Dare del denaro ai migranti sbarcati a Lampedusa per convincerli a rimpatriare? Può essere una soluzione solo nella misura in cui si attui prima di tutto una evacuazione immediata di Lampedusa. Non è credibile in questa situazione fuori controllo, al limite dell’incredibile, con 7000 persone sull’isola. Il rimpatrio assistito è uno strumento che si adotta nel contesto di intervento più ampio, che prevede il trasferimento in una struttura dignitosa e poi l’assistenza al rientro. Altrimenti c’è il rischio che qualcuno ne approfitti. Lo dice oggi al SIR Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione della Caritas italiana, in questi giorni a Lampedusa. Forti ha appena partecipato ad un incontro con le autorità istituzionali, le forze dell’ordine, le organizzazioni umanitarie impegnate nell’emergenza sbarchi, che in queste ultime ore hanno raggiunto il picco più alto, con oltre 2000 arrivi in 24 ore. La Caritas agisce in maniera autonoma nell’organizzazione delle iniziative, anche in collaborazione con altri organismi. Ma il coordinamento generale funziona poco osserva Forti -. Diamo atto alle forze dell’ordine del grande impegno ma è una situazione davvero complicata. C’è una difficoltà estrema a gestire l’emergenza racconta Forti -, anche l’ente gestore del Centro di Contrada Imbriacola, nonostante abbia impiegato 150 persone, non riesce a garantire pasti per tutti. La protezione civile potrebbe dare una mano ma è ancora tutto in itinere. L’isola è oramai al limite estremo, la situazione è fuori controllo. Bisogna trovare il coraggio di evacuare velocemente tutti, ma non sembra ci siano ancora le condizioni. Il numero delle evacuazioni con le navi è ancora inferiore agli arrivi. Qui i bisogni sono tantissimi riferisce Forti -. C’è un grosso problema igienico legato ai bagni, che sono insufficienti. Per cui si sta ragionando su come aumentare i pasti e i servizi igienici. Poi c’è il problema del vestiario. La maggior parte dei migranti dorme all’addiaccio, hanno bisogno di indumenti più pesanti che riparino dall’umanità. Come Caritas abbiamo mandato un tir di indumenti che ora sono stoccati in magazzino. Siamo in attesa di verificare con le forze dell’ordine la modalità più consona per la distribuzione, che non è semplice, perché c’è il rischio che si creino situazioni ingestibili. Sicuramente non li distribuiremo in parrocchia perché i lampedusani vogliono tornare alla normalità. La parrocchia di Lampedusa ha messo a disposizione per l’emergenza la Casa della fraternità dove sono ospitati tra i 60 e i 100 minori. Altri bambini sono accolti, insieme alle donne, nella ex base Loran. Per loro la Caritas sta pensando di organizzare, insieme a Save the children, un intervento più strutturato. La situazione è peggiore di come la immaginassi prosegue Forti -. Le persone sono accampate ovunque in posti impensabili, con giacigli improvvisati con cartoni e buste, soprattutto alle spalle del porto. La sera facciamo distribuzione di thè e caffè e latte caldo tra gli accampamenti, che sono esposti a vento, freddo, umidità. In tutto questo caos, precisa Forti, la popolazione di Lampedusa è davvero eccezionale, sta facendo uno sforzo enorme. Molti tunisini ricevono pesce in regalo dai pescatori, oppure mangiano il cous cous cucinato dai lampedusani. Nelle ultime ore alcuni media hanno segnalato alcune manifestazioni di scontento da parte dei migranti. Noi non abbiamo visto rivolte, ma è immaginabile che possano succedere commenta Forti -. Molti cominciano a percepire che ci possa essere la possibilità di tornare a casa e questo chiaramente li mette in condizione di grande agitazione.Sir