Il Teatro di Sant’Andrea compie vent’anni. Era il 18 marzo del 1986 quando l’arcivescovo Matteucci firmò il contratto che concedeva in uso a Salvatore Ciulla, responsabile del Centro culturale Sant’Andrea, la chiesa sconsacrata nel territorio della chiesa di San Pierino.L’anniversario sarà ricordato con due spettacoli. Domenica 19 marzo andranno in scena: «Il sindaco dei poveri. Appunti su Giorgio La Pira» (ore 19), e «Parole, parole, parole. Tra don Milani e il Giro d’Italia» (ore 21). Entrambi gli spettacoli sono curati da Gabriele Carli – dal ’97 direttore artistico dell’associazione «Sant’Andrea Teatro» – che abbiamo intervistato.Quali sono attualmente le attività principali della vostra associazione teatrale?«La ricerca di un teatro capace di esprimere nuovi linguaggi. La rassegna Conflitti. Frammenti per un teatro necessario, giunta quest’anno alla sesta edizione, è un buon esempio di questo tentativo. Del resto il pubblico sembra apprezzare le nostre proposte, considerato che i cento posti del teatro vanno costantemente esauriti.E poi la Scuola di espressione teatrale, che dura sei mesi; inizia con un corso propedeutico, prosegue con un laboratorio di messa in scena e si conclude con l’allestimento di uno spettacolo. Gli iscritti – una settantina – sono prevalentemente studenti universitari, e per alcuni di loro il teatro diventerà una scelta professionale e di vita».In questi anni il Sant’Andrea teatro è rimasto fedele alle sue radici? Oggi conserva la sua matrice cattolica?«In questi anni abbiamo dovuto aprirci anche al teatro laico. In questo senso è molto importante la collaborazione – iniziata nel ’99 – col gruppo I sacchi di sabbia, che svolge attività teatrale a livello professionistico e di fatto divide lo spazio del Sant’Andrea con l’associazione Sant’Andrea Teatro. Ma rimaniamo ovviamente legati alla nostra matrice cattolica, come dimostra il cartellone. Per celebrare i nostri vent’anni, oltre agli spettacoli dedicati a don Milani e Giorgio La Pira porteremo in scena: In memoria di Giovanni Paolo II, Una storia vi voglio raccontare (tratto dai vangeli apocrifi), entrambi curati da Agostino Cerrai, e Parole di Giuda, di Paolo Puppa. Teniamo poi particolarmente al convegno Resistenza e resa, che ruota attorno alla figura del teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer, ucciso in quanto oppositore del nazismo; convegno cui parteciperanno Adriano Fabris, docente di Filosofia morale, Ugo Perone, docente di Filosofia delle religioni e Armido Rizzi, della Facoltà teologica di Firenze». Quale ruolo pensate di avere all’interno della città?«Il Sant’Andrea è un punto di riferimento per Pisa. Lo dimostrano i rapporti tessuti con il comune, la provincia, il Teatro Verdi e l’Università. Il Sant’Andrea è uno spazio aperto tutti i giorni per undici mesi all’anno e capace di offrire una proposta culturale che spazia dal teatro alla musica (ospitiamo la rassegna musicale Chitarra oltre).Oltre alla scuola di teatro e alle nostre produzioni, offriamo ospitalità ad altre compagnie. Dal 9 all’11 marzo (al Teatro Sant’Andrea e nella Palestra del Liceo Scientifico Dini), ad esempio, faremo conoscere al pubblico pisano la Socìetas Raffaello Sanzio, una compagnia di fama internazionale che metterà in scena la sua Tragedia Endogondinia. Da ultimo vorrei ricordare l’iniziativa Il teatro per le scuole, seguita da ben 1.500 ragazzi a stagione».