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Scuola, facciamo appassionare i ragazzi a verità e bellezza

Gli auguri di buon anno scolastico ai ragazzi che tornano in classe da parte di mons. Roberto Campiotti, vescovo di Volterra e delegato Cet per l’educazione cattolica e la scuola

Mons. Roberto Campiotti, vescovo di Volterra e delegato Cet per l’educazione cattolica e la scuola

Come ogni settembre, le campanelle ritorneranno a suonare, rimettendo in moto la grande «macchina» del mondo della scuola.

In questi giorni, a dire la verità questa «macchina» è già partita, con tutto il suo apparato burocratico e organizzativo, dalla divisione delle classi, all’assegnazione delle cattedre, alle questioni di ordine tecnico e logistico.

Immersi però in tutto questo, penso sia importante affermare una grande verità che, avanti ai programmi, ai progetti e alle unità didattiche, è bene tener presente che la scuola, con il suo processo educativo globale, deve mettere sempre al centro la persona, e che il suo compito, «prima che promuovere iniziative, è prendersi cura delle persone» (CEI, Educare, infinito presente, 35).

Lo afferma con chiarezza papa Francesco: «Il villaggio dell’educazione deve avere il coraggio di mettere al centro la persona… In un percorso di ecologia integrale, viene messo al centro il valore proprio di ogni creatura, in relazione con le persone e con la realtà che la circonda, e si propone uno stile di vita che respinga la cultura dello scarto» (Messaggio per il lancio del Patto Educativo, 12/09/2019).

Inoltre, parlando del mondo della scuola e delle sue criticità, la nostra attenzione con troppa facilità si sposta sui ragazzi, andando a giudicarne l’impegno, i modi e i risultati.

All’inizio però di questo nuovo anno, anzitutto, vorrei si ponesse l’attenzione prima che sugli studenti, che senza dubbio devono essere i protagonisti della scuola, piuttosto sugli educatori, su quel mondo di adulti, dai professori ai genitori passando per il personale scolastico, con il quale i nostri ragazzi si trovano a confrontarsi ogni giorno.

La riuscita o meno del compito della scuola, infatti, si basa proprio sulla responsabilità educativa dell’adulto.

Infatti, «educare non è un mestiere, ma un atteggiamento, un modo di essere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai giovani, accompagnarli nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro fianco» (Papa Francesco Udienza agli studenti delle scuole gestite dai Gesuiti in Italia e Albania, 07/06/2013).

Insieme all’aggiornamento e alla formazione sui contenuti e sui metodi didattici, quindi, è senza dubbio da sostenere il profilo educativo di tutto l’insegnante che si trova spesso a fare i conti con una realtà e con delle problematiche per le quali non era stato formato.

I docenti che sono cristiani, poi, possono trovare nella fede quelle ulteriori risorse per svolgere in modo migliore il loro servizio. L’incontro che questi hanno fatto con Cristo può realmente rappresentare una risposta credibile a quella sete di verità e di senso che alberga nel cuore di ogni studente, sin dalla tenera età, che cresce con il suo sviluppo umano e culturale, e che ha diritto a essere esaudita.

Infatti, «con il modo stesso con cui vivono la loro professione, i docenti cattolici danno testimonianza della loro fede in Dio, dell’amore e della speranza che da essa scaturiscono… possono trovare nella fede cristiana motivazioni e risorse interiori per svolgere al meglio i loro compiti» (CEI, Educare, infinito presente, 28).

All’inizio di questo anno, quindi, auguro a tutti i dirigenti, docenti, personale scolastico e familiari di essere sempre più figure consapevoli del loro compito educativo.

Ai bambini, ai ragazzi e ai giovani, auguro invece di usare bene la propria libertà per dedicarsi con dedizione allo studio e di poter trovare figure «adulte» che li sappiano appassionare alla verità e alla bellezza della vita e di lasciarsi da queste accompagnare nel cammino educativo.

Buon inizio di anno scolastico a tutti.

*Vescovo di Volterra, Delegato Cet per l’educazione cattolica e la scuola