L’evoluzionismo, da questione esclusivamente scientifica, e quindi valutabile con gli strumenti scientifici, si è trasformato progressivamente in un sistema di pensiero con cui si deve fare i conti, perché non è più soltanto un sistema scientifico, ma filosofico e culturale in senso lato. Lo ha detto mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, presentando oggi ai giornalisti la Conferenza internazionale Biological Evolution: Facts and Theories. A critical appraisal 150 years after The origin of species (Roma, 3-7 marzo). La conferenza è organizzata dalla Pontificia Università Gregoriana in collaborazione con l’Università Notre Dame (Indiana, Usa), sotto il patrocinio del Pontificio Consiglio della cultura, nell’ambito del Progetto Stoq (Science, Theology and the Ontological Quest). Nel trapasso da teoria dell’evoluzione ad evoluzionismo, ha fatto notare Ravasi, le idee di Darwin da teoria scientifica si sono progressivamente trasformate in un sistema ideologico, interpretativo, ermeneutico dell’intera realtà, passando oltre il proprio ambito scientifico e dando così luogo, ad esempio, all’assurdità del darwinismo sociale. Per quanto riguarda il rapporto tra l’evoluzione e le scienze bibliche, secondo Ravasi, la vera alternativa non è tra evoluzionismo e creazionismo, che sono due interpretazioni da angolature diverse. Mantenere, all’interno delle diverse prospettive, la possibilità di rimanere nel proprio orizzonte, ma nello stesso tempo poter dialogare, rimanendo con i piedi ben trattati sul proprio terreno. Questo, ha spiegato Ravasi, l’obiettivo principale del convegno sull’evoluzionismo. Il dialogo ha ammonito il presidente del dicastero vaticano può avvenire quanto sistemi di pensiero, pur diversi, desiderano entrare in confronto, che può essere anche uno scontro. Soprattutto in campo filosofico, possiamo e dobbiamo aprire questo dialogo. L’esempio citato da Ravasi è il confronto ottocentesco tra il sistema marxista e la visione cristiana, due grandi interpretazioni della realtà umana, della storia, su traiettorie differenti, dal cui confronto e scontro non è uscito del tutto indenne né il marxismo, né la visione cattolica. Riguardo allo scientismo, Ravasi ha fatto notare: Se si autopone, considerando la filosofia cristiana come un reperto del paleolitico del tutto meritevole di essere lasciato ai margini delle progressive sorti della civiltà, allora non c’è nessun possibile sbocco. Se, invece, parliamo di evoluzione all’interno di una visione del mondo autosufficiente, capace di crearsi e trasformarsi in sé per eventi immanenti, che prescindono da qualsiasi interpretazione teologica, ciò pone una serie di domande anche a noi.L’intelligent design (il cosiddetto Progetto Intelligente, l’idea cioè secondo cui certe caratteristiche dell’universo e dei viventi sono spiegabili meglio ricorrendo a una causa intelligente’, che non a una procedura automatica come è per esempio la selezione naturale, ndr.) è un fenomeno di natura ideologico-culturale, meritevole perciò di un inquadramento storico, ma certamente non da discutere sul terreno scientifico, filosofico o teologico. E’ questa una delle acquisizioni di fondo della Conferenza internazionale sull’evoluzionismo (Roma, 3-7 marzo), presentata oggi in sala stampa vaticana. A riferirlo è stato Saverio Forestiero, ordinario di zoologia all’Università Tor vergata di Roma, a nome dell’intero Comitato organizzatore dell’evento. A stigmatizzare il ritorno di concezioni creazioniste’, o di ciò che si presenta a volte come una teoria alternativa, il cosiddetto intelligent design’ è stato anche padre Marc Leclerc,ordinario di Filosofia della Natura alla Pontificia Università Gregoriana e direttore del convegno, che sempre a proposito dell’ID ha commentato: A questo livello siamo lontani dalle discussioni scientifiche, ma bisogna pur prendere la misura di questo stato di fatti, sia sul piano filosofico che teologico. Dedurre a partire dal piano empirico l’esistenza di un creatore che dall’interno guidi l’evoluzione: così Giuseppe Tanzella Nitti, ordinario di teologia fondamentale alla Pontificia Università della Santa Croce,ha sintetizzato l’ID, rispondendo alle domande dei giornalisti. Il livello empirico non è tale da dimostrare se il mondo è frutto dell’intenzione di qualcuno o no, ha obiettato però il teologo, ricordando che per la tradizione cristiana c’è un creatore intelligente, ma nel cuore del mondo c’è l’intenzione del creatore a creare il mondo e a dare un senso alla creazione nel suo insieme. Di intelligent design si palerà il 6 marzo, nella settima sessione del convegno, dedicata (come la sessione precedente) agli aspetti filosofici della teoria dell’evoluzione.Sir