Toscana
Scienza e tecnologia, tra speranze e timori
Quello scientifico e tecnologico è un nuovo potere, esteso in tutte le dimensioni della vita individuale e collettiva, un potere forte, in notevole espansione, per sua natura transnazionale, fortemente autoreferenziale, che appare spesso insofferente alle regolamentazioni, sia sul piano etico che su quello giuridico. Un potere che essendo accessibile a pochi, si presenta spesso nelle vesti dell’oracolo anziché in quelle di una componente, tra le altre, della società civile.
Chi ha combattuto contro la tecnologia ha perso, nonostante ci siano ancora delle scaramucce. La tecnologia ha vinto dal di dentro. Se poco a poco il motore, l’elettricità, il telefono si sono introdotti nella vita dell’uomo fino a diventare elementi che quasi non si sentono se non quando mancano, si può dire che negli ultimi anni il processo si è accelerato, tutto è stato invaso dalla tecnologia: persino i meccanismi più basilari della produzione della vita sono caduti sotto il suo dominio. Ecco allora che non è sembrato inopportuno, ai partecipanti al seminario di Firenze, un salto nel passato, all’11 marzo 1937, per concludere con le parole di Guglielmo Marconi dal radiomessaggio al Chigago Tribune Forum e sentirsi «desiderosi di utilizzare le conquiste della scienza e dell’ingegno umano», ma solo «per il bene comune».
A Roma, nel maggio scorso, c’è stata la prima significativa tappa del cammino: il seminario «Dove vanno le istituzioni?». Dopo di che, il 21 giugno, Firenze ha ospitato il secondo seminario: «Speranze e timori della scienza e della tecnologia», ovvero «un ulteriore passo verso la Settimana sociale che ha rappresentato come spiega il vescovo presidente del Comitato, Lorenzo Chiarinelli, che è anche titolare di Viterbo uno snodo essenziale per tematica e per autorevolezza di interventi».
Ad ottobre, il 18, nel cammino di avvicinamento a Bologna, sarà Milano ad ospitare il terzo seminario su «Come stanno cambiando l’economia e la finanza?». Dopo di che sarà la volta di Napoli, il 31 gennaio 2004, ad accogliere i partecipanti al quarto ed ultimo seminario preparatorio su «La governance globale: regole e procedure nel governo delle entità istituzionali».
Ogni seminario ha avuto ed avrà un coordinatore: Cesare Mirabelli e Giuseppe Dalla Torre hanno seguito i primi due, mentre a Stefano Zamagni spetta quello di Milano e a padre Michele Simone quello di Napoli.
«Sia la distribuzione geografica che quella temporale e, soprattutto, la puntuale identificazione dei temi dei Seminari intendono spiega Chiarinelli da un lato sollecitare a favorire partecipazione e spazi di elaborazione culturale e di confronto; dall’altro esplorare il tema generale della settimana e maturare convergenze e consensi in vista di possibile e coerente progettualità».
A Roma e Firenze le cose sono andate bene e «se il coinvolgimento continuerà, come speriamo, avremmo creato dice ancora Chiarinelli occasioni felici per raccogliere e suscitare energie intellettuali in sintonia col già collaudato progetto culturale, per sollecitare confronti e valorizzare specifiche competenze. Soprattutto per favorire il raccordo tra le esperienze associative e aprire a protagonismo le molteplici presenze dei contesti locali, individuali e collettive. La Settimana sarà così un punto d’arrivo di itinerari articolati, luogo di sintesi e di auspicata propositività. Ma più puntuali passaggi saranno comunicati in itinere. Evidentemente si tratta di un impegno non presuntuoso, ma esigente; qualificato, ma non elitario; dialogico, ma non apologetico. Un modo, riteniamo conclude il vescovo di Viterbo di stare dentro la storia e di farsi carico, da credenti, della storia».
«Le tecnologie sempre nuove che si sono potute sviluppare grazie al grande incremento delle conoscenze scientifiche hanno sì migliorato la vita di milioni di persone spiega Blasi , ma hanno inciso e incidono sulle risorse non rinnovabili del pianeta e sull’ambiente. Sono nati problemi etici nuovi che necessitano una discussione e un inquadramento filosfico, giuridico, pratico e che chiamano anche le religioni a definire i rapporti tra tali nuovi problemi e i principi morali di cui ogni religione è gelosa custode. La velocità con la quale si sviluppano le conoscenze e le tecnologie produce cambiamenti continui e rapidi negli assetti sociali, nell’organizzazione del lavoro, nella vita della famiglia».
L’evoluzione della società non è più un processo lento rispetto alla durata di una vita umana, anzi: «è oggi così rapida che nel tempo di una vita dice il docente fiorentino si attuano cambiamenti così profondi da rendere difficile se non impossibile per dei genitori o per degli insegnanti prefigurare le caratteristiche della società futura e su queste modellare e incentrare la loro funzione formativa ed educativa». Vi sono quindi problemi per le famiglie, per la scuola, per l’organizzazione sociale. «Personalmente ritengo dice ancora Blasi che l’uomo, di fronte alle enormi possibilità che la scienza e la tecnologia gli offrono, si trovi oggi come mai nel passato davanti ad una grande responsabilità quella cioè di crescere moralmente in modo da essere capace di governare le nuove possibilità a vantaggio dell’uomo e non contro di esso».
I problemi legati allo sviluppo scientifico e tecnologico sono dunque complessi e Blasi si «augura che il secolo appena iniziato rivaluti la persona umana anche nella sua dimensione religiosa e quindi in tutta la sua dignità e sappia così come nel passato umanesimo creare una nuova stagione di promozione di tutta l’umanità per diminuirne le sofferenze, le guerre, la povertà e per dare a tutti una vita dignitosa degna della natura umana che, come cristiani non possiamo dimenticare, è stata elevata e salvata con l’incarnazione di Cristo».