Cultura & Società

Savonarola, il segreto di un brutto di successo

Arriva in questi giorni in libreria di Ludovica Sebregondi, Iconografia di Girolamo Savonarola 1495-1998, (Simel, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, Firenze, 2004, pagine LXXXI + 598, 38 illustrazioni a colori335 illustrazioni in bianco e nero, Euro 77). Il volume cataloga in modo sistematico l’intera iconografia di Girolamo Savonarola, dal 1495 al 1998, anno del quinto centenario della morte. Il repertorio consta di 559 immagini, di cui quasi 400 riprodotte nell’ampio volume di circa 700 pagine. Si tratta di un lavoro di ricerca e catalogazione durato 10 anni. Due sono le sezioni che dividono l’ampio trattato, quella tipologica e quella cronologica. La prima (tipologica) è suddivisa in sette capitoli: 1) Quattro «ritratti prototipo» e una replica 2) La fortuna di una immagine: «Il Supplizio» 3) Savonarola come personaggio storico 4) Santo o beato e martire 5) Eretico 6) Precursore della Riforma 7) «Raffigurazioni rappresentative» e identificazioni errate. La seconda sezione (cronologica) è suddivisa in due capitoli dedicati rispettivamente alla 1) Rinascenza iconografica nell’Ottocento e alle 2) Persistenze novecentesche. Infine un utile repertorio riunisce Opere perdute, in ubicazione sconosciuta e ritratti letterari, prefiggendosi così di agevolare ritrovamenti futuri. Un ampissimo repertorio di Indici (dei nomi e degli artisti anonimi, dei luoghi e delle istituzioni, dei soggetti e delle iscrizioni) chiude il volume.di Ludovica SebregondiLa trasposizione in immagine di un personaggio di grande rilevanza quale Girolamo Savonarola ha valore non tanto perché propone i suoi tratti fisionomici ma soprattutto perché suggerisce, attraverso le caratteristiche e gli attributi iconografici che gli vengono conferiti, molti dei giudizi espressi su di lui nel corso dei secoli. Savonarola, oltre che come protagonista di avvenimenti del suo tempo, viene raffigurato quale membro dell’Ordine domenicano, beato, santo, eretico, anticipatore delle idee della Riforma, o «martire della libertà».

È un tema, quello della fortuna iconografica savonaroliana, al quale mi sono accostata per la prima volta nel 1994 in previsione di un convegno che si sarebbe svolto l’anno successivo, inconsapevole della vastità dell’argomento e dell’immensa quantità di materiale esistente. Avvicinarsi con incoscienza al soggetto è stato forse l’unico modo possibile per avventurarsi nel mare magnum delle immagini nelle quali è stato ritratto il Frate dalla fine del Quattrocento al quinto centenario della morte, in un repertorio che quasi non conosce soluzioni di continuità e che lo rappresenta e ce lo consegna con i significati più disparati.

La documentazione è diventata progressivamente sempre più cospicua poiché sono emerse immagini di Savonarola anche negli ambienti più impensati e in luoghi lontani, e a ciò si è aggiunto il tam-tam degli studiosi che ha apportato novità a un materiale sempre in crescita. Quando ormai il libro era in bozze, mi sono state segnalate moltissime ulteriori immagini, e poiché ancor oggi continuo a imbattermi in effigi di Savonarola totalmente nuove, sono consapevole che la ricerca non sia da considerarsi esaustiva. In ogni caso l’auspicio è quello di aver creato, con la realizzazione di questo volume, un primo, fondamentale capitolo per la conoscenza iconografica di Girolamo Savonarola.

Cinquecentocinquantanove schede: tante sono le opere catalogate e descritte che permettono di seguire un percorso di oltre mezzo millennio (1495-1998). Una testimonianza di cinque secoli nel corso dei quali, nelle più disparate tecniche, si è scritta una straordinaria «storia in immagini» di un Frate che tanto ha segnato le vicende della sua epoca e che ha determinato conseguenze che si protraggono ancora ai nostri giorni.

Un cronista del Cinquecento annotava: «la sua imagine per tutto è divulgata», alludendo alla gran quantità di ritratti dedicati a Fra Girolamo e testimoniando della loro diffusione capillare. Immagini di Savonarola sono presenti in tutta Europa (dalla Polonia al Portogallo, dall’Inghilterra a Malta), ma esiste anche un dipinto molto suggestivo realizzato da Napier Waller negli anni Trenta del Novecento sulle pareti del Ristorante «Florentino» a Melbourne in Australia, e la figura di Savonarola appare due volte in St Thomas Church, chiesa episcopale sulla Fifth Avenue di New York. La popolarità dell’immagine del Frate trova riscontro anche in circostanze poco accademiche, ma estremamente significative: Savonarola ricorre per ben tre volte nella ricca galleria di rappresentazioni proposte dalle popolarissime «Figurine Liebig» che conoscono un gran numero di collezionisti e appassionati.

Il Frate viene generalmente raffigurato di profilo, col capo coperto dal cappuccio, il grande naso e labbra pronunciate. I tratti marcati dovevano comunque far parte del suo personaggio, se un certo Domenico da Vicchio, ammiratore di Savonarola che predicava in Casentino, prima dei sermoni e per favorire l’identificazione, si mimetizzava con l’aiuto di un grande naso di cartapesta. Fra Girolamo è stato scelto nel 1998 come patrono di una curiosa Associazione, il «Club dei Brutti» di Ferrara, proprio a motivo del suo aspetto. La scoperta apre uno spiraglio sulla problematica dell’effettiva valenza estetica del frate ferrarese. Non si può, evidentemente, affrontare questo problema poiché non si conoscono le sembianze del suo volto visto di fronte (è anzi quanto mai singolare che le centinaia di rappresentazioni lo ritraggano, salvo rare eccezioni, sempre e soltanto di profilo). Indubbiamente il naso accentuato, le sopracciglia severe, le rughe profonde e le gote incavate non possono costituire le caratteristiche di un ideale estetico, ma è anche vero che l’immagine del Frate non deve essere vista nella forma statica di un profilo immobile, ma nell’espressività complessiva del volto in movimento, quello specialmente che si manifesta nella sua oratoria, nelle prediche, nei sermoni, negli incontri salienti con Lorenzo dei Medici morente o con Carlo VIII. Il grande seguito e fascino che Savonarola e la sua predicazione ebbero, non possono che farci presumere un aspetto e una figura trascinanti, la cui forza interiore travalicava il mero aspetto estetico, trasformandolo anzi nell’essenza stessa della predicazione. In questa ottica deve essere vista l’immagine di Girolamo Savonarola.

Attraverso le immagini che questa trattazione iconografica presenta, si possono ricostruire dunque storie religiose, civili, sociali e artistiche che hanno attraversato l’Europa negli ultimi cinque secoli. Vocazione e aspirazioni di dieci intensi anni di ricerche non possono evidentemente fermarsi all’elencazione delle pur innumerevoli proposte del volto del Frate, ma attraverso di esse ricordare quanto sia arrivato di lui fino al nostro tempo.