Cultura & Società
Scienza, ancora un riconoscimento per il geologo pratese dei “quasicristalli”
Bindi è ormai famoso non solo per gli importanti studi scientifici e le analisi condotte nell’ambito dell’Università di Firenze, ma per i risultati – concreti – che questi stessi progetti di ricerca stanno portando, alcuni destinati ad aprire nuovi orizzonti nella conoscenza del pianeta e della biosfera e a offrire spunti utili anche per altre discipline.
Sono tante, tantissime, le soddisfazioni che Bindi sta registrando in questi anni e che possono essere riassunte in due grandi momenti. Da una parte, appunto, la «Neumann Medal 2023», premio assegnato a fine 2022 dalla Mineralogical Society of the United Kingdom and Ireland (e intitolato alla ricercatrice Barbara Neumann) per la serietà, professionalità e l’autorevolezza della sua carriera scientifica. Dall’altra, scavando un po’ all’indietro nel tempo, il Premio Aspen, consegnato nell’ottobre 2018 a Roma per la collaborazione scientifica tra Italia e Stati Uniti in occasione di uno studio sui cosiddetti «cristalli proibiti».
La ricerca, realizzata insieme a Paul J. Steinhardt dell’Università di Princeton, dimostra le ampie possibilità di scoprire nuovi quasicristalli in natura. Esatto, «quasicristalli», dove il «quasi» in questo caso non sta a indicare qualcosa di sbagliato, di errato o imperfetto ma semplicemente qualcosa di diverso dall’ordinario, dallo standard. Cosa sono allora i «quasicristalli», perché Bindi li ha resi oggetto privilegiato dei suoi studi in questi ultimi quindici anni e perché sono così importanti? Proviamo a spiegarlo con parole semplici. Si tratta di solidi quasi periodici. In altre parole, una particolare forma di solido in cui gli atomi sono disposti in una struttura ordinata, ma non periodica, a differenza di quanto avviene nei cristalli. Fino a pochi anni fa, si pensava che i quasicristalli potessero essere solo artificiali, poi sono stati scoperti i primi quasicristalli naturali e ne è stata identificata l’origine extraterrestre. Per le loro caratteristiche di resistenza, durezza e scivolosità, i quasicristalli aprono dunque le porte a molteplici utilizzi, tra cui la realizzazione di pellicole che possono rendere gli aerei da caccia invisibili ai radar, lamette da barba che evitano di tagliarsi o antiaderenti per le padelle.
Proprio nel 2017, per le sue scoperte sui quasicristalli, il ricercatore pratese ha ricevuto il premio per le Scienze fisiche, matematiche e naturali, assegnato dall’Accademia nazionale dei Lincei e consegnato direttamente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella (vedi foto). Un trampolino di lancio verso altri traguardi e nuove sfide. La passione di Bindi per questi «cristalli» irregolari e, più in generale, per i minerali e la geologia è infatti andata avanti e ha prodotto nuovi risultati, anche di recente. Due in particolare, le ultime ricerche pubblicate nelle ultime settimane, la seconda persino sulla prestigiosa rivista «Nature»: la scoperta di un quasicristallo inedito, nato dagli effetti prodotti da un fulmine che si è abbattuto nelle dune del Nebraska e l’analisi condotta su un diamante super profondo della Guinea che ha permesso di risalire a preziose informazioni riguardo ai meandri della Terra, dove non ci sarebbe soltanto acqua ma anche metano e idrogeno molecolare.
Il futuro? Bindi non ha dubbi: «Continuerò a dedicarmi allo studio della complessità dei minerali ma anche a ricerche interdisciplinari che consentano di far luce su aspetti più strettamente legati alla geologia. Il vero segreto è fare un lavoro che amo con tutto me stesso – commenta il docente universitario e ricercatore pratese – e che mi ha permesso con più facilità di raggiungere questi bellissimi traguardi». Riconoscenza, tra l’altro, restituita indietro dagli stessi colleghi che hanno deciso di dedicargli un minerale e un asteroide: anche nelle vette più alte del cielo, oltre che sulla Terra, brilla insomma il suo nome.