Vita Chiesa

Sant’Egidio, appello di pace da Osnabrück. Nel 2018 a Bologna «Religioni e culture per la pace»

Lo Spirito di Assisi deve continuare. L’impegno a tracciare nel mondo «strade di pace» non può fermarsi e la prossima tappa sarà la città di Bologna. È Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ad annunciare ad una gremita piazza di Osnabrück che il 32° incontro interreligioso per la pace si terrà nella città di Bologna.

 Era il 27 ottobre 1986, esattamente 30 anni fa, quando Papa Giovanni Paolo II ha realizzato un grande sogno: invitare i rappresentanti delle varie religioni del mondo ad Assisi, perché si elevasse all’unico Dio un’invocazione di pace. L’invito fu accettato da un centinaio di rappresentanti delle Chiese cristiane e delle principali religioni mondiali. Era la prima volta che si incontravano e si scambiavano un abbraccio di pace. Il mondo li guardò attonito e per un giorno tacquero le armi. Nel suo discorso conclusivo, Giovanni Paolo II esortava: «Continuate a vivere il messaggio della pace, continuate a vivere lo Spirito di Assisi!». La Comunità di Sant’Egidio ha raccolto l’eredità di quella Giornata ed ha continuato a promuovere ogni anno in una città diversa gli incontri di preghiera per la pace. A Roma (1987 e 1988) ha fatto seguito Varsavia, dal titolo «War never again», nel settembre 1989, in occasione dei cinquanta anni dall’inizio della seconda guerra mondiale. Quindi gli incontri di Bari, Malta e, nel 1992 quello di Bruxelles sul tema dell’unità europea. Nel 1993 il pellegrinaggio ha fatto sosta a Milano e, negli anni seguenti, ad Assisi e poi a Firenze. Nel 1995 la Comunità di Sant’Egidio scelse Gerusalemme per lanciare lo Spirito di Assisi. E poi, via via negli anni, Palermo, Cipro, Barcellona, Sarajevo e Anversa. Nel trentesimo anniversario, i leader religiosi si sono dati appuntamento di nuovo ad Assisi e all’incontro ha partecipato anche Papa Francesco.

«Mai rassegnarsi alla guerra! Mai rassegnarsi al dolore altrui! La pace deve essere sempre possibile. Sempre va cercata. Sarà possibile!». Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha concluso con queste parole di speranza l’incontro interreligioso «Strade di pace» che per tre giorni ha riunito leader di diverse religioni a Münster e Osnabrück nel nome dello «Spirito di Assisi». «Molti, troppi, soffrono. Bisogna trovare nuove strade di pace», dice Riccardi. «Talvolta però si è avuto la sensazione che non ci sono soluzioni» e «spesso si finisce per dire che possiamo fare poco, forse niente! Ci si rassegna al dolore degli altri! Si diventa pessimisti» e «si accetta l’indifferenza al dolore degli altri». È questa la grande sfida: «Aprire, con la forza debole del dialogo, ma con tanta speranza, nuove strade di pace: in questa Europa, troppo concentrata su di sé e distratta dal mondo; nel cuore dei nostri mondi religiosi; laddove i popoli si combattono; dove domina la violenza; dove si manifesta l’odio. Le religioni sono in profondità vie di pace. Possano, con la collaborazione delle donne e degli uomini di buona volontà, aprire, sempre di più e dove necessario, strade di pace».

«L’incontro e il dialogo disarmano e fermano i violenti. Perché sappiamo che mai la guerra è santa e che chi uccide nel nome di Dio non ha cittadinanza né tra le religioni, né tra gli uomini». È l’appello di pace che leader religiosi, cristiani delle diverse fedi, ebrei, musulmani, sikh, zoroastriani, hindi, jainisti e buddisti hanno lanciato da Osnabrück, nel cuore della Westfalia, al termine dell’incontro.

«Dopo giorni intensi, di incontri e amicizia – si legge nel messaggio -, ci ritroviamo insieme, donne e uomini di diverse religioni per dire a tutti la necessità di aprire nuove strade di Pace. Il mondo ne ha bisogno come il pane, per non restare prigioniero del passato e della paura. Lo invocano popoli interi, resi poveri e schiavi da conflitti senza fine. Lo sollecitano le vittime della violenza e di un terrorismo senza pietà. Lo implorano profughi e sfollati che, per conflitti e disastri ambientali, hanno abbandonato la loro terra». L’appello contiene un richiamo all’Europa: «Ha bisogno di essere più unita, aperta e solidale. Occorre vincere la paura e i pregiudizi che portano ad allontanare l’altro, solo perché diverso o perché non lo si conosce, spesso senza capirne le ragioni».

Sulla minaccia terroristica, i leader scrivono: «Il nostro è un no convinto al terrorismo, che nei mesi scorsi ha ferito troppe terre e ucciso troppi innocenti, nel Nord e nel Sud del mondo». Ed aggiungono: «Ci impegniamo a lavorare per rimuovere le cause all’origine di molti conflitti: l’avidità di potere e denaro, il commercio delle armi, il fanatismo, il nazionalismo». Preoccupa anche il riaffacciarsi «in modo inquietante, dall’estremo Oriente, il rischio di un conflitto nucleare». «Che cosa possono fare i credenti?», si chiedono i responsabili delle religioni mondiali. «Il nostro stare insieme tra diverse religioni, cresciuto in questi anni – scrivono -, è un segno di pace e ha già creato una rete di prevenzione dei conflitti. C’è grande attesa nei nostri confronti. Viene dagli umili e dai poveri della terra. È una grande responsabilità: non possiamo far prevalere la rassegnazione o, peggio, l’indifferenza». Come dissero lo scorso anno ad Assisi con papa Francesco, i leader ripetono che «la pace è il nome di Dio» e «chi invoca il Suo nome per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra, non cammina sulla Sua strada». «Per questo oggi, con l’aiuto di Dio e il sostegno di tanti, vogliamo impegnarci solennemente ad aprire, nel nostro mondo, nuove Strade di Pace».