«Benché molti fattori abbiano contribuito a causare la crisi finanziaria, alle sue radici sta una crisi di valori morali, nella quale il primato del possedere, riflesso in una cultura di avidità, ha oscurato il primato dell’essere; in tale situazione, nell’attività economica è venuto a mancare gravemente il valore della verità, praticata con onestà e trasparenza». È quanto si legge nel comunicato congiunto diffuso oggi dalla Commissione bilaterale delle delegazioni del Gran Rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo, che si è riunita a Roma dal 27 al 29 marzo. Dall’XI riunione della Commissione bilaterale, dedicata alle Prospettive religiose a proposito dell’attuale crisi finanziaria: considerazioni per un giusto ordine economico, emerge che se lo scopo dell’ordine economico è di servire al benessere della società allora occorre riservare un’attenzione particolare alle persone deboli – poveri, orfani, vedove, malati e disabili – e agli stranieri, che nella società attuale sono specialmente presenti come migranti e lavoratori stranieri, le cui condizioni sono un segnale della buona o cattiva salute morale della società, e del grado di solidarietà all’interno di questa. I Paesi con economie sviluppate hanno l’obbligo, specialmente in quest’epoca di globalizzazione, di riconoscere le loro responsabilità e doveri nei confronti dei Paesi e delle società che si trovano in condizioni bisognose di aiuto, prosegue il comunicato, sottolineando i concetti riguardanti la destinazione universale dei beni della terra, una cultura del limite che implica un livello di autolimitazione e di modestia, uno spirito di servizio responsabile, un sistema etico di distribuzione di risorse e di priorità, l’importanza determinante dell’onestà, della trasparenza, della gratuità e della responsabilità. D’altra parte, così come la crisi ha richiesto una parziale remissione di debiti ai livelli nazionale e internazionale, altrettanto occorre fare nei confronti delle famiglie e dei singoli individui, per la loro riabilitazione economica. I membri della commissione bilaterale hanno ribadito il ruolo che le comunità di fede devono svolgere per contribuire a un ordine economico responsabile, e l’importanza del loro impegno in questa direzione presso governi, istituzioni educative e con gli strumenti di comunicazione sociale. La crisi, conclude il documento, ha rivelato ancor più la grave carenza di componente etica nel pensiero economico con la necessità che istituti e accademie di studi economici e di formazione socio-politica includano nei loro curricoli la formazione etica. (Sir)