Toscana

SANTA SEDE: MONS. MIGLIORE (OSSERVATORE ONU), «SERVONO POLITICHE ENERGETICHE RESPONSABILI»

C’è una “stretta interconnessione tra i temi in discussione”, per le “ampie ripercussioni sia sulla sicurezza nazionale e internazionale che sulla capacità della comunità mondiale di confrontarsi seriamente sui problemi della povertà e dello sviluppo”, ha detto, ieri, mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, intervenendo alla 15ma sessione della Commissione sullo sviluppo sostenibile del Consiglio economico e sociale (Ecosoc) dell’Onu. La terra è la nostra “eredità comune – ha continuato mons. Migliore – e abbiamo una grave responsabilità”, istituzionale e individuale, “nei confronti di noi stessi e delle generazioni future”. La “questione energetica” è il “problema centrale di tutta l’agenda politica internazionale”, ha detto l’arcivescovo. “C’è la necessità di elaborare strategie energetiche comuni, globali e a lungo termine”, capaci di “soddisfare i bisogni energetici a medio e breve termine, di sicurezza dell’energia, ma anche di tutela della salute e dell’ambiente”, stabilendo “regole di comportamento”. “L’evidenza scientifica della nostra responsabilità per il surriscaldamento della calotta terrestre” – ha aggiunto – ci dice che si tratta di “un problema non soltanto ambientale”, ma “con effetti su tutto il sistema etico, sociale ed economico”.

“I più poveri e i più deboli, che pure sono gli ultimi responsabili dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale, sono quelli che ne risentono di più, perché vivono nelle aree più a rischio”, ha detto ancora  mons. Celestino Migliore. L’agricoltura è tra “i settori più a rischio”. E dunque, “per affrontare il doppio problema, del cambiamento del clima e di dover reperire risorse energetiche” – ha continuato l’arcivescovo – dobbiamo “modificare il nostro attuale modello di sviluppo, che si preoccupa soltanto della crescita economica”, con un “nuovo modello, che si prende carico delle conseguenze dell’agire e ha rispetto del creato”, per uno “sviluppo umano integrale delle generazioni presenti e future”. E dunque, “l’umanità deve essere consapevole dei legami tra ecologia della natura, rispetto della natura ed ecologia umana”. E “c’è anche un legame positivo tra la pace con il creato e la pace tra le nazioni”. “Se non costruiremo economie sostenibili – ha aggiunto Mons. Migliore- , aumenteremo le tensioni e i conflitti per le risorse”.

Dobbiamo ridurre i consumi energetici, perché “non serve allo sviluppo usare sempre più energia”, ha affermato l’osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, mons. Celestino Migliore. “Crescita economica non può significare maggiore consumo, ma, dal punto di vista dello sviluppo sostenibile – ha aggiunto l’arcivescovo -, deve significare utilizzo insieme di tecnologia, servizio e determinazione politica, buon senso”. Ed è “importante trasferire le tecnologie ai Paesi in via di sviluppo, affinché tutta la comunità globale ne abbia beneficio”. La politica internazionale non è, però, sufficiente, se non è affiancata da “un sistema educativo nazionale”, per “uscir fuori dagli schemi di consumo e produzione”, verso “un nuovo approccio”. Poiché “cambiamenti ecologici senza precedenti stanno avvenendo” e “non siamo preparati ad affrontare gli effetti di un’industrializzazione di secoli”. “I rimedi non sono oltre le nostre possibilità, ma dobbiamo stare attenti a non prendere una strada che potrebbe essere peggiore – ha concluso mons. Migliore -, soprattutto per i più poveri”. “Siamo ancora in tempo per usare la tecnologia e l’educazione per promuovere uno sviluppo umano integrale e sostenibile, prima che sia troppo tardi”.

Sir