Prato

Sarti: apriremo la Multisala per Natale 2006

di Gianni RossiÈ sicuramente la più grande operazione commerciale nella storia di questa città. Il centro multifunzionale di San Giusto, meglio conosciuto come «multisala», che proprio alla fine del 2004 ha ricevuto il suo definitivo via libera, tiene banco da anni: per alcuni avrà effetti devastanti sul commercio, sul centro storico e sul contesto urbano; per altri è un’opportunità in più, in una città ancora povera di offerte di svago e tempo libero o, in ogni caso, un segno dei tempi.L’ultimo dibattito, in ordine di tempo, è stato quello tenuto dal Vescovo sabato 21 gennaio, con i rappresentanti delle istituzioni e delle categorie sociali. «Lavoriamo per renderla più umanistica», è stato l’appello di mons. Simoni. Al quale, in questa intervista, risponde l’imprenditore Paolo Sarti, che del Centro multifunzionale è il proprietario.La multisala è approvata. Ora c’è da realizzare il progetto. Quando aprirà i battenti?«La nostra speranza è di inaugurare il centro in occasione del Natale 2006. Abbiamo dovuto attendere ben cinque anni. Ora bisogna recuperarli».Sono passati quasi 6 anni dalla presentazione del progetto. Nel frattempo la struttura concorrente, il Vis Pathé ai Gigli, ha aperto ed è in piena attività. Ritiene ancora tutte valide le previsioni di business?«Certo. Il nostro progetto mantiene inalterate tutte le sue caratteristiche. Si è parlato tanto in questi anni, e spesso a sproposito, della concorrenza delle due multisale. Qualcuno sostiene che il mercato sia saturo. La prima considerazione da fare, mi sembra, è che chi trae vantaggio dalla concorrenza, alla fine, è il fruitore-cliente, sia in termini di offerta, che di servizi e anche di costi. La seconda considerazione è che la collocazione geografica ha di per sé un valore non secondario: il Vis Pathé si rivolge all’area pratese-fiorentina, noi ci rivolgeremo a quella pratese-pistoiese».Anche di recente voci autorevoli – pensiamo al presidente dell’Ordine degli architetti – hanno parlato di una diminuzione dei clienti dei multiplex in Italia. Quali sono i dati in vostro possesso?«I dati freschissimi in nostro possesso parlano chiaro: le presenze nelle multisale del 2004 sono aumentate rispetto all’anno precedente di ben dieci milioni. Significativo è anche il dato del Vis Pathé: qui l’aumento è di ben 100.000 presenze. Come si fa, di fronte a questi numeri, a parlare di crisi? Ma c’è un altro elemento chiarificatore.Ovvero?«Il nostro partner è Circuito cinematografico, un grosso operatore spagnolo del settore. Ebbene, è così convinto della bontà commerciale dell’operazione, che ci ha già chiesto di acquistare gli spazi della multisala».È comunque indubbio che la concorrenza della grande distribuzione è fortissima nell’area Firenze – Prato – Pistoia e che il Centro pratese arriva per ultimo. Avete modificato le vostre strategie di marketing? Come vi posizionerete nel mercato?«Il nostro non è né un centro commerciale né una multisala. È tutto questo ma anche qualcosa in più. Qui sta la principale differenza con la struttura concorrente, oltre ad un’attenzione particolare per la qualità della struttura. A fare la differenza, è l’offerta di svago e tempo libero. Oltre alle sale cinematografiche, ci sarà un’ampia struttura per il fitness e il benessere, numerose sale di divertimento e un’ampia gamma di ristorazione.E poi c’è la grande distribuzione, con la presenza della Coop. Anche in ambienti politici si muovono dubbi sulla sua effettiva volontà di lasciare l’attuale edificio di via Viareggio, visto che lì gli affari stanno andando a gonfie vele…«Se gli affari alla Coop vanno bene in via Viareggio, immagino che nel Centro multifunzionale possano andare ancor meglio. L’accordo con la Coop è chiaro».A chi dice che avrà ricadute negative sul piano sociale, sul centro storico, sul commercio, cosa risponde?«È evidente che l’offerta commerciale del centro storico e quella del centro commerciale devono essere diverse. In quest’ottica – che è di diversa specializzazione e qualità, anche – c’è spazio per tutti. E forse è tempo di smettere di rivolgerci certe accuse pregiudiziali. Guardi, di recente io e mia moglie siamo andati a vedere un film in uno dei cinema storici di Prato. Avevamo fatto tardi per la cena: alle 20,30 non c’è un posto in tutto il centro storico dove poter consumare un tramezzino veloce. Allora poi non ci lamentiamo se la gente va ai multiplex».Allora il classico negoziante di città, già spaventato dai Gigli, non dovrebbe temervi?Il problema è che ancora non si è voluto capire che l’offerta commerciale del Centro multifunzionale è il prodotto di un trasferimento, non di nuove aperture. Quindi nel mercato pratese non arriveranno, con la nuova struttura, nuovi soggetti commerciali. D’altra parte non viviamo in un mondo chiuso: se i multiplex e i centri commerciali hanno successo è anche perché rispondono a nuove esigenze del consumatore, non ultimo a quelli di prezzi più bassi».Il Vescovo, nel recente incontro di studio, si è chiesto se non si possano avere accorgimenti per rendere il centro multifunzionale più umanistico: cosa risponde?«Credo che il nostro progetto abbia delle attenzioni importanti in questo senso. Penso al parco attrezzato di 9 ettari che allestiremo intorno all’edificio: ora lì c’è un campo incolto. Penso, tanto per fare un altro esempio, alla sala d’essai che vogliamo aggiungere alla nostra offerta cinematografica, o alle proiezioni del mattino riservate agli studenti: tra l’altro abbiamo il Polo scolastico di S. Giusto a due passi. Io credo che non siano tanto le strutture buone o cattive, quanto l’uso che di esse viene fatto. Anche la santificazione della domenica in fondo è indipendente da queste strutture: se una decidesse di chiudere, resterebbero aperte le altre e il problema rimarrebbe tale e quale. Con il nostro centro saremo in grado di offrire nuove opportunità di aggregazione: non sarà questa una risorsa umanistica?».La Chiesa da anni critica fortemente il consumismo e la concezione materialistica che ne deriva. Lei, che è un imprenditore cristiano, come si sente di fronte a queste prese di posizione?«Il consumismo è un fenomeno complesso e non credo che possa essere un centro commerciale il principale responsabile. Oggi, tra l’altro, assistiamo ad un forte cambiamento nelle dinamiche del commercio: il cliente non si reca più soltanto in un unico supermercato, ma gira in base alla convenienza e alle offerte speciali. Se la grande distribuzione riesce a contenere i costi, credo che sia un elemento che va in senso contrario al consumismo sfrenato che, forse, oggi non esiste nemmeno più».