Un libro «non conforme alla dottrina della Chiesa», che «non può essere utilizzato come valida espressione di dottrina cattolica né per la direzione spirituale e la formazione, né per il dialogo ecumenico e interreligioso». Così la Congregazione per la Dottrina della Fede, in una Notificazione diffusa oggi, definisce il volume «Just Love. A Framework for Christian Sexual Etichs» di suor Margaret A. Farley, che contiene «posizioni in diretto contrasto con la dottrina cattolica nell’ambito della morale sessuale». Esprimendo «profondo rammarico» verso la religiosa, membro di un istituto di vita consacrata, la Congregazione ricorda che con una lettera del 29 marzo 2009 erano già stati segnalati «i problemi dottrinali presenti nel testo», ma la risposta fornita dall’autrice «non risultò sufficiente a chiarificare i problemi segnalati» in un libro la cui pubblicazione, a causa degli «errori dottrinali presenti», si è rivelata «causa di confusione tra i fedeli»: di qui la decisione della Congregazione di intraprendere un «esame con procedura urgente», in seguito alla quale l’8 giugno 2011 è stato confermato che li libro «conteneva proposizioni erronee, la cui divulgazione arrischiava grave danno ai fedeli». La nuova risposta di suor Farley, del 3 ottobre 2011, «non chiariva adeguatamente i gravi problemi contenuti nel suo libro», e così si è arrivati alla notifica di oggi. «L’autrice – si legge nella Notificazione firmata dal card. William Levada – non presenta una comprensione corretta del ruolo del magistero della Chiesa quale insegnamento autorevole dei vescovi in comunione col successore di Pietro». «Nel trattare argomenti di carattere morale», suor Farley «o ignora l’insegnamento costante del magistero oppure, quando occasionalmente lo menziona, lo tratta come un’opinione tra le altre». Atteggiamento, questo, che «non può essere in alcun modo giustificato, neppure all’interno di una prospettiva ecumenica che l’autrice desidera promuovere». Suor Farley, per la Santa Sede, rivela inoltre «una comprensione difettosa della natura oggettiva della legge morale naturale, scegliendo invece di argomentare sulla base di conclusioni selezionate da determinate correnti filosofiche o dalla sua propria comprensione dell’esperienza contemporanea», dando luogo ad «un approccio non conforme alla genuina teologia cattolica». Tra i «numerosi errori e ambiguità del libro», la Notificazione cita «le prese di posizione circa la masturbazione, gli atti omosessuali, le unioni omosessuali, l’indissolubilità del matrimonio e il problema del divorzio e delle seconde nozze». Per quanto riguarda la masturbazione, secondo suor Farley «favorisce realmente i rapporti più di quanto non li ostacoli», mentre per il magistero della Chiesa «è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato», perché «qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità». Secondo suor Farley, inoltre, gli atti omosessuali «possono essere giustificati proprio come le relazioni e gli atti eterosessuali». «Tale posizione non è accettabile», si legge nella notificazione, in cui si ricorda che «la Chiesa Cattolica distingue tra persone con tendenze omosessuali e atti omosessuali»: le prime «devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza», evitando «ogni marchio di ingiusta discriminazione». Quanto agli atti omosessuali, invece, «sono intrinsecamente disordinati» e «in nessun caso possono essere approvati». La religiosa si dichiara anche favorevole al riconoscimento delle unioni omosessuali, con una «posizione opposta» a quella della Chiesa, secondo cui «il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali», che verrebbero così equiparate al matrimonio. L’impegno matrimoniale è «soggetto a scioglimento per le stesse ragioni fondamentali per le quali ogni impegno permanente, estremamente grave e quasi incondizionato, può cessare di esigere un vincolo». Dunque, «l’obbligo deve essere sciolto e l’impegno può essere legittimamente modificato». Così suor Farley, nel suo libro, contesta l’indissolubilità del matrimonio, concetto cardine della dottrina della Chiesa, in base al quale «l’amore coniugale esige dagli sposi, per sua stessa natura, una fedeltà inviolabile». Per la Chiesa, ricorda la Congregazione per la Dottrina della Fede, «l’amore vuole essere definitivo» e non può essere «fino a nuovo ordine». La religiosa si dichiara infine favorevole anche a nuove nozze dopo il divorzio. «Qualunque tipo di obbligo comporti un legame residuo – sostiene la religiosa – non deve includere la proibizione di un nuovo matrimonio». La dottrina cattolica, invece, «esclude la possibilità di seconde nozze successive ad un divorzio». Nonostante oggi «in molti Paesi sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione», la Chiesa «non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio». I divorziati risposati si trovano perciò «in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio», e non possono accedere alla Comunione eucaristica. (Sir)