Lettere in redazione
Sconcerto per l’accordo Pd-Radicali
L’accordo con i Radicali ha determinato, come lei dice, caro Bianchi, «sconcerto» e non solo tra quegli elettori cattolici che guardano con interesse e con intenzione di voto al Partito Democratico. Di questo sconcerto e delle possibili conseguenze sul piano elettorale si è fatto interprete «Famiglia Cristiana», un settimanale non certo pregiudizialmente ostile al centro-sinistra e lo ha fatto con espressioni anche molto forti, parlando di «pasticcio veltroniano in salsa radicale».
L’accordo prevede l’elezione sicura di 9 parlamentari (7 alla camera e 2 al Senato); Emma Bonino capolista in una circoscrizione del Piemonte e nel caso di vittoria un posto da Ministro; avranno inoltre una porzione del rimborso spese elettorali. I Radicali eletti confluiranno nei gruppi parlamentari del Pd. Questo innesto suscita oggettivamente grosse perplessità: quelle dei cattolici presenti nel Pd perché sulle questioni etiche i Radicali da sempre sono portatori di una visione antitetica. E sempre ne sono stati banditori, anche con iniziative clamorose in cui sono maestri.
Ma le perplessità toccano anche altri ambiti, quali scrive ancora «Famiglia Cristiana» «l’indebolimento programmatico dello Stato sociale e l’insistenza sulle liberalizzazioni che dovrebbero dispiacere ai simpatizzanti della sinistra che si riconosce nel Pd».
A queste critiche si risponde a mio parere, con qualche imbarazzo che «i Radicali entrati nelle liste hanno condiviso il programma, il codice etico e i valori, precludendosi altre strade e garantendo il rispetto degli impegni». I Radicali entrati in lista, forse. Ma gli altri, a cominciare da Pannella? Realisticamente credo che le riserve sull’operazione restino tutte.
«Eppure Veltroni era partito bene» lei dice ed è vero: anzi la sua decisione di «correre da soli per correre liberi», come si conviene ad un partito a vocazione maggioritaria, ha determinato dei contraccolpi che hanno mutato e semplificato il quadro politico col confluire nella lista Arcobaleno dei partiti alla sinistra del Pd e di Fini nel Popolo della Libertà. Poi però sono venute… le eccezioni: prima l’apparentamento con Di Pietro, poi l’accordo con i Radicali.
E un processo in parte analogo è avvenuto nel Pdl, dove sono confluite persone e raggruppamenti molto eterogenei: da Dini alla Mussolini a Giovanardi, oltre ai Radicali Capezzone e Della Vedova. Questi innesti nei due maggiori partiti aiutano forse a vincere le elezioni dato il meccanismo di questa legge elettorale. C’è il rischio però che si dimostrino ancora una volta negative nell’azione di governo.