Toscana
Scuola e formazione: in Toscana aumentano i «Neet»
Sono alcune fra le ipotesi di lettura del “Rapporto 2014 su educazione e istruzione in Toscana”, voluto da Regione Toscana e presentato questa mattina a Firenze in Palazzo Strozzi Sacrati. Il rapporto annuale (“Dal nido alla scuola superiore”), giunto alla seconda edizione e contenente quest’anno una sezione nuova sul rapporto fra scuola e realtà produttive, è pubblicato esclusivamente in formato e-book: Oltre 400 pagine piene di tabelle e riflessioni, con dati osservati sia nel livello regionale che per ciascuna delle 35 “zone educative” in cui è divisa la regione (5 in provincia di Arezzo, 6 su Firenze, 4 su Grosseto e 4 su Livorno, 3 su Lucca e 2 su Massa-Carrara, 4 su Pisa e 1 su Prato, 2 su Pistoia e 4 su Siena). “Un rapporto accurato in termini di dettaglio territoriale – scrive l’assessore Emmanuele Bobbio nella presentazione – per aiutare le decisioni pubbliche in campo educativo”.
SERVIZI EDUCATIVI INFANZIA
Tornando alle letture sopra evidenziate, la Toscana conferma una buona situazione nei servizi educativi per la prima infanzia: mentre il tasso di ricettività a livello nazionale è pari al 19,4% (per ricettività si intende il numero massimo dei bambini 0-3 che possono essere accolti nei servizi educativi attivi), in Toscana lo stesso dato sta al 34% (con un aumento percentuale del 17,4 rispetto al 2007). Si sta parlando, in cifra assoluta e nell’anno scolastico 2012/2013) di 29.182 posti: da notare che 16.125 di tali posti stanno nei servizi educativi pubblici (diminuiti negli ultimi 5 anni di quasi il 3%) e i restanti 13.057 nei servizi educativi privati (aumentati, nello stesso periodo, di oltre il 50%).
MENO LISTE D’ATTESA – Ciò implica anche una diminuzione nelle liste di attesa: nell’anno educativo 2012/13 la percentuale delle domande non soddisfatte è scesa al 22,8 (da notare che nel 2007 questa percentuale era pari al 28%: in cinque anni, cioè, le liste d’attesa sono diminuite del 18,5%). A questa percentuale (22,8%) corrispondono 7.182 bambini.
RICETTIVITA’: DEFICIT MINORE – All’inizio dell’anno educativo 2012/2013 le domande presentate per l’iscrizione e la frequenza ai servizi educativi per la prima infanzia sono state 33.658 (in lieve calo sull’anno precedente): la capacità di risposta alla domanda si posiziona, in ambito regionale, all’86,7% (cioè ogni 100 domande presentate esistono circa 87 posti disponibili). Va notato, osservando la serie storica, che di anno in anno la potenzialità ricettiva dei servizi all’infanzia si è sempre più adeguata alla domanda effettiva con un aumento superiore al 15%. Il deficit di ricettività nei servizi educativi toscani si è dunque, progressivamente, ridotto (all’inizio dell’anno educativo 2012/2013 è pari a circa il 13% sulle domande espresse).
LISBONA OK – Con il 33,3% in Toscana è dunque raggiunto l’obiettivo posto dall’Unione Europea circa i bambini sotto i tre anni accolti nei servizi educativi (il cosiddetto “indicatore di Lisbona”: fissato al 33%). In realtà si assiste a una lieve flessione rispetto all’anno precedente (mezzo punto percentuale in meno): ma negli ultimi 5 anni è stato compiuto uno sforzo notevole (passando dal 30,4 al 33,3%).
ISTRUZIONE
Venendo all’istruzione, il rapporto evidenzia una lieve diminuzione sull’abbandono scolastico: un punto in meno sull’anno precedente e dopo tre anni è un primo, lieve ma beneaugurante, accenno a scendere. Siamo a un 17,6% e la situazione è comunque molto critica e molto lontana dall’obiettivo UE (scendere sotto il 10%). Lievissima diminuzione anche per il ritardo scolastico (0,3 punti in meno rispetto all’anno precedente) con una percentuale complessiva del 15,29%. Da notare però che questo ritardo, nella secondaria di secondo grado supera addirittura il 29%.
SEMPRE PIU’ NEET – Siamo al 18,2% con una crescita costante e un aumento, sull’anno precedente, che sfiora i due punti (1,8). Il dato nazionale per la “generazione NEET” sfiora il 24% (23,9). Sia in Toscana che in Italia la percentuale maggiore di giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione appartiene al genere femminile (dato toscano 22% – dato nazionale 26,1%): almeno 7 punti in più, in Toscana, rispetto ai maschi.
ALUNNI E TIPOLOGIE – Questa parte del rapporto analizza, anche con raffronti sull’anno precedente, i dati su alunni e tipologie scolastiche: nel settore dell’infanzia (1.357 il totale delle scuole sia statali che paritarie, comunali e private; 3.875 il totale delle sezioni; 96.422 il totale dei bambini nelle statali e nelle paritarie sia comunali che private) e nella scuola sia primaria che secondaria (oltre 408 mila gli studenti, nella regione, cui occorre aggiungere i 4.717 nelle serali e nelle case penali sfiorando, nel complesso, le 413 mila unità. L’aumento sull’anno precedente è dell’1,2% e nell’ultimo quinquennio dell’8%: quasi 30 mila studenti in più).
DISABILI E “STRANIERI” – Vengono quindi fornite informazioni su alunni e studenti con disabilità (una presenza in aumento, in tutti i livelli scolastici, raggiungendo un totale di 9.754 alunni: nella scuola statale primaria e secondaria: il 2,4% del totale) nonchè su alunni e studenti con cittadinanza non italiana (al primo gennaio 2013 la popolazione straniera in Toscana toccava le 350.761 unità: di queste 47.497 nella fascia scolastica, cioè dai 6 ai 18 anni. Il dato toscano sulla incidenza della popolazione straniera rispetto al totale della popolazioneè superiore a quello italiano: 9,5% in Toscana e 7,4% in Italia. La crescita della popolazione straniera continua, anche in Toscana, ad arginare invecchiamento e diminuzione complessiva della popolazione italiana).
LE GENERAZIONI SECONDE – Interessanti anche i dati sugli stranieri di seconda generazione (quasi il 40% degli studenti stranieri in scuole toscane – quattro su dieci – è nato in Italia. La quota degli stranieri di seconda generazione, rispetto al totale stranieri, è andata progressivamente aumentando in tutti gli ordini scolastici, fino ad arrivare al 61,6% nella primaria).
I RESPINTI – Altre informazioni, nel rapporto, sugli “esiti negativi”. Negli ultimi anni la tendenza è migliorativa: il numero degli alunni respinti diminuisce (la percentuale è passata, in complesso, dal 6,2% al 5,8% per il totale studenti e dal 12,3% all’11,6% per i soli studenti stranieri).
LE COMPETENZE – Raffronti interessanti, sia con gli altri Paesi OCSE che con i dati nazionali e interregionali, anche circa le competenze degli studenti con le indagini PISA (sui 31.073 alunni campionati in Italia, 1.411 studiano in Toscana): le performance italiane sono peggiori della media OCSE, anche se la tendenza è positiva. Il punteggio medio della Toscana in tutti gli ambiti esaminati (matematica, scienze, lettura e comprensione di un testo) non è significativamente diverso dal valore medio nazionale. Una curiosità: la quota dei ragazzi toscani con scarse competenze in matematica è inferiore al valore nazionale mentre, al contrario, i ragazzi toscani se la cavano peggio della media italiana in quanto la lettura.
CINQUE CAPITOLI : SCUOLA/LAVORO E LUCI/OMBRE
“Nell’insieme – commenta Emmanuele Bobbio – questi dati confermano la necessità di un forte intervento di Regione e di Enti locali stimolandoci a proseguire il nostro lavoro con azioni che riescano a essere sempre più incisive e mirate nell’abbattimento delle criticità che permangono”.
I capitoli del rapporto sono cinque: illustrazione dei dati relativi alla prima infanzia (tipologie dei servizi fra gli 0 e i 3 anni, ricettività, domande di iscrizione, costi e tariffe); disamina critica della scuola (da quella dell’infanzia alla secondaria) con dati su dispersione scolastica, presenza di alunni con cittadinanza non italiana e di alunni con disabilità; presentazione attività realizzate attraverso la progettazione educativa zonale; relazione fra realtà scolastica e fabbisogni formativi con le filiere produttive del territorio (la novità di questa seconda edizione del rapporto); sintesi di tutte le informazioni presentate.
32 MILIONI DI PEZ – Particolare attenzione è riservata ai PEZ (Progetti Educativi Zonali) destinati ai bambini e ai ragazzi dai 3 mesi ai 18 anni: nonostante le crescenti difficoltà finanziarie, per due anni consecutivi la Regione Toscana ha investito quasi 12 milioni di euro all’anno (11.850.000 per un totale, nel biennio, di 23 milioni e 700 mila euro). Nell’anno educativo che si sta concludendo (2013/14) al PEZ Infanzia sono stati destinati 7 milioni e 350 mila euro (circa il 62% del totale) e al PEZ Età Scolare 4,5 milioni di euro. Tabelle e diagrammi ricapitolano, per ciascuna delle 35 zone educative, come queste risorse sono state utilizzate. Questi progetti permettono la realizzazione da parte dei Comuni di attività rivolte ai bambini e ai ragazzi dai 3 mesi ai 18 anni di età e intervengono sia nell’ambito dell’infanzia (per sostenere e qualificare il sistema dei servizi, promuovere la continuità educativa, coordinare i servizi, formare il personale) sia nell’ambito dell’età scolare (per prevenire e contrastare la dispersione scolastica, promuovendo l’inclusione di disabili e stranieri e contrastando il disagio scolastico, nonchè per promuovere esperienze educative/socializzanti durante la sospensione del tempo scuola). Nonostante le difficoltà legate alla finanza pubblica, la Regione Toscana ha comunque scelto di confermare il suo impegno in favore dei PEZ. il budget, per l’anno scolastico 2014/2015, verrà però ridotto, causa le criticità di bilancio, di 3,2 milioni essendo comunque posizionato in 8 milioni e 700 mila euro circa.
SCUOLA/LAVORO: PER RIDURRE LA DISTANZA – Il rapporto tra “filiere produttive (ne sono state esaminate nel dettaglio 7: agribusinnes, meccanica e mezzi di trasporto, moda, ICT, chimica-farmaceutica, trasporti e logistica, turismo-ristorazione e beni culturali), fabbisogni formativi e sistema scolastico professionale riempie il quarto capitolo. La Toscana viene mappata per ciascuno dei suoi 42 Sistemi Economici Locali (SEL) in modo da vedere la corrispondenza o meno tra filiere produttive e scolastiche, tra vocazioni produttive e profili formativi. “Uno strumento utile – sottolinea Bobbio – per comprendere come sia possibile ridurre la distanza fra il mondo della scuola e del lavoro: un primo passo che, certo, richiede ulteriori approfondimenti”. Viene fuori che 53 scuole su 100 (circa 130 scuole su un totale di 246) hanno almeno un indirizzo di studio coerente con la specializzazione produttiva del sistema locale.
CRITICITA’ : CHI SALE E CHI SCENDE – Interessante, anche per i riscontri e i raffronti nelle singole realtà zonali, il capitolo quinto (al cui interno troviamo il paragrafo sulle “criticità dell’infanzia e della istruzione”): ogni zona è distinta in base allo scostamento nei confronti di quattro indicatori di criticità per l’infanzia (indicatore di Lisbona, percentuale di domande non soddisfatte, capacità di risposta alle domande, tasso di ricettività) e quattro indicatori di criticità per l’istruzione (esiti negativi e ritardi della scuola secondaria di primo e secondo livello).
Si arriva a una “rappresentazione” dove il valore “0” denota mancanza di criticità, il valore “1” la presenza di un elemento di criticità e così via fino a “4” (criticità massima). La maggior parte delle 35 zone (18) si colloca, per quanto riguarda i servizi alla prima infanzia, su un livello di criticità intermedio; 5 su un livello medio-basso e 7 su un livello medio-alto. Per 2 zone (Elba e Piana di Lucca, per la cronaca) si registra un livello di criticità massimo mentre in 3 casi (la zona Pisana, quella Pratese, quella Senese) non è rivelata presenza di criticità.
Rispetto agli indicatori presi in considerazione nell’ambito dell’istruzione, il numero di zone caratterizzato da un livello di criticità intermedio (10) equivale, nella sostanza, a quello delle zone che risultano prive di criticità (9: Aretina, Valdarno, Fiorentina Sud-Est, Valdarno e Valdisieve, Val di Cornia, Lunigiana, Val di Cecina, Valdera, Val di Chiana Senese); le restanti 16 zone sono contraddistinte da una criticità medio-bassa (7), medio-alta (3) e massima (6: Piana di Lucca, Valle del Serchio, Versilia, Pratese, Pistoiese, Val di Nievole).