguito della pubblicazione del volume Il coraggio di Educare con Alfio Briguglia.
«Ormai sono venuti meno i criteri, le categorie per educare. Siamo sommersi di ricette pragmatiche ma praticamente inutili – commenta con realismo il professore – L’idea di fondo è che l’emergenza educativa deve essere affrontata da vari punti vista, attraverso un confronto permanente e una sincera cooperazione tra tutti coloro che sono chiamati in qualche modo a lavorare con i giovani. Famiglia, scuola, Chiesa, società civile, hanno tutte qualcosa da dare alle nuove generazioni, ognuna con le sue competenze. Ma bisogna lavorare insieme, perché nessuno può illudersi di fronteggiare da solo i problemi che oggi si pongono in un contesto storico radicalmente diverso da quelli a cui eravamo abituati». Un confronto che restituisca agli educatori «una visione di fondo, significati dei valori stessi e della missione cui sono chiamati, in una società che distrae dall’essenziale, ma che, tuttavia, deve essere percepita in alcuni tratti come positiva e ricca di spunti di riflessione di formazione, e che dunque non deve essere rifiutata in toto».
La scuola e i giovani. Un binomio complesso e a volte denso di conflitti. «La scuola è nel pieno dell’abdicazione del suo ruolo educativo: si assiste ad un eccessivo soffermarsi sulla dinamica didattica di istruzione senza, in alcuni casi, dedicarsi a fondo sull’educazione, sulla trasmissione di coordinate di riferimento che la famiglia può essere incapace di donare. Istruire diventa allora qualcosa di necessario, ma ormai non più sufficiente».
I giovani e la famiglia. Un altro terreno di contrasti e di difficoltà. «È in piena crisi – commenta Savagnone – il ruolo dell’autorità intesa non come imposizione dall’alto di verità indiscutibili, ma come reciproco riconoscimento di ruoli differenti nella propria dignità e opportunità. Attraverso il dialogo, il confronto sereno e costruttivo anche i genitori possono e devono lasciarsi educare dai figli, pur nel concreto ed effettivo riconoscere nell’interlocutore qualcuno diverso per ruolo, ma compagno nello stesso cammino».
«Educare significa sempre correre il rischio delle libere scelte dell’altro – aggiunge Savagnone. All’educatore spetta il compito di renderle consapevoli e, per ciò stesso, veramente autonome, specie in un momento come questo, in cui molti fattori (si pensi al peso della pubblicità e delle mode) tendono a creare conformismo e superficialità. Certo non si può far ricadere tutta la responsabilità dell’esito di questo compito sugli educatori. Bisogna tener conto che nella società contemporanea famiglia, scuola, parrocchia, che un tempo avevano quasi il monopolio dell’educazione, sono ormai in gran parte scavalcate dal grande fiume mediatico in cui tutti, giovani e adulti, siamo immersi. Ma proprio l’irrompere di nuove forme di comunicazione, che ormai influenzano i nostri ragazzi in modo decisivo, non giustifica la rinunzia all’impegno educativo, anzi non fa che confermarne l’urgenza. I mezzi che le nuove tecnologie ci offrono non vanno demonizzati. Il problema è di imparare ad usarli in modo corretto. Ma per questo, non c’è altra risorsa che l’educazione. Solo che adesso quest’ultima deve imparare a misurarsi con questi nuovi compiti, recuperando una consapevolezza delle grandi coordinate che le sono proprie e che possono consentirle di agire anche in questo nuovo contesto culturale».
Situata nello stesso punto dove sorgeva la Libreria Salesiana, vero punto di riferimento per la zona di Piazza Alberti anche per le famiglie degli studenti delle scuole del quartiere, essa incarna tre importanti qualità, come lo stesso Arcivescovo di Firenze ha avuto modo di sottolineare nel suo discorso di saluto: «L’essere una libreria indica prima di tutto farsi carico dei bisogni intellettuali il cui nutrimento è fondamentale per la crescita di tutti. Una libreria però cattolica, e dunque portavoce dei valori della cultura cattolica che difficilmente trovano spazio nella maggior parte dei media. E poi salesiana: nello spirito educativo proprio di San Giovanni Bosco c’è tutto l’impegno per la formazione dell’identità e la crescita del cristiano».
Alla visita dei locali e alla benedizione dei medesimi e delle persone accorse per l’occasione, ha fatto seguito la conferenza tenuta da Giuseppe Savagnone, docente di Storia e filosofia nei licei statali, editorialista del quotidiano “Avvenire” e direttore del Centro per la Pastorale della cultura della Diocesi di Palermo, che ha parlato sull’ Emergenza Educativa, un tema importante su cui la Chiesa Italiana stessa intende dedicare l’attenzione durante il prossimo decennio. All’argomento, Savagnone ha dedicato insieme a Alfio Briguglia il saggio «Il coraggio di Educare» (Elledici, 110 pagine, 7 euro).