Cultura & Società
Santuari, una ricchezza da riscoprire
I santuari toscani sono per la stragrande maggioranza mariani, ma non mancano neppure quelli di carattere «cristologico» (come ad esempio i Volti Santi di Lucca e Sansepolcro, o il Santissimo Crocifisso di Borgo a Buggiano) né altri dedicati a santi soprattutto locali, la cui esistenza è talvolta priva di certezza storica. È il caso, ad esempio, dell’Eremo di San Viano presso Vagli Sopra, sulle Alpi Apuane, o di San Pellegrino in Alpe sul versante appenninico della Garfagnana, entrambi di grande suggestione, come molte altre chiesette devozionali realizzate in ambiente montano. Altrettanto suggestivo è il complesso di San Vivaldo, comune di Montaione e diocesi di Volterra, l’unico vero e proprio «Sacro Monte» della Toscana, dove ancora si possono ammirare 16 cappelle dedicate alla vita di Gesù con particolare riferimento alla sua passione.
Ma accanto a casi come questo, in cui il santuario si estende «oltre la chiesa», ci sono anche luoghi di culto particolare non coincidenti «tout court» con le chiese stesse perché situati al loro interno. In questi casi va considerato santuario non tanto l’edificio nel suo complesso ma la cappella o il semplice altare al suo interno presso cui è l’oggetto venerato. I casi sono innumerevoli e riguardano spesso le cattedrali, come nel caso di Pisa con la Madonna di Sotto gli Organi, di Siena con la Madonna del Voto, di Arezzo con la Madonna del Conforto o di Lucca e Sansepolcro con i già citati Volti Santi.
Una piccola chiesetta su un colle solitario al tramonto: si presenta così la copertina di «Santuari di Toscana». L’immagine è quella della Madonna della Neve di Castelvecchio a Migliari, nel comune di Pergine Valdarno, in diocesi di Arezzo. Una scelta significativa, per dire che nel libro sono descritti anche luoghi di culto tra i più sperduti e sconosciuti. Senza dimenticare i più famosi: non a caso, sul retro spicca l’affresco della Madonna della Fontenuova a Monsummano Terme.