Vita Chiesa
Santi Anna e Gioacchino, la riscoperta dei nonni
Nacque una bimba, Maria; a sei mesi era capace di camminare e cresceva in una stanza della casa trasformata in santuario dai genitori, che vegliavano perché nulla di impuro la toccasse. Quando ebbe un anno, il padre fece un gran convito per presentarla e farla benedire dai sacerdoti. Anna cantava la sua gioia al Signore. Quando ebbe due anni, Gioacchino voleva portarla al Tempio per adempiere la promessa, ma Anna chiese ancora un anno di tempo perché la bimba non cercasse più il babbo e la mamma. Quando ebbe tre anni, l’uomo fece chiamare fanciulle che la accompagnassero al Tempio alla luce delle fiaccole. Il sacerdote la accolse ed i genitori la lasciarono ammirati, perché la piccola non si era nemmeno girata a guardarli.
I nonni sono una benedizione, ha detto il Papa: gli antichi esempi gli danno ragione, anche se ovviamente sono difficili da imitare. Tuttavia, signori dai capelli grigi, padri e madri di indaffarati genitori, riunite i vostri nipotini intorno a voi e raccontate. Parlate loro anche della vostra infanzia, dei vostri sogni, della vostra fede, delle lontane processioni, delle bande di paese, di quell’attesa del primo incontro con il Signore nella festa più bella per un bambino. I piccoli non si annoieranno e da grandi sapranno apprezzare il grande dono che avete fatto loro.
Il primo pensiero, che mi è venuto quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sui nonni, è stato: sono anch’io un nonno!
Poi ho pensato che i preti, i vescovi, più che diventare nonni, restano padri, nonostante l’aggravarsi dell’età e il cambiamento dei rapporti. Padri, perché ciascuno di loro, può ripetere, pur con qualche tremore, le stesse parole che l’apostolo Paolo scriveva ai cristiani di Corinto: «Sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo» (1Cor.4,15). Padri, perché ciascuno di loro continua a piegare le sue ginocchia e completa nella sua carne quello che manca alla passione del Cristo, affinché quanti sono stati toccati dal suo ministero siano rafforzati dallo Spirito nell’uomo interiore e crescano in ogni cosa verso di Lui che è il capo, Cristo.
Eppure è vero: gli anni che sono aumentati, le forze che sono diminuite, i rapporti interpersonali che, pur vivi e intensi, hanno uno spessore diverso, mi fanno guardare convintamente ai nonni con la sapienza della Bibbia e con l’esperienza di una lunga vita.
Ricordo che quel meraviglioso Vecchio, che è il Papa – Dio lo conservi ancora a lungo alla sua Chiesa! – parlando in una sua visita pastorale agli anziani in Monaco di Baviera, diceva: «Fratelli e sorelle delle generazioni più avanzate, voi siete un tesoro per la Chiesa, voi siete una benedizione per il mondo!».
Certo, le nonne e i nonni sono un tesoro. Un tesoro e una benedizione. Lo sanno bene tante giovani coppie, che possono contare sui nonni a cui affidare i loro piccoli quando sono obbligati dal lavoro o da impegni di carattere sociale. Li vediamo spesso anche noi passeggiare nei giardini spingendo la carrozzina o tenendo per mano il piccolino, o, seduti su una panchina in un parco, a guardare i bambini che giocano a pochi passi di distanza. Ed è facile accorgersi che non è semplicemente «badare» i bambini, ma camminare con loro, trasmettendo loro la sicurezza di essere amati, aiutandoli a guardare con serenità e senza paure il mondo che li circonda e nel quale un po’ per volta stanno entrando. Ed è facile accorgersi che dai volti, dai gesti, dalle parole, spesso dai canti delle nonne e dei nonni, sprizza la gioia di chi fa crescere la vita e gusta l’esperienza di chi riceve amore, perché ha donato amore.
In una curiosa indagine pubblicata da La Stampa due anni fa, si affermava che i padri italiani – a confronto degli spagnoli, dei norvegesi, degli svedesi, degli olandesi – sono quelli che trascorrono meno tempo con i figli. Penso e spero che i 15 minuti, allora calcolati come tempo che i padri passano con i figli, siano aumentati, perché, almeno ad impressione, i padri più giovani sono sempre più coinvolti nel rapporto con i figli e mostrano grandi capacità di giocare con loro. Ma è certo che i nonni, che in alcuni casi sostituiscono i genitori, sempre integrano e arricchiscono la crescita dei piccoli e favoriscono l’equilibrio del loro sviluppo. Fino al punto che i nonni diventano i confidenti, e quasi i «conniventi» dei piccoli nei loro problemi.
Una donna molta anziana, ospite di una casa di riposo, dopo essere stata colpita da ictus, volle verificare la sua capacità di conoscere e di esprimersi e scrisse una specie di poesia che mi mise fra le mani. Fra l’altro diceva: «Siano settanta o sedici, vi è in ogni cuore l’amore per lo stupendo, la dolce meraviglia delle stelle e la brillantezza delle cose e dei pensieri, la coraggiosa sfida degli eventi, l’immancabile infantile curiosità e la gioia di vivere… Fin quando il cuore riceve messaggi di bellezza, di gioia, di coraggio, di grandezza e di potenza, sia dalla terra che dall’uomo o dall’Infinito… tu sarai giovane».
Il Papa Giovanni Paolo II, nell’ultima raccolta di poesie intitolata Trittico romano canta: «L’uomo…scorreva sull’onda dello stupore! / Meravigliandosi, sempre emergeva / dal maroso che lo trasportava, / come per dire a tutto il mondo: / «Fermati, questo trapasso ha un senso, / ha un senso… ha un senso… ha un senso!».
Cari nonni, la vostra vita ha un senso: voi siete un tesoro per la Chiesa, voi siete una benedizione per il mondo!