Livorno

Scuola e famiglia, le soluzioni migliori alle marginalità

Il sociale è un argomento scomodo da trattare, soprattutto quando si parla di marginalità. Anche da noi le richieste di aiuto aumentano e il Comune cerca di rispondere. Ne abbiamo parlato con Susanna Malfanti, responsabile dei servizi sociali, nella sede dell’Ufficio Marginalità e Famiglia, situato al primo piano della struttura G. Pascoli in via Mondolfi.[per vedere la prima parte dell’intervista guarda il video sul sito della diocesi]

Dott.ssa, come Ufficio avete un prospetto decisamente interessante sulle principali difficoltà sociali della nostra città. Quali sono le emergenze più evidenti? «La casa e il lavoro. Sono queste le problematiche più diffuse nella nostra realtà. È logico che spesso le due questioni si intersecano. Per rispondere al problema dell’occupazione, abbiamo sperimentato in questi anni le borse lavoro e i contratti collaborativi, evitando così di dare solo contributi fini a se stessi.» Altro da aggiungere?«La solitudine e lo sfasciarsi delle famiglie. Non dimentichiamoci che Livorno è la città con il più alto tasso di separazioni, è una città dalle relazioni fragili. I motivi sono svariati. Sarebbe interessante studiare anche il “perché” spesso l’uomo reagisce più debolmente rispetto alla donna, di fronte alla separazione. Inoltre, quando ci sono i bambini di mezzo la situazione si complica, i figli sono i primi a rimetterci. Infine, vorrei aggiungere un altro problema: la tossicodipendenza, ci sono famiglie intere colpite da questa piaga.» C’è un qualcosa che accomuna tutte queste situazioni?«La bassa scolarizzazione. È un elemento ricorrente nelle marginalità. La scuola è una palestra di vita importantissima, a chi ha abbandonato gli studi manca qualcosa. Aggiungerei, inoltre, che i genitori proteggono troppo i figli, ci vorrebbe una genitorialità più matura, spesso, invece, si rimane nell’adolescenza anche da grandi. Bisogna lavorare sull’educazione degli adulti. Per esempio, a volte vengono e dicono “la casa è un diritto, mi spetta”. Certo, è vero, ma ci sono anche dei doveri da rispettare se si vogliono certi diritti.» Nel relazionarsi con voi, ci sono differenze tra stranieri e italiani?«Gli immigrati vengono da noi per qualche difficoltà, cerchiamo di aiutarli, poi una volta accompagnati fuori dalla situazione di emergenza, riescono a cavarsela meglio, vanno avanti da soli. È questo il nostro lavoro, non risolvere i problemi. Gli italiani, invece, in questo sono indietro.» Siamo una società in mutamento. Anche i servizi sociali cambieranno?«Siamo in un momento di cambiamento epocale, si dovrà riflettere anche sui nostri servizi, su cosa possiamo offrire, il lavoro aumenta, il personale no, inoltre si dà per scontato che tutti abbiano internet, ma in questo modo gli anziani, che a Livorno sono una categoria numerosa, sono tagliati fuori. Il lavoro dell’assistente sociale è una missione. Bisogna pensare anche una nuova organizzazione del suo lavoro, spesso si immedesima troppo nel caso che segue, certe situazioni sono pesanti, impossibili da dimenticare una volta tornati a casa, con il rischio, però, di scoppiare» Prossimamente a Livorno ci saranno le elezioni amministrative. Supponiamo che il futuro sindaco stia leggendo la sua intervista, cosa si sente di dire?«Il sociale non piace quasi a nessuno, è la parte meno ascoltata di solito, invece, richiede grande attenzione, è un settore molto delicato. Più che al futuro sindaco, forse, bisognerebbe parlare con chi governa lo Stato, siamo in carenza di fondi, quindi anche di personale. Infine, ripeto che investire sulla scolarizzazione e sulla famiglia, vuol dire prevenire tante marginalità sociali, che sicuramente sono un costo maggiore per lo Stato nel momento in cui deve intervenire per far fronte al bisogno»