Vita Chiesa
Santa Rita, dopo la pandemia preghiere anche per la pace
Al secolo Margherita Lotti, nasce nel 1381 a Roccaporena, piccolo paesino di montagna in provincia di Perugia, e dopo una vita piena di sofferenze si spenge nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena a Cascia, il 22 maggio 1447. Rita però non è sempre stata monaca: si è sposata molto giovane con Paolo Mancini, uomo orgoglioso e violento, e con lui ha avuto due figli. Dopo alcuni anni di matrimonio, il marito viene ucciso e poco dopo muoiono anche i figli a causa di una malattia. A questo punto, Rita decide di prendere i voti ed entrare in monastero. Lì trascorrerà il resto della sua vita.
«A Firenze c’è sempre stata una grande devozione per santa Rita, perché è la santa di tutti – dice padre Giuseppe Pagano, priore della basilica di Santo Spirito -. Lei, per volere dei genitori, si è sposata ed è rimasta vedova, ha avuto dei figli morti da piccoli e quindi rappresenta un po’ tutti gli stadi della vita: le persone sposate, le donne che fanno fatica a vivere con i loro mariti: per lei non era stato facile, anche se poi era riuscita piano piano ad avvicinarlo al Signore. Inoltre, ha vissuto l’esperienza dell’omicidio, quindi la violenza e poi il perdono. In più, come i suoi genitori, faceva la paciera, cioè aiutava le famiglie che erano in lotta tra loro a riconciliarsi».
Tuttavia, devono passare 180 anni dalla sua morte prima che papa Urbano VIII la renda beata e solo nel 1900 Leone XIII la proclama santa. Ma da quel momento in poi il 22 maggio è la sua festa e la basilica di Santo Spirito come sempre la celebra. «La novena di preparazione alla festa comincia il 21 maggio, ma per le persone la vera celebrazione è il 22 – spiega padre Pagano – . Comunque, questo sabato, durante la Messa delle 18, viene fatto il transito di santa Rita per ricordare il momento della sua morte: per tradizione si dice che quando lei morì tutte le campane di Cascia suonarono a festa senza intervento d’uomo e quindi anche noi facciamo un momento di silenzio e suoniamo le campane».
La festa di santa Rita è però particolarmente sentita soprattutto per la rosa, simbolo della Santa. Spiega il priore: «Era inverno e Rita si trovava ammalata nel monastero di Cascia. Poco prima di morire chiese a una sua parente, che era andata a farle visita, di recarsi a Roccaporena, a 5 km di distanza, per portarle una rosa, sbocciata proprio per lei. La parente rimase stupita anche perché Roccaporena è un paesino dove d’inverno, tra i monti, non ci batte mai il sole; ma una volta arrivata trovò la rosa e la portò a Rita. Per questo noi il 22 maggio diamo la possibilità a chi lo desidera di prendere nel nostro chiostro delle rose per sé o per portarle ad altre persone perché questo fiore simboleggia la ricompensa che il Signore dà a Rita come gesto di omaggio per aver speso tutta la vita facendo la Sua volontà pur passando da tante sofferenze». Quindici anni prima di morire una spina della corona di Gesù crocifisso trafigge suor Rita sulla fronte.
«Così – continua padre Pagano – è diventata una santa invocata da tutti per le difficoltà e i dolori. Anche oltre oceano sono testimoniati suoi miracoli. Ricordo che mentre ero in Perù lessi un romanzo del 1700 che raccontava di una popolazione delle Ande assalita da un puma e che, per liberarsene, si rivolse proprio a santa Rita. E poi ho vissuto anche tanti anni a Cascia e posso constatare testimonianze di persone che l’hanno invocata non solo per malattie fisiche, ma anche per risolvere situazioni familiari complesse e hanno sempre trovato conforto. Anche adesso, con la pandemia, sono molti coloro che si sono rivolti a lei chiedendole aiuto».
«In questo tempo di conflitti, divisioni e difficoltà – dice suor Maria Rosa Bernardinis, madre priora del monastero di santa Rita da Cascia – mi auguro che la festa di santa Rita sia per l’Italia, l’Europa e il mondo intero una nuova alba di speranza, fede e fratellanza. La nostra preghiera del 22 maggio andrà in particolare al popolo ucraino e a tutti quelli che soffrono per le guerre, perché sia fatta la pace, dovere e diritto di ognuno di noi. Che l’amore di Rita tocchi ovunque i cuori di coloro che hanno bisogno di una carezza, di conforto e coraggio, e doni la libertà del dialogo col prossimo e con Dio a chi è prigioniero dell’odio, per sé e gli altri».