La recente crisi alimentare ha fatto emergere con maggiore forza il giudizio circa il ruolo centrale dell’agricoltura nel più vasto ambito dell’attività economica complessiva e il suo apporto per uno sviluppo realmente sostenibile. Ed ecco qui ritrovato il ruolo essenziale della Fao, un ruolo che si accompagna necessariamente all’esigenza di una struttura agile ed armonica, in costante sussidiarietà rispetto all’azione che i Governi svolgono a servizio degli affamati. Lo ha detto il capo della Delegazione della Santa Sede alla 35ª Sessione speciale della Conferenza della Fao, mons. Renato Volante. L’intervento è stato pronunciato il 20 novembre scorso a Roma, ma è stato diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana. Riformare la Fao, ha chiarito mons. Volante, significa oggi condividere l’idea che la lotta contro la fame è una situazione determinata da molteplici fattori e dagli obiettivi che la animano ed intorno ai quali si elaborano strategie spesso purtroppo orientate a favorire singoli settori piuttosto che a fornire una visione unitaria: quella che pone al centro le esigenze della persona. Gli effetti negativi di una tale impostazione riguardo al settore agricolo risultano in molti casi evidenti, specialmente in quelle aree su cui maggiormente gravano la povertà, il sottosviluppo e la denutrizione, nonché il degrado ambientale. Ecco perché la Delegazione della Santa Sede ha aggiunto mons. Volante – è fermamente convinta che la struttura della Fao ed i suoi impegni conseguenti, devono sottolineare la funzione portante dell’agricoltura nei processi di sviluppo, promuovendo anzitutto non la semplice managerialità, ma criteri di gestione oculati e interventi realmente funzionali ai bisogni. Altre questioni riguardano la protezione dei diversi ecosistemi agricoli, il ruolo crescente delle nuove tecniche di lavorazione agricola e il sostegno che le stesse ricevono sia nella fase di produzione sia in quella di utilizzo e di commercializzazione degli alimenti. Non si tratta di contrapporre ai risultati resi disponibili dalla ricerca scientifica e tecnologica un atteggiamento di chiusura verso sistemi di produzione innovativi e forse quantitativamente migliori, ma di proporre un ordinato equilibrio tra tali sistemi e l’adeguata prevenzione dei rischi per le persone e per gli ecosistemi. Ha osservato mons. Volante. Questo significa che un’ordinata ricerca che voglia rafforzare la produzione agricola in ragione di una domanda crescente di alimenti non può dimenticare le ragioni della sicurezza degli alimenti – e quindi la salute dei consumatori – come pure della sostenibilità della produzione agricola, e cioè la protezione ambientale, ha concluso.Sir