Positivo pur in una condizione di sofferenza: questa la diagnosi di mons. Bruno Stenco, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per l’educazione, la scuola e l’università e presidente del Centro studi scuola cattolica (Cssc) sull’attuale stato di salute della scuola cattolica. Apparentemente – spiega in un’intervista al SIR mente è in corso a Rocca di Papa il convegno promosso dal Cscs Oltre l’emergenza educativa la scuola cattolica al servizio dei giovani – in questi anni la competizione è stata tra il settore pubblico e il privato; in realtà la scuola cattolica, che non rappresentava né l’uno né l’altro in quanto espressione di privato sociale non profit, si è trovata penalizzata e ridimensionata nel confronto, ma non certo ridotta ad insignificanza o addirittura sconfitta. La scuola cattolica rappresenta poco meno del 9% del sistema scolastico italiano con percentuali variabili secondo i diversi gradi. La scuola materna paritaria spiega mons. Stenco – arriva a coprire il 35% del totale nazionale, ma all’interno di questo dato solo il 44% è costituito da scuole cattoliche; ciò significa che anche nella formazione della primissima infanzia il privato commerciale’ ci ha superato. Quanto alla scuola primaria cattolica, secondo mons. Stenco essa rappresenta il 6/7% dell’intero sistema nazionale; la secondaria di primo grado soltanto il 4% e quella superiore il 5%. In Paesi come Spagna, Francia, Regno Unito e Germania prosegue il presidente del Cssc – lo Stato o le regioni intervengono a coprire le spese delle scuole private accreditate. In Italia, dove grazie alla scuola cattolica lo Stato risparmia dai 6 ai 7 miliardi di euro l’anno, che è quanto dovrebbe spendere se si accollasse il servizio che essa svolge, i contributi che eroga ammontano solo a 500 milioni, entità stabilita nel 2001 dall’allora governo Berlinguer per la scuola paritaria dell’infanzia e quella primaria (perché la secondaria di primo e secondo grado non riceve alcun contributo statale). Oggi, tuttavia, anziché adeguarsi all’aumento dei costi sopravvenuto negli anni, questa cifra è stata ridotta di oltre 100 milioni. Per questo afferma mons. Stenco – chiediamo almeno il ripristino dei contributi del 2001 perché la mancata attuazione della parità scolastica rende sempre più difficile per le nostre scuole il mantenimento della loro identità e la qualità dell’offerta formativa incentrata sulla formazione integrale della persona e rivolta a tutti.Negli ultimi dieci anni, rende noto direttore dell’Ufficio nazionale Cei, le scuole secondarie superiori complessivamente chiuse sono state 500. Di qui l’auspicio che le attuali riescano a sopravvivere e mantengano un buon livello di qualità, nonostante le condizioni finanziarie insufficienti perché, spiega, l’impossibilità di offrire incentivi e avanzamenti di carriera ai docenti provoca un continuo flusso di insegnanti dagli istituti paritari a quelli statali. La mancata stabilizzazione, insieme all’impossibilità di completarne la formazione, va a scapito della qualità della didattica. Eppure, conclude, non intendiamo arrenderci: la nostra proposta educativa mira ad una buona armonia fra fede, ragione, cultura e vita. Pur tra mille difficoltà non possiamo rinunciare a offrire questa prospettiva ai ragazzi e alle loro famiglie.Sir