Italia
Scuola al via con più studenti e meno insegnanti
Aumentano gli studenti, diminuiscono gli insegnanti. È questo, in estrema sintesi, il dato che caratterizza quest’apertura di anno scolastico in Toscana, almeno per quanto riguarda le statali. L’incremento complessivo degli alunni è pari all’1,52% rispetto all’anno precedente. Tradotto, significa 6 mila 174 studenti in più (da 405.926 si è infatti passati a 412.100). Una sola provincia, quella di Massa Carrara, si presenta con il segno negativo: – 0,40%, ovvero un centinaio di studenti in meno rispetto al 2002-2003. Nelle altre nove, spiccano il + 2,53% di Firenze e il + 2,29% di Prato.
L’assessore regionale lancia invece come fiore all’occhiello della Toscana l’avvio della sperimentazione di «un’offerta integrata di istruzione e formazione professionale» attraverso un triennio al termine del quale ottenere una qualifica professionale valida a livello nazionale ed europeo, ma comunque legata alle necessità territoriali (ad esempio nel settore alberghiero o in quello tecnologico e industriale). I progetti saranno 20 e riguarderanno 41 scuole distribuite nelle varie province.
«Questo sistema, a differenza di quello proposto dalla riforma del ministro Moratti, avvicina a giudizio di Benesperi la scuola al mercato del lavoro, valorizza l’autonomia delle istiruzioni scolastiche in sintonia con il nuovo assetto costituzionale previsto dall riforma del titolo V. Non solo tutto questo non c’è nella riforma Moratti ma, csa ancora più grave, di fatto nonn c’è nemmeno la riforma Moratti. I decreti attuativi infatti non sono ancora stati licenziati e la scuola comincia all’insegna del caos e dell’incertezza». L’assessore se la prende anche con il «bonus» per le famiglie che scelgono la scuola paritaria non statale. «Non porta a niente dice : è una manovra improvvisata e la cifra è comunque bassa».
Di diverso avviso, a questo proposito, il direttore dell’Ufficio Cei per l’educazione, la scuola e l’università, don Bruno Stenco, che la considera una soluzione da consolidare, ma pur sempre un segnale «in continuità» con i contributi già previsti in applicazione della legge 62/2000, e che dimostra che «i tempi sono maturi per una legge nazionale sulla parità che c’è già, ma va completata con la piena parità anche economica».
Rispetto alla legge Berlinguer, precisa Stenco in un’intervista al «Sir», il decreto del governo «vorrebbe essere un passo avanti, e lo è nel senso dell’estensione dei contributi anche alle scuole medie e al primo anno delle superiori. Di fatto, però, il governo stanzia 30 milioni di euro, che più o meno corrispondono a 280 euro per famiglia: il contributo è quindi un segnale politico, importante e significativo, ma che se non interviene un adeguato aumento dell’entità dell’importo, non corrisponde ad un significativo passo avanti». «Accettabile», invece, la «formula» scelta dal decreto, che per il direttore dell’Ufficio Cei potrebbe «aggirare» l’eventuale obiezione di «incostituzionalità» dei finanziamenti diretti alle scuole, e non dà luogo (come obiettano i detrattori) ad un «liberalismo selvaggio» o a forme mascherate di «buono scuola» o «detrazione fiscale»: si tratta, invece, di un «riconoscimento del sistema scolastico come sistema pubblico integrato, formato da scuole statali e scuole paritarie, e della titolarità delle famiglie nella libera scelta della scuola per i propri figli».
La piena parità scolastica, conclude don Stenco, «per ora resta lontana, e anche misure coraggiose come questa si rivelano insufficienti sia in termini di quantità, in quanto il sostegno economico alle famiglie è ancora debole e poco significativo, sia perché il decreto del governo è inserito nella finanziaria e, per i prossimi tre anni, soggetto a variazioni. Il merito attuale del governo, comunque, sta nell’aver indicato una soluzione politica, anche se non ha l’entità né il fondamento giuridico per potersi dire una soluzione stabile. L’auspicio che rinnoviamo è, dunque, una legge nazionale (a completamento di quella esistente) che riguardi tutti i cittadini che scelgono le scuole paritarie, che sia finalizzata al sistema pubblico integrato e che dia alle famiglie l’importo corrispondente alle spese sostenute per l’iscrizione e la frequenza scolastica dei propri figli».
Le spese per l’istruzione sono schizzate molto più in alto del 2,8%, il tasso di inflazione segnalato poco tempo fa dall’Istat. Infatti, si calcola che le famiglie italiane dovranno sborsare, in media 530 euro per ogni figlio in età scolare. Un bel 4,7% in più rispetto l’anno scorso. Un aumento spesso ingiustificato.
Analizzando più in dettaglio i prezzi dei libri scolastici la domanda è la solita: costano troppo oppure hanno un giusto prezzo? Secondo gli editori, il costo dei libri di testo ha avuto aumenti contenuti, mediamente sotto il tetto dell’inflazione. Anche dizionari, atlanti e codici, che non rientrano nei tetti di spesa e di cui non sarebbe obbligatorio l’acquisto se già presenti in casa, hanno subito aumenti, sempre secondo gli editori, nell’ordine del 1,71% per la scuola media inferiore e del 1,49% per le superiori. Il costo dei libri di testo è previsto da un tetto fissato dal ministero dell’Istruzione, invariato per quest’anno, che non dovrebbe registrare alcun aumento. Dal tetto sono però esclusi i cosiddetti «libri consigliati» che spesso incidono in modo considerevole sulla spesa della famiglia. La spesa aumenta invece notevolmente per l’acquisto del corredo scolastico.
Quanto spenderanno le famiglie toscane per il ritorno in classe di bambini e ragazzi? Per rispondere a questa domanda, Lega Consumatori Acli Toscana ha monitorato il mercato degli articoli per la scuola in oltre 40 punti vendita sparsi sul territorio regionale. Dati alla mano ha calcolato che per l’acquisto di un «kit scolastico essenziale» (composto da astuccio, diario e zainetto), madri e padri toscani spenderanno quest’anno dai 30 ai 90 euro, con differenze anche considerevoli secondo la tipologia del punto vendita considerato e del fatto che la scelta si orienti su prodotti di marca piuttosto che anonimi. Gli aumenti più consistenti hanno interessato i prodotti non firmati, mentre i prezzi dei prodotti di marca sono rimasti sostanzialmente invariati. Una tendenza esattamente contraria a quella dello scorso anno, quando a essere penalizzati erano stati invece i consumatori che avevano rivolto le proprie scelte verso zaini, diari e astucci all’ultima moda.
Che fare allora? Meglio affidarsi al buon senso e non lasciarsi tentare né da prezzi troppo stracciati né dalla pubblicità martellante.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi alla sede regionale di Lega Consumatori Acli Toscana piazza Toniolo 4 a Pisa, tel. 050/913111 oppure consultare il sito Internet dell’associazione all’indirizzo: www.legaconsumatoritoscana.it.
Di seguito la spesa media in euro per ogni studente delle medie inferiori e della prima classe superiore per materiali e libri secondo dati elaborati dall’Adiconsum:
Prima campanella per 450 mila ragazzi toscani
In classe con i nuovi mali e lo strascico dei vecchi (Giuseppe Savagnone)