Lettere in redazione
Sciopero controproducente e manovra pressappochista
Mentre il Governo cencischia, senza decisioni rimarchevoli (nonostante i solleciti dell’Europa e del Presidente Napolitano per misure più efficaci), che cosa fa la Cgil? Sciopera senza sapere contro quali misure e ignorando la inutilità della protesta, sottolineata, peraltro, da Cisl, Uil, Udc e parte del Pd. Imperterrita la Camusso, condizionata dal «moderato» Landini, della Fiom, scende in piazza col solo risultato di danneggiare i lavoratori (che, in questa già dura congiuntura, perderanno una giornata di retibuzione) e le aziende che avranno un giorno di mancata produzione (con danno sui loro precari risultati di bilancio). Ignorando anche il danno portato al Pd, stretto fra l’appoggio assicurato, da Bersani, allo sciopero e quello, negato, ai sindacati amici Cisl e Uil, contrari a tale dannosa protesta. Quello, però che più mi ha meravigliato, in questa assurda situazione, è stata l’adesione dei bancari e dei giornalisti. Gli uni perché i loro datori di lavoro sono fra i maggiori responsabili della crisi che attanaglia il nostro Paese e quelli di gran parte del mondo. Gli altri perchè sanno bene che le misure, finora minacciate, limate, corrette e ritrattate dal Governo, sono da considerarsi alla stregua di pannicelli caldi e che ben altri sacrifici dovranno esserci richiesti se vogliamo salvare la Nazione dal disastro incombente.
Caro Jardella, sono d’accordo con lei: lo sciopero generale proclamato dalla Cgil non aveva senso, ha solo acuito le contrapposizioni. Qualcuno ha voluto mostrare i muscoli in un momento in cui più che la forza sarebbero necessari equilibrio e saggezza. La Cgil ha giocato sporco, così come spesso fanno la Lega, da una parte, e l’Idv di Di Pietro, dall’altra, che per non perdere il consenso della base sparano a zero sull’avversario e a volte anche sull’alleato (Bossi insegna). La Cgil aveva bisogno di dimostrare ai suoi iscritti, più che al governo, di avere ancora gli «attributi». Non mi risulta, però, che allo sciopero abbiano aderito i giornalisti. Alcuni quotidiani non sono usciti per lo sciopero dei poligrafici, ma non dei giornalisti. Comunque sia, il momento è davvero difficile e in troppi si preoccupano delle sorti del nostro Paese solo a parole. Il concetto di bene comune è sparito dal vocabolario dei politici e non solo. La manovra economica è andata avanti con molto pressappochismo, per ipotesi e tentativi. Lo dimostrano le tante marce indietro, gli emendamenti e gli aggiustamenti. Ma proprio per questo era necessario, anche da parte del più grande sindacato italiano, maggiore senso di responsabilità, quella che negli ultimi tempi non ha avuto chi ha continuato a dire che tutto andava bene quando invece ci stavamo avviando sull’orlo del baratro. Adesso, da questo precipizio, ci possiamo allontanare remando tutti nello stesso verso, consapevoli di essere sulla stessa barca. La resa dei conti può essere rimandata, ma i conti devono tornare prima possibile.
Andrea Fagioli