Il povero ci interpella, ci sfida, ma soprattutto ci invita a collaborare per una nobile causa: quella di vincere la sua povertà!. Si conclude con questo appello all’azione comune il messaggio di auguri che il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso per mano del suo presidente, card. Jean-louis Tauran, rivolge quest’anno ai cari amici musulmani per la festa di īd al-fiṭr che viene celebrata in tutto il mondo islamico alla fine del mese lunare di digiuno di Ramadan (iniziato almeno in Italia lo scorso 21 agosto). Il messaggio ha quest’anno per tema: Cristiani e Musulmani: insieme per vincere la povertà. Sappiamo tutti – scrive il card. Tauran – che la povertà umilia e genera sofferenze intollerabili; esse sono spesso all’origine di isolamento, di ira, addirittura di odio e di desiderio di vendetta. Ciò potrebbe spingere ad azioni di ostilità con tutti i mezzi disponibili, cercando di giustificarli anche con considerazioni di ordine religioso: impossessarsi, in nome di una pretesa giustizia divina, della ricchezza dell’altro, ivi compresa la sua pace e sicurezza. È per questo che respingere i fenomeni di estremismo e di violenza esige necessariamente la lotta contro la povertà attraverso la promozione di uno sviluppo umano integrale. Nel messaggio, si distinguono due tipi di povertà: una povertà da combattere ed una povertà da abbracciare. La povertà da combattere spiega il cardinale – è sotto gli occhi di tutti: la fame, la mancanza di acqua potabile, la scarsità di cure mediche e di alloggi adeguati, la carenza di sistemi educativi e culturali, l’analfabetismo. Emergono poi nuove forme di povertà nelle società ricche e progredite che prendono il volto della emarginazione, della povertà relazionale, morale e spirituale. La povertà da scegliere prosegue Tauran è quella che invita a condurre uno stile di vita semplice ed essenziale, che evita lo spreco, rispetta l’ambiente e tutti i beni della Creazione. Questa povertà è anche quella, almeno durante certi periodi dell’anno, della frugalità e del digiuno. La povertà scelta predispone ad uscire da noi stessi e dilata il cuore. Il messaggio si conclude con uno sguardo positivo e fiducioso per il futuro del dialogo. Sembra osserva il presidente del dicastero vaticano – che in diversi luoghi del mondo siamo passati dalla tolleranza all’incontro, a partire da un vissuto comune e da preoccupazioni condivise. Questo è già un importante traguardo che è stato raggiunto. Da qui una proposta: Mettendo a disposizione di tutti la ricchezza che scaturisce dalla preghiera, dal digiuno e dalla carità degli uni e degli altri, non è forse possibile che il dialogo mobiliti le forze vive di quanti sono in cammino verso Dio?.Sir