Un anno in più di filosofia per i futuri sacerdoti: è una delle novità principali del Decreto di riforma degli studi ecclesiastici di filosofia, presentato oggi in sala stampa vaticana. Per quanto riguarda la riforma delle Facoltà ecclesiastiche di filosofia ha spiegato mons. Jean-Louis Bruguès il primo ciclo che conduce al baccalaureato, cioè il primo grado degli studi ecclesiastici, d’ora in poi durerà tre anni e non due come avveniva fino ad oggi. Tra le discipline aggiunte, la logica; in primo piano, lo studio della metafisica. Un corpo docente stabile e insegnanti adeguatamente qualificati, gli altri requisiti necessari stabiliti dal nuovo documento vaticano. Di fronte alla debolezza della formazione filosofica ha detto mons. Bruguès il decreto ribadisce l’importanza delle materie sistematiche: la sola conoscenza della storia della filosofia e delle varie correnti non basta. L’informazione non è formazione. Un problema cruciale per la teologia è la possibilità di parlare di Dio attraverso le parole plasmate per descrivere il mondo: così padre Charles Morerod, rettore della Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino (Angelicum) ha spiegato l’importanza e la necessità della metafisica, e quindi degli studi filosofici, per la formazione teologica. Concetti come natura umana e legge naturale, ad esempio, sono concetti filosofici indispensabili nella teologia morale. La nostra epoca ha bisogno della filosofia, perché contribuisce direttamente a porre la domanda circa il senso della vita e ad abbozzarne la risposta, e quindi si configura come uno dei compiti più nobili dell’umanità, in un’epoca in cui i progressi della scienza e della tecnica non saziano la sete dell’uomo rispetto alle domande ultime, ha detto il card. Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, presentando oggi in sala stampa vaticana il Decreto di riforma degli studi ecclesiastici di filosofia, elaborato dal citato dicastero della Santa Sede per aggiornare la Costituzione apostolica di Giovanni Paolo II Sapientia christiana, del 1979, e le relative norme applicative. Tra i motivi principali del decreto di riforma, firmato il 28 gennaio scorso, la debolezza della formazione filosofica in molte istituzioni ecclesiastiche, con l’assenza di precisi punti di riferimento, soprattutto riguardo alle materie da insegnare e la qualità dei docenti. Una debolezza, questa, che per il card. Grocholewski è accompagnata dalla crisi degli studi filosofici in genere, in un’epoca in cui la ragione stessa è minacciata dall’utilitarismo, dallo scetticismo, dal relativismo, dalla sfiducia della ragione di conoscere la verità riguardo ai problemi fondamentali della vita, dall’abbandono della metafisica. Ridare il primo posto alla metafisica: questa l’altra urgenza sottolineata nel documento presentato oggi, che sulla scorta della Fides et ratio di Giovanni Paolo II, ribadisce l’importanza della filosofia nella sua componente metafisica per superare la situazione di crisi che pervade oggi grandi settori della filosofia e per correggere così alcuni comportamenti erronei diffusi nella nostra società. La filosofia è indispensabile per la formazione teologica, ha ammonito il card. Grocholewski. Ma quale filosofia è quella raccomandata per la formazione dei candidati al sacerdozio? La filosofia di cui parliamo – ha precisato il cardinale rifiuta una separazione indebita tra la ragione e la fede, prospettando l’apertura della prima alla seconda e il bisogno che ha la seconda di ricorrere al sostegno della prima. Non esiste una filosofia ufficiale della Chiesa, ha ricordato il presidente del dicastero pontificio, perché la fede non è come tale una filosofia: tuttavia, non tutte le filosofie sono compatibili con la fede e con una ragione adeguata alla verità. Nelle Facoltà ecclesiastiche di filosofia, un posto di rilievo occupa la filosofia di san Tommaso d’Aquino, ma la preferenza attribuita dalla Chiesa al suo metodo ha precisato il porporato – non è esclusiva, ma esemplare. (Fonte: Sir)