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Saracino, una giostra dalle mille emozioni

Folclore si, «bagarre» no. L’edizione numero a 114 della Giostra del Saracino, con la Lancia d’oro dedicata al 125° anniversario di Banca Etruria, è stata perfetta grazie anche ad una piazza modello di comportamento, ma soprattutto ad un’«arte del giostrare» che ha tenuto con il fiato sospeso in una rincorsa di punteggi senza precedenti. C’era nell’aria voglia di riscatto per motivi diversi tra i giostratori e i quattro quartieri: parlava di iella nell’edizione di giugno il capitano di Porta Crocifera, Marco Ercolini, che andava esorcizzata con la rabbia e l’orgoglio. Rabbia ed orgoglio che ci sono stati insieme ad una grande professionalità nella coppia Marco Chierici-Vannozzi. Invece, i rosso-verdi hanno lasciato la piazza, se pure più che dignitosamente, in seconda posizione. I primi ad uscire di gara al primo spareggio sono stati i bianco-verdi di Sant’Andrea che un pensierino sul «cappotto» l’avevano fatto. Enrico Vedovini, però, è stato solo ad un passo dal centro e Stefano Chierici non ha brillato più di tanto: possono consolarsi perciò con il ricordo della bella vittoria di giugno. Non è bastata a Santo Spirito la bella coreografia dei suoi quartieristi tra fiori di carta e striscioni, perché ha dovuto cedere nel secondo spareggio. La gioia del quartiere della Colombina per il centro di Farsetti (all’inizio era sembrato un due) è durata poco perché il cavaliere del quartiere avversario che lo ha seguito, Marco Chierici, ha marcato ugualmente cinque, come ha annunciato di lì a poco l’araldo Chiericoni (a proposito: anche con il passare degli anni la «voce» della Giostra non si è abbassata di un tono ed è sempre limpida e potente). Infine, sono rimasti due quartieri: Porta Crocifera contro Porta del Foro. E’ stato Enrico Giusti che ha avuto la lancia con la punta magica e ha segnato al centro. Porta del Foro ha conquistato così la sua ventiseiesima Lancia d’oro. Onore anche al rettore Felici per una vittoria di squadra. Del resto il motto del quartiere è: «Tria capita, una mens». Anna Maria Berni