E’ arrivato ad Arezzo per rendere omaggio al «Bello». In occasione delle celebrazioni per l’anno dedicato a Giorgio Vasari, a 500 anni dal battesimo del Maestro, il cardinal Gianfranco Ravasi, ministro dei Beni culturali del Papa, ha fatto tappa nell’Aretino in una giornata storica per la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Il cardinale ha prima inaugurato, presso la Badia delle Sante Flora e Lucilla, il restauro della pala Salviati-Albergotti, realizzata proprio dal grande Giorgio assieme ad altri collaboratori. In serata poi, ha tenuto una Lectio Magistralis nel duomo aretino. Assieme al cardinale, nella chiesa della Badia, erano presenti anche l’arcivescovo Riccardo Fontana e il parroco don Vezio Soldani, che per primo ha creduto nel recupero della pala vasariana. A presentare il capolavoro, di fronte ai tanti aretini presenti, Antonio Paolucci, direttore dei musei vaticani. «È un evento straordinario – ha spiegato Paolucci -. Quest’opera non era mai stata restaurata, per questo non ha subito quelle puliture radicali che in passato hanno “bruciato” la pelle di altri capolavori. Trovare una quadro di questo tipo, risalente a quattro secoli fa, senza alcuna manomissione, ci permette di capire qual è stata la tecnica pittorica di questo artista. È una sorta di “scatola nera” che ci fa entrare nei “saperi” e nei mestieri artistici del XVI secolo». La pala Salviati-Albergotti, è datata 1567-70. L’intervento di restauro, portato avanti dal laboratorio «R.I.C.E.R:C.A.» ha riguardato le tavole perimetrali e la cornice monumentale della Pala ed è stata finanziato da una cordata di donatori pubblici e privati. Nel dipinto, che ha come tema centrale l’incoronazione della Vergine, sono raffigurati lateralmente anche i Santi Donato e Francesco, oltre che le sante Caterina da Siena, Apollonia, Agata, Orsola, Caterina d’Alessandria, Lucia, Margherita e Maddalena nella centina suddivisa in tavolette poligonali.Paolucci ha poi parlato di un merito particolare da attribuire all’autore de «Le Vite». «Vasari ha insegnato il mestiere a me e a tutti i miei colleghi storici dell’arte», ha detto il direttore dei musei vaticani. «È lui l’inventore di questa disciplina. Non ci sarebbe la Storia dell’arte senza le sue “Vite”. Giorgio Vasari ci ha insegnato che l’opera d’arte è la storia che si fa figura, ci ha fatto capire che l’opera d’arte è squisitamente relativa, ovvero, relazionata con l’universo mondo. Ma ci ha fatto anche capire che l’arte riguarda noi stessi, la nostra natura». Significativa è stata la presenza del cardinal Ravasi che ha spiegato di conferire un duplice significato al suo arrivo ad Arezzo: da un lato, volto a «sostenere l’attività svolta dalle Comunità ecclesiale aretina per la tutela della propria eredità culturale e spirituale», dall’altro lato, evidenziare la volontà di «riflettere su temi capitali per la cultura contemporanea, in cui si deve tornare a riproporre la sfida dell’intreccio tra Arte e Fede». Due questioni che, ha spiegato il cardinale nella chiesa della Badia, «hanno purtroppo celebrato un divorzio dal secolo scorso, ma che per secoli sono state sorelle o comunque unite in nozze profondamente appassionate». Ravasi considera notevole l’abilità del maestro nel «riuscire a ricostruire il proprio passato, attraverso il filo continuo della memoria e l’intreccio tra vita, santità e bellezza».«Si tratta di elementi indispensabili, e Vasari ce lo fa ben capire nei suoi dipinti», ha concluso Ravasi. In serata, la visita alla mostra «Santo è bello» allestita nel vescovado aretino. Il cardinale si è complimentato con la curatrice dell’esposizione, Daniela Galoppi, e con gli architetti fiorentini Gianclaudio Papasogli Tacca e Luisa Danesi Gori a cui si deve l’allestimento della prima trance del museo diocesano. Poi l’attesa Lectio Magistralis nel duomo di Arezzo sul tema «L’invisibile nel visibile: Arte e Fede» . di Francesca De Simone