Su Santa Margherita e sul suo cammino di conversione, realizzato seguendo il carisma di San Francesco, molto si è detto e scritto. I principali momenti della sua vita si riassumono in poche ma significative date. Margherita nacque a Laviano, ultima propaggine umbra protesa verso la Valdichiana cortonese; rimase orfana di madre nella prima infanzia e dovette convivere con una matrigna che non la degnava di un minimo gesto di amore: il padre l’amava moltissimo ma era succube della seconda moglie. Margherita, sensibile e bellissima, accettò l’offerta di amore fattale da un giovane nobile di Montepulciano, Arsenio, che, con la promessa di matrimonio, la portò a vivere in casa sua. Poco dopo nacque un figlio. Ma la promessa di matrimonio non vide mai una realizzazione, soprattutto per la differenza di ceto sociale: Arsenio nobile e ricco, Margherita povera e indifesa.Arsenio, pochi anni dopo, rimase ucciso in un agguato. Scacciata dalla famiglia del suo amante, con il figlioletto in braccio tentò di rientrare nella casa del padre, ma non vi fu accolta per l’opposizione della matrigna. In preda alla disperazione, ma inconsa-pevolmente guidata dal disegno di Dio, decise di venire a Cortona, quell’antica città che lei da sempre intravedeva lontana, da Laviano e da Montepulciano, oltre le paludi e le nebbie della Valdichiana. Entrò a Cortona da Porta Berarda, nel 1272 e si imbatté in due frati francescani che si preoccuparono di trovarle accoglienza nella casa di due signore cortonesi, Marinaria e Raineria Moscati.Da quel momento la sua esistenza cambiò, consacrata ad una penitenza e a una vita di preghiera che ha dell’incredibile, congiunta tuttavia a una instancabile azione verso i poveri, i malati, i peccatori. Sul finire della vita abitò sul Poggio di Cortona, in una povera cella adiacente alla chiesetta di San Basilio, ormai scomparsa. Nella sua celletta morì il 22 febbraio 1297, all’età di cinquant’anni. Fu dichiarata subito santa a voce di popolo; ma la sua canonizzazione ufficiale avvenne solo il 16 maggio 1728 per decisione di Benedetto XIII. Ed è proprio per ricordare la data della sua canonizzazione che si celebra nel mese di maggio la sua seconda festa annuale.Ma c’è un particolare curioso che si associa alla figura di Margherita: un cagnolino, che è quasi sempre presente nell’iconografia della santa. Più volte mi sono sentito chiedere da persone devote il perché di questa presenza che diventa quasi il segno di ricono-scimento della penitente francescana. Ed ecco la risposta: dice la tradizione che la giovane Margherita era solita trascorrere con Arsenio buona parte dell’anno in un loro castello detto «I Palazzi», in località Petrignano. Quel tragico giorno, in cui Margherita aspettò invano il ritorno di Arsenio, uno dei loro cani, ritornando solo dall’escursione di caccia, sembrò con i suoi guaiti voler dire qualcosa a Margherita. Dice sempre la voce popolare che il cane l’afferrò per un lembo della veste e la condusse verso la selva di Petrignano, sotto una grande quercia, dove giaceva il corpo senza vita di Arsenio. Per Margherita crollò in quel momento tutto un mondo di illusioni, incamminandola però verso un percorso di virtù e di santità. Il cagnolino seguì forse Margherita sulla via di Cortona e sarà stato probabilmente suo compagno fedele anche in seguito.Ma il cane della santa avrebbe fatto una sua seconda misteriosa comparsa in tempi a noi più vicini. In uno dei più suggestivi angoli di Cortona sorge la chiesa di San Benedetto. L’ultimo proprietario, Giuseppe Salvetti, la fece restaurare a sue spese. Dopo la sua morte, la contessa sua moglie donò la chiesa e gli annessi al beato don Luigi Orione e alla sua «Piccola opera della divina provvidenza». La stessa signora riferiva (e la testimonianza è nota a molti cortonesi) che il beato Orione, in una sua visita a Cortona negli anni ’30, arrivato a notte fonda alla stazione ferroviaria di Camucia, non riusciva a individuare la strada per raggiungere la chiesa. Trovandosi così in difficoltà, si rivolse a Santa Margherita. Si sa che tra santi c’è una perfetta intesa, per cui improvvisamente il beato Orione si trovò ai piedi un cagnolino con un campanello al collo. Superato l’iniziale senso di smarrimento, il santo sacerdote seguì il cane che lo portò alla casa dove era atteso. Qui il cane si mise seduto sulle zampe posteriori come per aspettare una ricompensa. Don Orione tracciò sul cane un segno di benedizione ed esso improvvisamente scomparve. Leggende o qualcosa di più? di Benito Chiarabolli