Per i cristiani di Terra Santa le ostilità sono il pane quotidiano che alimenta la fede e talora fanno risuonare l’eco del martirio in tutta la sua attualità e la loro fatica prepara senz’altro un domani di bene, ma chiede oggi di sostenere scuole, assistenza sanitaria, necessità abitative, luoghi di aggregazione e tutto quanto ha saputo suscitare la generosità della Chiesa. Con queste parole la Congregazione per le Chiese orientali, nel tradizionale messaggio per la Collecta pro Terra Sancta del Venerdì Santo), firmato dal suo prefetto, card. Leonardo Sandri, ricorda ai vescovi del mondo intero la costante richiesta di Benedetto XVI affinché sia generosamente sostenuta la missione della Chiesa nei Luoghi Santi. Una missione si legge nel testo diffuso oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede – specificamente pastorale, ma nel contempo offre a tutti indistintamente un encomiabile servizio sociale. Così cresce quella fraternità che abbatte le divisioni e le discriminazioni per inaugurare sempre di nuovo il dialogo ecumenico e la collaborazione interreligiosa. Ciò costituisce un’ammirevole opera di pace e di riconciliazione, tanto più necessaria oggi, preoccupati come siamo col Santo Padre per le popolazioni dei Paesi in cui si susseguono tensioni e violenze, in particolare la Siria e la Terra Santa’. Nel Messaggio si sottolinea come l’emigrazione cristiana sia acuita dalla mancanza di pace, che tenta di impoverire la speranza, mutandosi nella paura di essere soli davanti ad un futuro che sembra non esistere se non come abbandono della propria patria. Da qui la richiesta di aiuto per scuole, assistenza sanitaria, necessità abitative, luoghi di aggregazione e tutto quanto ha saputo suscitare la generosità della Chiesa. Quanta fede prosegue il Messaggio – scopriamo nei giovani, desiderosi di testimoniare le beatitudini, amando i loro Paesi nell’impegno per la giustizia e per la pace con i mezzi della non violenza evangelica. Quanta orgogliosa fede, quanta fermezza, ci viene trasmessa da chi proferisce parole di riconciliazione e di perdono, sapendo di dover rispondere in tal modo alla violenza e talora al sopruso. Abbiamo il dovere conclude il testo – di restituire il patrimonio spirituale ricevuto dalla loro millenaria fedeltà alle verità della fede cristiana. Lo possiamo e lo dobbiamo fare con la preghiera, con la concretezza del nostro aiuto e con i pellegrinaggi. L’Anno della Fede, nel 50° del Concilio Vaticano II, fornirà motivazioni singolari per muovere i nostri passi verso quella Terra, peregrinando ancor prima col cuore tra i misteri di Cristo. La solitudine che talora si affaccia fortemente nella loro esistenza sia vinta dalla nostra fraternità. (Sir)